Giorno 93
Quando Louis e Vicky avevano insistito per passare la serata in un locale in cui si ballava latino-americano, l'ultima cosa che immaginavo era che le coppie per poco non facessero sesso direttamente in pista.
Credevo che si ballasse qualcosa come "La Macarena" o al massimo qualche canzone di Enrique Iglesias... decisamente, non mi aspettavo si ballasse un tango.
Io e Louis eravamo seduti al nostro tavolo, posto attorno alla pista da ballo circolare, entrambi con gli occhi spalancati e la mandibola che per poco non toccava terra nel vedere Vicky ballare un tango con un tizio sconosciuto.
A dire il vero, forse "ballare" non era il verbo adatto; "sedursi a vicenda" mi sembrava più appropriato.
Lei indossava un vestito perfetto per quel ballo, e a quel punto pensai che il motivo per il quale ci tenesse molto a venire qui fosse proprio quello di ballare un tango. Era nero, corto sul davanti ma con una leggera coda svolazzante dietro, che terminava poco prima delle ginocchia. Sul davanti, una scollatura a "v" le solcava i seni, e piuttosto che chiudersi sopra le spalle, il vestito in questione era sostenuto da un intreccio dietro il collo, che le lasciava di conseguenza tutta la schiena scoperta, così come le spalle. Ai piedi portava delle scarpe adatte, ovviamente, aperte e con il tacchetto.
Lui invece era moro, riccio, ogni volta che sorrideva i suoi denti bianchi creavano un contrasto perfetto con il colore più scuro della sua pelle, e il modo intenso in cui guardava Vicky e lei guardava lui, faceva rimanere basiti me e Louis.
Le loro facce erano così vicine, i loro occhi allineati, e il sorrisetto malizioso che curvava le labbra di entrambi mentre volteggiavano sulla pista da ballo lasciava trapelare un'evidente attrazione fisica.
Vicky si muoveva velocissima, più di lui, e a volte perdevo di vista tutti i passaggi che le sue gambe facevano prima di riposarsi di nuovo per terra. Lui la accompagnava in ogni movimento, infilando una gamba tra le sue, facendola piegare in un casquè oppure afferrandole prontamente la coscia ogni qual volta che Vicky la alzava per piegare il ginocchio all'altezza del suo fianco e lasciarsi cadere leggermente all'indietro, come in quel momento.
Si rialzò per tornare lentamente in posizione eretta, appoggiando le mani sul petto del suo partner, ri-allineando la faccia alla sua, mentre lui continuava a tenerle saldamente la coscia contro il suo fianco; le sue dita erano così premute nella pelle di lei che si vedevano i solchi che le stava creando anche a distanza.
Poi, la lasciò andare bruscamente, e Vicky si morse il labbro per trattenere una risata, senza mai staccare le pupille dalle sue. Quando lui fece scivolare la mano più in basso sulla schiena, una volta che avevano ripreso a volteggiare per la pista, Vicky cacciò dietro la sua per riportargliela più in alto, dove era giusto che stesse.
All'ennesimo casquè, il ragazzo scese con lei, facendo praticamente toccare i loro nasi e respirando praticamente l'uno nella bocca dell'altro. Si sarebbero baciati nel giro di secondi, su questo non c'era dubbio. Infatti, lui si leccò due volte di seguito le labbra prima di convincersi e allungarsi per premerle su quelle di Vicky, ma lei arretrò prontamente, per quanto la posizione glielo permettesse, e posò medio e indice sulla bocca di lui, scuotendo poi leggermente la testa, non facendo altro che alimentare l'eccitazione di entrambi.
Il ragazzo, difatti, la rimise in posizione eretta in un battibaleno, girandola tra le sue mani per fare aderire il suo petto alla schiena di lei, e per un po' ballarono in quel modo. Vicky allungava la gamba indietro, infilandola tra le sue per accarezzagliele con la punta del piede, mentre la mano enorme di lui le massaggiava la pancia e le sue labbra erano sul suo collo.
«Sono l'unica a sentirmi terribilmente eccitata, nonostante stia solo guardando?» chiesi a quel punto a Louis, senza staccare gli occhi dalla coppia.
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Haze||Louis Tomlinson
FanfictionMi chiamo Ariel Reed e ho ventidue anni. Vivo a Brisbane, in Australia, e sono stata in coma per nove mesi in seguito a un incidente. Mi sono ripresa abbastanza bene, il mio cervello non ha nessun difetto; riesco a fare tutte le cose che mi servono...