Capitolo 23

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Giorno 0

Il cielo quella mattina era tetro.

I cavalloni dell'oceano superavano i tre metri con facilità, ed apparentemente era la giornata perfetta per disputare una gara di surf. Se non fosse stato per il vento, che soffiava talmente forte che la spiaggia si era addirittura ridotta per via delle onde che avevano raggiunto la sabbia, e il mare si era quindi espanso su di essa.

Inoltre, sull'oceano dominava una leggera foschia umida, che rendeva il tutto ancora più difficile.

Quella era stata la prima impressione che mi ero fatto di quella giornata, uscendo in balcone, quella mattina. Ariel era in piedi davanti allo specchio della camera; indossava la sua muta e si stava legando i capelli in una crocchia sulla testa.

Era la prima volta che la vedevo vestita così; la muta blu e nera le aderiva completamente alla pelle, dalle caviglie al collo, risaltandole ancora di più – se possibile – la forma perfetta del sedere e quella del seno.

Continuai a guardarla con un sorriso monco, appoggiato alla ringhiera del balcone, mentre finivo la mia sigaretta. Era così agitata; continuava a prendere profondi respiri e guardarsi negli occhi dallo specchio, piegando e distendendo di continuo le dita delle mani, cercando di calmare i nervi.

Quando finalmente si sentì pronta, si girò a guardarmi.

«Andiamo?» disse, la sua voce era insicura.

Annuii lentamente, spensi la sigaretta nel posacenere, presi le mie cose ed uscimmo dall'albergo. Ariel camminava con la tavola sottobraccio, qualche metro davanti a me. La sua camminata era veloce ma incerta; guardò due volte a destra e a sinistra e poi attraversò la strada.

Non appena mise piede in spiaggia, Lola le corse incontro e l'abbracciò.

«Sei nervosa?» sentii che le chiese quando le raggiunsi.

«Tu che dici?» rispose lei, appoggiando la punta della tavola nella sabbia mentre si guardava intorno.

I giudici erano già tutti posizionati ai loro posti e stavano scrivendo alcune cose su dei fogli, concentrati. Lo speaker che avrebbe diretto la gara si stava sedendo sulla sua postazione rialzata, prendendo un microfono per collegarlo alle casse sulla spiaggia.

«Reed!» Chase corse verso di noi e l'abbracciò. «Hai visto le batterie?»

«Non ancora.» rispose lei in un sospiro, leccandosi poi le labbra per trattenere quello inferiore più del dovuto.

Era troppo agitata; non l'avevo mai vista in quello stato.

«Io sono nella prima assieme a Lola.» le spiegò lui, come se non avesse minimamente notato lo sguardo assente di Ariel. «Tu sei nella seconda, con Vicky.»

Lei annuì lentamente, probabilmente senza aver ascoltato una parola, e poi si voltò, cominciando a perlustrarle attentamente la spiaggia, forse per cercare con gli occhi l'ultima persona che Chase aveva nominato.

A quel punto le misi un braccio sulle spalle e la feci girare, allontanandoci di qualche passo dagli altri.

«Hey.» dissi guardandola negli occhi, appoggiandole entrambe le mani sulle spalle. Quando lei trovò il coraggio di alzare le sue iridi blu nelle mie, proseguii. «Che c'è?»

«Non lo so.» mi rispose, torturandosi le dita delle mani. «È quella brutta sensazione...»

«Sei solo agitata.» cercai di tranquillizzarla, massaggiandole dolcemente con le dita i nervi tesi delle spalle che sentivo benissimo nonostante la muta. «È normale, dopotutto, no?»

Haze||Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora