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Per via di tutti i fattori di cui abbiamo discusso, finii per sposare Hunter nell'arco della settimana. Costretta a stare al gioco di Carson, ed ora non più per spirito di autodistruzione. Non del tutto.

Come avvennero esattamente i fatti?

Ad oggi non ne sono sicura, tanto ero chiusa in una rabbia dettata da impotenza logorante. So solo che una mattina Carson e Jane ci svegliarono di buon'ora. Gli uomini uscirono di casa con una certa fretta, e mia madre prese a trattarmi come fossi un oggetto su cui riversava ogni attenzione. Jocie la seguiva obbedendo agli ordini che impartiva, e mentre mi vestivano con stracci meno modesti del solito ero incapace di muovermi. Gli occhi me li rivedevo infossati nel riflesso sul vetro sporco della finestra, oltre ad essa alcuni miei fratelli armeggiavano con ceppi su cui sedersi e rami, costruendo una sorta di arcata rudimentale fin troppo bella per l'occasione. Ero inebetita, incapace di pensare lucidamente. Tuttavia ci provai.

Non era colpa tua. Owen sentì il desiderio di dirglielo notando la sua tristezza. Non avevi scelta. Aggiunse prendendole la mano. Jane non si ritrasse, ma guardò le dita di lui per un istante prima di far scivolare via le sue.

Avevo moltissime scelte, e nella mia immobilità, nel distacco fisico, le stavo analizzando.

Numero uno. Afferrare le forbici che stavano sul tavolo mentre le due donne cucivano ed ucciderle lì, uscire e fare lo stesso con gli altri se mi avessero ostacolata nella fuga. Dipinsi attentamente lo scenario nella mia mente, prevedendolo tanto verosimilmente che fu come se lo vivessi. Non avevo sufficienti dati a mio favore per uscirne viva, ma la rabbia folle che covavo mi avrebbe portato ad eliminare molti di loro fino a che non avrei esalato l'ultimo respiro.

Scelta esclusa.

Numero due. Fuggire via in modo più quieto e furbo. Potevo sicuramente farcela, ma esistevano tre possibili scenari in base a ciò che avrei provocato. In uno poco verosimile, la vita dei Campbell proseguiva nell'orrore come se non fossi mai esistita, lasciandomi nel dimenticatoio. In un'altra, più realistica, venivo inseguita e braccata, la conclusione poteva essere sia la cattura che la mia libertà. Ed in quella finale, il mio affronto veniva punito con l'inflizione della morte ai Portnov, a prescindere dalla mia buona riuscita nell'impresa.

Poi c'era l'opzione numero tre. Non fare nulla, non ancora. Come vedi, Owen, esistevano parecchie decisioni possibili. Optai per la terza, e Carson dietro a quel suo sorriso beffardo che avrei voluto strappargli, si improvvisò sacerdote. Non ricordo cosa disse, non ascoltai una sola di quelle parole. Stringevo un bouquet di violette ed erbacce sotto l'arcata. Hunter al mio fianco si fissava cupamente i piedi avvolto in un abito da cerimonia degli anni ottanta e troppo logoro e stretto, che probabilmente era appartenuto a nostro padre. Il cielo colmo di sole evidenziava il nostro pallore. Dietro le mie spalle scoperte dal leggero vestitino la famiglia era seduta in due file come fossero navate, Sebastian in fondo. La mia testa era lontana da lì, perché il piano stava prendendo forma nella mia mente e stavolta nulla sarebbe stato lasciato al caso. 

Carson, dopo aver tenuto un sermone per chissà quanto mi afferrò per le spalle guardandomi dritto negli occhi, sempre sorridendo e distogliendomi dai miei pensieri assassini che ora abbracciavo più che mai.

La mia Gracie, come sei quieta e bella quando stai zitta. Direi che ormai sei stata domata. Prese il mio viso con le sue mani ruvide, e poi mi baciò. Fece lo stesso con Hunter costringendolo ad alzare il capo. Non lo vedevo ma avvertivo la sua sofferenza al mio fianco. Figlio mio... Gli disse abbracciandolo. Devi dare dei nipotini alla nostra gente. Si rimise al suo posto alternando gli occhi su noi due, appagato dal rito che aveva imbastito. Ed ora, lo sposo può baciare la sposa. Alzò le braccia al cielo sentendosi un Dio nel decidere delle nostre vite fino a quel punto. Io non mi muovevo ancora, stringendo sempre di più quei fiori. Hunter non aveva un atteggiamento differente. Passarono istanti in cui solo il vento parlava, poi Carson ci afferrò entrambi per le braccia costringendoci a volgerci l'uno verso l'altra.

Il RitrattistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora