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Il giorno seguente rimase in casa, un po' per l'insensato timore di farsi vedere in giro, un po' perché doveva analizzare gli indizi che si era faticosamente guadagnato. Chiuse il suo studio, e sulla scrivania depose tutto ciò che aveva riguardante l'emulatore. Però non si mise subito a lavorarci, per alcuni minuti chiuse gli occhi e rivide il suo crimine della sera prima. La telecamera lo aveva filmato, certo, ma non aveva segni particolari ed il volto era ben nascosto dal passamontagna. Non aveva preso nulla se non la cassetta. C'era il rischio che il direttore collegasse la sua richiesta di conoscere l'identità del possessore della 107 al furto dei filmati proprio del giorno in cui era stata riempita, ma non credeva che fosse poi così probabile. L'uomo sarebbe stato di certo così felice di non aver subito danni per i suoi clienti, che non avrebbe indagato a lungo. Magari non avrebbe notato neppure l'assenza del video. Dopo tutto, non era parso ad Owen che quell'individuo grassoccio e calvo fosse un segugio rancoroso, probabilmente voleva solo chiudere la questione e tornare alla normalità evitando la cattiva pubblicità. Cercò di convincersi di ciò, o comunque di non pensare alle implicazioni dato che aveva altro su cui concentrarsi per non rendere vana la sua criminalità.

Rilesse la lettera, e poi mise su il filmato. In basso a destra era indicata la data e l'ora in tempo reale. Il direttore che alle sette effettuava l'apertura, i vari operai di cui aveva memorizzato i volti. Prese a mandare avanti veloci le immagini in bianco e nero, per poi annotare gli orari in cui i vari clienti facevano il loro ingresso lì e una loro breve descrizione.

Una vecchia signora impellicciata, un uomo di mezza età, un altro vecchio. Mezza dozzina di quelli che parevano centauri. Non c'era da sorprendersi che frequentasse quei luoghi principalmente gente che voleva nascondere qualcosa. E se l'emulatore fosse stato un tipo così? L'idea fece sorridere Owen, ma quel breve divertimento scomparve completamente quando fu costretto a bloccare l'immagine della telecamera alle tre e sedici del pomeriggio del 17 marzo. Stava entrando alla Anderson Deposits un uomo avvolto in una giacca di pelle e con una berretta. Non lo si vedeva in viso, e sembrava che facesse di tutto per non essere inquadrato. Istintivamente, Owen comprese che in lui c'era qualcosa di diverso. Mandò avanti fino a che non lo vide uscire, e capì cosa aveva attirato la sua attenzione. Ora il tizio dava le spalle alla telecamera, e sul giubbotto era evidente un grosso ricamo che conosceva. Era il giubbotto personalizzato di Reed.

Subito si chiese, se davvero esistesse la possibilità che stesse convivendo con l'emulatore di Jane. Dopo tutto, Reed non aveva mai chiesto nulla a lui, si era trasferito e basta. Certo, non lo aveva infastidito affatto, ma questo perché credeva che fra loro stesse nascendo un sentimento reale. E se invece il detective si fosse avvicinato solo per raggiungere lei?

Owen aveva letto molto considerato il suo mestiere, ed ora non riusciva a smettere di pensare a tutte le storie in cui il colpevole alla fine si era rivelato essere proprio l'uomo con la divisa. Un senso di terrore lo pervase nel profondo, perché ciò che non aveva mai messo in dubbio era una prova su quel tavolo. Voleva correre dal Ritrattista e farsi dire cosa gli stava sfuggendo, così da chiudere quella storia il prima possibile. Ma lei avrebbe riso della sua incompetenza, della sua inferiorità. E se davvero Reed fosse stato l'emulatore? Come poteva giocarsela al meglio?

Parlarne direttamente con lui era infattibile perché così sarebbe venuto a galla anche ciò che avevano nascosto Jane ed Owen. Oppure...

Quella sera portò Reed a cena fuori, deciso a vederci chiaramente e standosene in un luogo pubblico.

Sai, Jane ha una teoria su chi sia l'emulatore.

E perché non siamo stati avvertiti.

Non ne è sicura, ed io l'ho dissuasa perché mi pareva ridicolo. Rise, ma stava recitando.

La dinamica che avete voi due, non sono sicuro sia sana. Comunque che ha detto?

Oh beh, è solo una sciocchezza.

Dai, sono curioso.

Non ci crederai mai, ma ha sostenuto che tu potresti essere il killer. Owen rise ancora fingendo indifferenza, ma osservò accuratamente la reazione del suo interlocutore. Reed abbozzò un sorriso incredulo.

Mi chiedo cosa possa averla indotta a credere una cosa del genere. Borbottò.

E chi lo sa? Magari ha pensato che proprio come in molte storie il cattivo potrebbe essere il poliziotto insospettabile.

Però questa non è una storia, e credevo che Jane non si basasse esclusivamente sulle sensazioni.

Non lo fa. Reed era pensieroso.

Non sono io l'emulatore, Owen. Non pensavo dovessi dirlo, ma posso farlo se può calmarti.

Perché credi che sia agitato?

Lo sai perché. Lei esercita un certo potere su di te, ti fidi e dai credito alla sua opinione. Lui sbuffò irritato.

Dovresti fidarti di più della gente anche tu, e poi perché tutti pensate che fra noi ci sia più che un legame professionale?! Sono davvero stufo di sentirti dire che l'ho messa su un piedistallo solo perché tendo a crederle! Dopo tutto non è diverso da ciò che fate anche voi all'FBI, altrimenti perché volere il suo parere nelle indagini.

Cristo santo, calmati. Tutti chi? Chi è che ti ha detto una cosa simile oltre a me?

Bersinger, ad esempio. Mentiva, ma confessare che era lo stesso emulatore ad avere un simile quadro generale era oltre modo impossibile. Reed lasciò cadere il silenzio studiandolo, poi finalmente parlò.

Ad ogni modo ti sbagli, io di lei non mi fido.

Eppure l'avete coinvolta. Perché?

Perché ragiona come una dannata assassina. Stavolta fu Owen a non proseguire subito la conversazione, e passarono alcuni minuti prima che riprendesse.

Voglio che te ne vada da casa mia. Reed rise incredulo, ma poi vide la serietà dell'altro.

È a causa di ciò che penso di lei? È perché dice che potrei essere l'emulatore?

Credo solo che fra noi non potrebbe funzionare. Siamo troppo diversi e per me non è un buon momento. Si alzò e lo lasciò solo prima ancora che potesse obbiettare. Quella notte rimorchiò uno sconosciuto in un locale e passò la notte con lui. Era buffo, quell'aggrapparsi a qualcuno solo per riuscire a stare da solo.

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