Quella notte Owen non riusciva a prendere sonno. Jane l'aveva mandato via poco dopo i detective, dicendogli che troppe emozioni la sovreccitavano e, come sosteneva il dottore, la rendevano potenzialmente pericolosa.
Lui si rigirava nel letto che gli pareva sempre troppo grande, pensando a mille e passa questioni. Cosa voleva l'FBI? Che ne era stato di Chase Bennet Jr? Questa storia, il libro, dove lo avrebbe condotto?
Come al solito faticava a trovare risposte, e così si arrovellava senza poter far nulla se non attendere gli eventi.
E gli eventi suonarono il campanello alle due e tredici del mattino, stando alla sveglia elettronica che si ritrovò davanti agli occhi ancora semi assopiti. Il suo labrador abbaiava alla porta chiusa, e fuori la pioggia suonava contro il suolo.
Oltre al vetro con cui si fondeva il legno si vedeva un'ombra scura agitarsi dietro l'uscio.
Owen calmò il cane con una pacca e qualche parola, e con vista meno annebbiata suppose dall'altezza del disturbatore che si trattasse di un uomo. Un uomo che non si staccava quasi mai dal campanello, e che quando lo faceva batteva furiosamente sulla porta. Doveva essere urgente.
Aprì, e si trovò davanti il volto del detective di quella mattina. Il sonno ancora addosso non gli permetteva di ricordarne il nome.
Scusi l'ora, signor Walsch. Disse stretto nel cappotto sotto il buio ed una leggera pioggia. Si fece largo evitandolo ed entrando in casa con una disinvoltura che Owen non avrebbe mai avuto, e che per tanto detestava negli altri. Tuttavia, quando si voltò i suoi occhi parvero timidi, forse umiliati, ma Owen se ne rese conto solo ripensandoci.
Detective, cosa ci fa qui? Se pensa di potermi corrompere ho già-
No. Lo interruppe, e con un sospiro preoccupato gli diede le spalle e si tolse il cappotto. O per meglio dire, sì, sono qui per parlarvi di Jane Doh, ma in via non ufficiale.
Che intendete dire? Quelle poche parole a cui non dava espressione, avevano avuto potere intimidatorio su Owen, e si domandava quali metodi comprendesse la via non ufficiosa di un federale troppo ligio al dovere.
Reed si girò grattandosi appena la barba scura, senza guardarlo e pensieroso. In uno scontro fisico avrebbe di certo avuto lui la meglio. Owen non era glaciale, ma lui era ben piazzato, e sveglio per la pioggia. Mosse qualche passo e poi si fermò, deciso a parlare.
Vogliamo coinvolgere Jane Doh perchè è una risorsa, e ciò che affronterà non la scalfirà neppure. È forte, lo avrete capito. Di spirito saldo, per quanto malato.
Sì, è come un albero dal tronco colossale e dalle radici impiantate in profondità. Impossibile da sradicare.
Esatto. Un pò troppo poetico ma corretto, signor Walsch. Voglio dissuadervi dall'andare oltre non solo per il dovere, ma anche perchè voi... voi non siete pronto a condividere solo con lei il peso degli eventi che si stanno susseguendo. Per un pò cadde un silenzio in cui Reed lo studiava, cercando la conferma di averlo offeso, ma arrivò solo una lieve alzata di spalle.
Siete diretto. Volete un tè? Chiese andando in cucina e lasciandosi dietro l'agente ed il cane che ormai in amicizia gli scodinzolava attorno.
Forse voi non capite! Ribadiva inseguendolo nell'altra stanza con l'animale sempre fastidiosamente ed allegramente fra i piedi. Questa non è letteratura! Le cose orribili della vita io me le trovo davanti agli occhi e non certo sotto forma di parole!
Capisco benissimo. Borbottò Owen versandosi da bere e tornando al suo interlocutore. So di non essere nel mio elemento. So di non essere malleabile come lo è lei. Ma non ho bisogno che vi preoccupiate per me o che fingiate di farlo solo per raggiungere i vostri scopi. Io sono il redattore di Jane, e scriverò tutto ciò che mi arriverà da lei. Questo insensato colloquio notturno può anche interrompersi.
Reed lo osservava in silenzio con un'espressione indecifrabile. Era giovane, e ancora troppo testardo, tanto da lasciarsi indurre in simili sceneggiati pur di ottenere quel che voleva. Probabilmente la maggior parte delle volte ci riusciva, a giudicare dai grandi occhi verdi che usava come armi. Vi accompagno alla porta. Aggiunse Owen avvertendo la pressione di quello sguardo insistente.
Per alcuni secondi camminarono in silenzio. Lui aprì la porta, ma subito Reed la chiuse sbattendola con impeto. Voltandosi, lo trovò ancor più serioso di prima. Sembrava un animale pronto a colpire.
Quello che sta per succedere è assolutamente qualcosa di non ufficiale, e se mai ne parlerai a qualcuno, io potrei avere dei problemi. Non sarebbe affatto bello.
Tutte le sue parole suonavano come minacce scoccate mentre invadeva lo spazio di Owen, che indietreggiando si trovò messo al muro.
Detective, non so che vogliate fare per convincermi a cambiare idea, ma sappiate che ho anche un ottimo avvocato e che la violenza in una tale circostanza è oltraggiosa! Reed però l'aveva già spinto all'angolo standogli fin troppo vicino. Owen sentiva l'odore di una sigaretta addosso al viso di lui, forse fumata prima di arrivare lì. C'era anche un aroma di rum.
Perfetto. Ora so che non ti piace il sadomaso e nemmeno le cose a tre. Direi che si può procedere.
Cosa? Owen non ricevette risposta, Reed lo spinse ancora di più al muro e premette le labbra sulle sue.
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Il Ritrattista
Mystery / ThrillerAl Barker, carcere psichiatrico situato a Glenn Dale, il signor Owen Walsch sta per incontrare il suo nuovo cliente. Ha infatti come incarico quello di redigere la biografia del killer seriale che tutti conoscono come il Ritrattista, e di cui non si...