Capitolo 34

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«No, quindi scusa un attimo. Ricapitoliamo.» feci, infilando la mano nel sacchetto di patatine che Louis teneva sulle gambe.

Mi riempii la bocca e masticai lentamente, mentre pensavo attentamente a quello che mi aveva appena detto; quando ingoiai lo guardai.

«Tu sei famoso?» dissi, e lui annuì lentamente. «Sei un cantante di una band famosa in tutto il mondo, ma attualmente siete in pausa.»

«Esatto.» mi confermò, studiandomi a fondo.

Lo guardai sbattendo le palpebre per diversi secondi.

«O-okay.» dissi infine, seppur titubante. «Cantami qualcosa, allora!»

«Oh no, no.» si rifiutò subito lui, scuotendo la testa.

«Dai, andiamo! Perché no?» gli chiesi, mettendo il labbruccio, sperando di fargli pena e convincerlo.

Gli occhi di Louis scesero infatti sul mio labbro inferiore, sporto più del normale, e poi li riportò nei miei con un lieve sorriso.

«No, Ariel.» ripeté alla fine.

«Uffaaa!» mi lamentai, sbuffando. «Sei davvero...»

«Aspetta, fammi indovinare.» m'interruppe prontamente, fingendo di pensarci sopra. «Mmh, noioso?»

«Esattamente.» scandii, rubandogli bruscamente il pacchetto di patatine dalle gambe, alzandomi in piedi.

Lo sentii ridere e quando mi girai aveva allungato maggiormente le gambe sul pavimento - facendosi più avanti col sedere sul bordo del divano - e appoggiato la testa alla spalliera; mi fissava con un sorriso monco sulle labbra e lo sguardo furbo.

«Beh? Che hai da guardare?» lo rimbeccai, appoggiandomi al mobile della cucina.

Louis scosse la testa, mantenendo il sorriso, poi prese un bel respiro e si sedette composto prima di parlarmi.

«Hai voglia di uscire di stasera?» mi chiese, sfregandosi le mani tra loro.

Alzai un sopracciglio e non potei contenere il sorriso spontaneo che mi curvò le labbra.

«E me lo chiedi?» esclamai. «Certo che sì, non voglio stare chiusa in nessun posto per più di due ore!»

«Bene.» disse lui a quel punto, alzandosi per avvicinarsi a me.

Infilò la mano nel sacchetto di patatine e tenne gli occhi fissi nei miei per tutto il tempo, mentre frugava alla rinfusa alla ricerca della patatina perfetta, probabilmente.

«Dove mi porti?» gli chiesi un sussurro, a disagio sotto i suoi occhi.

Louis si portò una manciata di patatine in bocca e masticò con calma, fissandomi senza ritegno per tutto il tempo. Ingoiò lentamente, passandosi poi la lingua sui denti dall'interno, e il sorrisetto malizioso che gli si formò sulle labbra mi fece intuire quale espressione avesse assunto la mia faccia mentre lo guardavo.

«Sai giocare a biliardo?»


Song: Havana – Camila Cabello

«No, Louis. Non so giocare a biliardo.» annunciai quando l'ennesimo tentativo fallì.

La cosa divertente era che non è che non fossi capace perché non riuscissi a mettere le palline in buca... non riuscivo proprio a colpire la palla bianca con la stecca!

Louis mi aveva spiegato più volte come mettere le mani e come colpire; la teoria l'avevo capita, ma metterla in pratica era tutta un'altra cosa. Sbuffai e appoggiai il mento sulla punta della stecca, sconsolata.

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora