Ariel's POV
La barbetta fitta di Louis mi pungeva la pelle della fronte, ma allontanarlo era l'ultima cosa che volevo. In quel momento e sempre. Eravamo semplicemente abbracciati, in silenzio. Non c'era nessun movimento a parte le mani di Louis che facevano su e giù lungo la mia schiena, e i nostri petti che si alzavano e abbassavano in lunghi e lenti respiri perfettamente sincronizzati.
«Stai bene, vero?» mi chiese, dopo un'infinità di tempo.
Sollevai la guancia dal suo petto per guardarlo negli occhi; le palpebre leggermente abbassate per potermi guardare, l'azzurro puro delle sue iridi fisse nelle mie e le labbra leggermente imbronciate in un'espressione concentrata mentre allungava le dita a spingermi per l'ennesima volta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Certo.» gli risposi infine, accennandogli un debole sorriso.
«Bene.» rilasciò un sospiro e poi mi ricambiò il sorriso.
Mi persi nella profondità dei suoi occhi, come ero solita fare e come adoravo fare, e lui nei miei, come d'abitudine ormai, senza neanche che provassimo a nascondere quanto ci piacesse farlo.
«Voglio partire con te.» sputai ad un tratto, interrompendo il silenzio e facendolo irrigidire per un attimo, ma poi le sue labbra tornarono a curvarsi verso l'alto in un sorriso, consapevole che la mia scelta non potesse essere che quella. «È vero, mio padre ha bisogno di sapere che non ho nulla contro di lui e così sembrerebbe che sto scappando da quella situazione, ma gli parlerò e lo tranquillizzerò. E mia madre starà continuamente in pensiero per la mia salute e mi chiamerà un'infinità di volte al giorno ma... se tu te ne andrai ed io non verrò con te, sarò io quella che starà continuamente in pensiero, non desiderando altro che poter stare con te, accanto a te. Come in questo momento.» mi presi una pausa per deglutire, approfittandone per sondare la sua reazione. «E non voglio essere triste, Louis. Non vorrei proprio esserlo. E se staremo separati lo sarò sicuramente.»
Il suo sorriso si fece più ampio, distraendomi per un attimo dal continuare il mio discorso, ma ripresi prima che potessi dimenticarmelo del tutto.
«E questo indipendentemente da un "noi" in senso stretto. Mi piace stare con te, mi piace davvero. Potrei stare ore intere solamente abbracciata a te, oppure a guardarti mentre fumi o scrivi o semplicemente mentre parli al telefono con tuo figlio. Usi un tono diverso di voce quando lo fai, te ne sei mai accorto?» Louis arricciò la fronte ma non perse il sorriso. «Sì, non è lo stesso che usi quando parli normalmente o quando rispondi generalmente al telefono. È di una tonalità più alta, il modo che usi è più calmo e dolce e parli più lentamente. E soprattutto, presti davvero attenzione alle risposte che dà alle tue domande.»
Il sorriso di Louis si fece più ampio, ma le sue labbra restarono strette tra loro, impedendomi di intravedere i denti.
«Hai notato tutte queste piccole cose?» mi chiese con un filo di voce, appoggiandomi una mano sulla guancia per accarezzarmi. «Devi osservarmi molto...»
«Ti guardo.» lo corressi. «È una sfumatura leggermente diversa.»
A quel punto, Louis non riuscì a trattenere per molto quel sorriso che gli separò le labbra per la troppa contentezza, e mi avvolse le braccia attorno al corpo per stringermi forte a sé, lasciandomi qualche bacio sui capelli di tanto in tanto. Io feci scivolare le mani dietro la sua schiena, fermandole al centro esatto di essa e intrecciando le dita, muovendo delicatamente i pollici lungo di essa per accarezzarlo come lui stava facendo con me.
Era veramente incredibile come riuscissimo a tranquillizzarci, rilassarci e darci conforto a vicenda solamente mettendo i nostri corpi a contatto. Il suo calmava il mio e il mio il suo.
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Haze||Louis Tomlinson
FanfictionMi chiamo Ariel Reed e ho ventidue anni. Vivo a Brisbane, in Australia, e sono stata in coma per nove mesi in seguito a un incidente. Mi sono ripresa abbastanza bene, il mio cervello non ha nessun difetto; riesco a fare tutte le cose che mi servono...