"Mamba nero"

335 25 26
                                    


"In Africa c'è un adagio che dice: nella boscaglia, un elefante può ucciderti, un leopardo può ucciderti e un black mamba può ucciderti, ma solo con il black mamba – e questo è vero in Africa fin dall'alba dei tempi – la morte è sicura. Da qui il suo soprannome: la morte incarnata."
Dal film Kill Bill

Il signor Owen Walsch non riusciva ancora a capacitarsi di cosa ci facesse lì, seduto da solo in quella sala d'attesa desertica e dalle piastrelle tanto intonse da mettere soggezione. Gli unici suoni in grado di spezzare il silenzio pesantissimo erano il ticchettio del suo orologio sportivo e l'ossigeno che saliva a bolle dalla macchina dell'acqua. L'edificio che recava l'insegna di carcere psichiatrico Barker, in cui si trovava, era l'equivalente di un sorriso fasullo sul volto di un grassone borghese che tentava di rassicurare i senzatetto poco prima di un uragano, sapendo bene chi si sarebbe salvato e chi no. La struttura si stagliava senza vergogna nel bel mezzo di Glenn Dale, ad un tiro di schioppo dal distretto di Washington D.C. e ancor più vicina alle scuole, ai market, e alla brava gente che abitava lì intorno. Il Barker, come veniva chiamato da chi se lo trovava davanti ogni giorno, non era lì da molto. Poco più di vent'anni prima il governo aveva ristrutturato il vecchio e triste edificio di mattoni, e dopo erano stati trasferiti psichiatri, guardie, e tutto lo staff necessario a tenere rinchiusi gli individui di dubbia moralità e sanità mentale che venivano condotti sino a Glenn Dale. Così era nato quell'edificio dall'anima nera che era il Barker, e tutti in città aspettavano il giorno in cui l'ipotetico rischio di una simile vicinanza si sarebbe concretizzato. Owen avrebbe voluto riflettere chiaramente sui molti interrogativi che lo attanagliavano, ma non riusciva a fare niente se non aspettare. Alla fine, dopo quel quarto d'ora d'attesa, vide arrivare verso di lui un uomo in camice dall'aria parecchio indaffarata.

Signor Walsch, salve sono il dottor Erwin Bersinger. Piacere di conoscerla.

Salve, bofonchiò alzandosi svelto e stringendo la mano dello sconosciuto.

È sorprendente che siate qui per vedere la nostra Jane! Sapete, è con noi da anni e mai prima d'ora ha acconsentito a ricevere visite. Quando ho saputo che era addirittura lei stessa a chiedere di incontrarvi non ho saputo che pensare!

Per un istante si studiarono l'un l'altro in maniera più o meno evidente.

Per caso la conoscevate? Prima dell'accaduto intendo. Domandò sfacciatamente e con una punta di voluto sospetto il dottore. Owen rese ancora più chiara la falsità della sua espressione cortese lasciandola sfumare.

No. Sono qui solo perché la signorina ha richiesto che fosse la casa editrice per cui lavoro a redigere la sua biografia. I miei superiori mi hanno affidato l'incarico. Non esiste nessuna motivazione specifica di altra natura per spiegare la mia presenza oggi, e a dirla tutta non mi esalta il pensiero di dover passare le prossime settimane in questo luogo.

Le sue parole chiare, la voce tesa, mostravano quanto fosse offeso dall'insinuazione velata del medico, che sorrise come se nulla fosse e si avviò lasciando che Owen lo seguisse.

Perdonatemi. Sono un appassionato di intrighi e complotti e vaglio sempre ogni possibile risposta ai miei interrogativi più intimi. Non escludo nulla, deformazione professionale.

Prima che lo facessero accedere alle celle, Owen venne sottoposto ad un'accurata verifica di sicurezza. Fu perquisito, dovette firmare la lista dei visitatori e le guardie controllarono anche la sua valigetta ed i documenti identificativi di cui presero nota. Non si aspettava certo un trattamento differente, e notare l'assenza di negligenza anche nei riguardi di un ospite approvato dall'FBI e dal procuratore, come lui era, lo rassicurò. Guidato dal dottor Bersinger ormai fattosi più silenzioso, si insinuò per la prima volta nei meandri di alta sicurezza del carcere psichiatrico. Passarono per labirintici corridoi che gli ricordavano le ambientazioni degli interni fascisti, ma con sistemi di sorveglianza decisamente moderni. Le guardie, le telecamere, le porte automatiche accessibili solo a chi disponeva del tesserino dello staff.

Temo che anche se sarà costretto a passare qui molto tempo non potrà comunque averne uno suo. Spiegò il dottore passando la carta e facendo aprire la strada. Owen non obbiettò. Riconosceva la loquacità del suo interlocutore ma non la ricambiava, lui era un tipo tremendamente taciturno, e permaloso agli occhi di Bersinger, che sospirò e riprese a dare spiegazioni.

Lo staff sarà informato regolarmente del vostro arrivo e vi accompagneranno e registreranno le durate delle visite. Devo inoltre informarvi che considerata la terapia che sto svolgendo con Jane e per tutelare la sua salute, di tanto in tanto osserverò le vostre interazioni. Inoltre ci tengo ad evidenziare che la sicurezza di entrambi sarà la nostra primaria preoccupazione. Vi incontrerete nella sala di vetro, e Jane sarà ammanettata al tavolo. Verrete filmati e studiati da una guardia in sala controlli e nel qual caso la signorina Doh si rivelasse aggressiva, interverremo tempestivamente. Non potremo sentire le vostre conversazioni, perciò avrete la vostra privacy, ed inoltre assicuro per tranquillizzarvi che Jane non ha mai mostrato indole violenta da quando è con noi.

Immagino che dopo aver sterminato una famiglia di undici persone l'indole violenta si esaurisca. Il commento infelice di Owen venne colto con occhi di silente biasimo da parte del dottore. Il signor Walsch interpretò quell'espressione come la dimostrazione di quanto Bersinger si sentisse legato ai suoi pazienti, forse lo era tanto da riuscire in qualche assurda maniera a giustificarli. Avevano camminato per tutto il tempo, ed ora erano davanti a una porta a vetri. Owen comprese che l'incontro col dottore era giunto al termine, e così gli rivolse un'ultima domanda.

La chiamate Jane Doh, quindi deduco che ad oggi non abbia confessato chi è nemmeno al suo fidato terapista. Ipotizzò

Psichiatra. Lo corresse. E comunque, è così. Jane non comunica molto, rasenta lo stato catatonico in certi periodi. Perciò non riesco capire come mai abbia preso tanta iniziativa, ma forse voi lo comprenderete signor Walsch.

C'era qualcosa di raccapricciante in quell'augurio. Owen aveva i brividi mentre Bersinger gli apriva l'ultima porta. 

Il RitrattistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora