Il Ritrattista

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Come prima cosa, Jane gli disse di comportarsi assolutamente normalmente. Come seconda cosa, gli disse di comprare una pistola e di metterla in un posto che fosse a portata di mano, ma non tanto da rendere Reed partecipe di quell'acquisto. Non poteva fidarsi nemmeno del poliziotto? Glielo aveva chiesto, e Jane aveva detto che poteva fidarsi di chiunque, solo, non troppo. Certe cose poteva tenerle per sé. Tuttavia lui aveva interpretato la risposta nel modo più allarmante: doveva guardarsi da tutti. Mise la pistola dietro alla testata del letto, fissandola col nastro adesivo sul muro. C'era la sicura, certo, ma la notte dormì poco e poco tranquillo.

Solo alcuni giorni dopo raggiunse Jane, ancora trepidante e sudando freddo.

Allora? Qual è la prossima mossa? Mi sento osservato. Era visibilmente sotto stress. Come a volerlo irritare ancora di più Jane prese tempo. Lo guardò e poi si versò lentamente un bicchiere d'acqua, senza staccargli gli occhi di dosso. Owen tremava, e si trattenne per non scaraventare via dal tavolo ogni cosa.

Devi renderti conto, che qui dentro sei al sicuro. Esordì Jane finalmente.

È davvero assurdo. Le rispose mettendo le mani fra i capelli ed incapace di calmare i muscoli o la mente.

Tira fuori il registratore. Ordinò Jane sorseggiando placidamente.

Perché? Alla domanda fece spallucce.

Per lavorare al libro.

Apprezzo la tua laboriosità, ma non credo sia la priorità adesso. Voglio dire, l'emulatore ce l'ha con te e per questo vuole colpire me... ricordi?

Non ne siamo certi, è solo un ragionevole sospetto.

Dovrei sentirmi rincuorato?

Sentiti come ti pare, ma ora non sei lucido. Per prima cosa devi calmarti, poi parleremo di cose attuali. Ora ascoltami e zitto, prendi il registratore e goditi il suono della mia voce. Lasciati cullare. Borbottò serena sdraiandosi sulla sedia. Il signor Walsch sospirò aprendo la valigetta e prendendo i suoi strumenti. Molto bene. E con ciò asserì che poteva cominciare.