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Non so come avvenne. Credo che la mia paura per la famiglia Portnov, unita al desiderio ferreo e degenere di Carson di protrarre quel piano della dinastia pura, e sommato tra l'altro al reale interesse sentimentale che Hunter nutriva per me... beh, tutte queste piccole o grandi cose assieme fecero sì che il capo famiglia vincesse ancora una volta. La nottata passò fra le minacce ed i silenzi, i dissensi, e poi ancora minacce. Ed anche se in quel momento me ne sarei andata senza troppa cura per la mia incolumità, non tolleravo che Carson potesse ferirmi tramite altri. Dal canto mio, caddi in uno stato che rasentava la catatonia tanto ero assorta dai miei pensieri. Ancora una volta , la vita mi stava insegnando che legarsi agli altri non era mai vantaggioso.

Se non fossi mai divenuta amica di Bid, che lui morisse o meno non me ne sarebbe importato.

Lo credevi davvero?

Quella notte sì, lo credevo. E mi sentii ipocrita. Era inaccettabile. Provai a mettere all'angolo nostro padre. Gli dissi che se li avesse uccisi la polizia lo avrebbe saputo ed ogni cosa che fino ad allora aveva costruito sarebbe andata in fumo. Ma lui era certo che nessuno lo avrebbe trovato mai, e perciò nessuna minaccia attacchiva.

Restava lì, a ridere di noi due e a dire di come si sarebbe goduto le morti di quegli sporchi indiani. Hunter parlava meno di me, e dopo un po' tutti tranne Sebastian andarono a letto lasciandoci soli. Seduti al tavolo della cucina senza riuscire a guardarci. Potevo quasi sentire la mia mente fare rumore tanto era intenta a cercare una soluzione, una via di fuga.

Ci pensi mai a perché siamo così? La voce di Hunter era infinitamente triste, pesante.

Così come? Chiesi dopo un istante.

Così incapaci di prenderci qualcosa di meglio. Per un po' restai in silenzio, i suoi occhi nei miei parevano quelli di un bambino.

Tu, perché non conosci nulla di meglio. Io, perché non riesco ad immaginare che esista, qualcosa di meglio.

Come può non esserci un modo più sano... più giusto di vivere?! Deve esistere! Era sconvolto , ed io non avevo voglia di parlare e concedergli risposte.

Anche se esistesse, perché a meritarlo dovremmo essere noi fra tutti? E poi, io non penso sarei comunque felice.

Restammo zitti con la luce dell'alba che si fiondava su di noi ed il tempo che non passava. Così come avevo realizzato il mio potenziale la notte del ricatto a Carson, in cui mi fece questa... Borbottò sfiorandosi la cicatrice. Dopo meno di un anno avevo realizzato anche che perfino io disponevo ancora di una fragilità, di punti deboli capaci di farmi inciampare. La mia prossima mossa era imparare a gestirli, o non sarei mai riuscita ad essere libera, né da Carson, né tantomeno da me stessa. 

Il RitrattistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora