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L'orologio sul polso scandiva ogni secondo nel silenzio opprimente della sua auto facendolo apparire dannatamente lungo. Proprio lo stesso tipo di silenzio da cui Owen era stato investito al Barker il giorno della sua prima visita. Ma quello era stato l'inizio, ed ora... ora era giunto alla conclusione. Attese per ore, lì nella sua auto, deciso a far sparire i tremori dovuti al nervosismo prima di incontrare colui che tanto sognava di raggiungere Jane, di emulare il Ritrattista. Si trovava poco distante dalla chiesetta quasi diroccata nei cui terreni scorgeva appena la tomba di Jake. Era quello il luogo dell'incontro, in conclusione lo aveva capito. A tre giorni dalla fine, perché si recava lì poco prima che terminasse il mese. Il nero sul sole, era la croce contro luce. La decomposizione e lo spirito tanto presenti in quel posto. La lettera apparentemente priva di senso lo diceva chiaro e tondo, ed ora riusciva a leggerla.

Bene, era certo di aver capito in modo corretto quale fosse il luogo dell'appuntamento, ed anche perché Jane fosse tanto sicura che prima o poi ci sarebbe arrivato. Owen andava lì, su quel triste colle, ogni fine mese se non più spesso. Lo faceva per stare con Jake.

Evidentemente l'emulatore lo sapeva, ed anche se lui stesso non avesse compreso sarebbe stato lì comunque, come sempre. In un modo o nell'altro si sarebbero visti. Jane sapeva che il giorno era quello. Nessuna storia, no, solo una data. L'aveva capito prima e ci aveva ricamato sopra, a lei piaceva così. La domanda giusta, Owen sapeva di non averla mai fatta. Non esistevano domande giuste. Il Ritrattista gli aveva solo detto, giocando un po', che il giorno era arrivato. Punto, fine della storia. Il resto era solo recita per compiacere con ogni probabilità il lato artistico di lei. Non era arrabbiato perché non era stata crudamente chiara e sincera, aveva solo voluto creare una storia. L'aveva fatto diventare l'eroe, il protagonista. Eppure ora, solo, aveva paura. Perché? Il Ritrattista gli aveva detto di tornare da lei, e questo bastava. Se Jane voleva scrivere quel finale, se lo desiderava davvero, allora la sua determinazione avrebbe vissuto in lui, e ne sarebbe uscito vincitore così come gli aveva chiesto. Eppure tremava, costretto a quella contraddizione ed ai dubbi. Fuori soffiava forte un vento violento, annunciatore di pioggia, e non c'era nessuno. L'ora era quasi giunta.

Al nascere del crepuscolo, Owen uscì dall'auto, con la brezza che lo intorpidiva. La luce non era mai parsa tanto dorata, e per un po' restò dinnanzi alla tomba di Jake con le iridi perse nella foto di lui. Le mani in tasca, la pala al suolo ed il respiro che si costringeva a regolarizzare. Forse starò con te sottoterra, fra poco. Borbottò stringendosi nelle spalle, con la pistola fra le mani nascoste alla vista.

I minuti scorrevano, gli occhi scrutavano la natura circostante. Era solo, ma lo era davvero? La testa gli girava, l'aria per quanto fresca pareva mancare. Si sentiva quasi vacillare, domandandosi se quella fosse la fine di tutto.

L'ora suonò. Le campane annunciavano il termine del dì, la sua conclusione. Nella mente di Owen scorreva a fiotti qualcosa di elettrico. Le braccia le sentì scivolare improvvisamente deboli ed annichilite, come in una triste danza priva di vita sotto quella musica che era solo un'annunciazione funesta.

Al secondo scoccare delle campane alzò lo sguardo cercando l'artefice di un rumore tanto a metà fra il melodioso e l'affossante. La croce nera sul tetto si stagliava inerte, resa come più oscura dal contrasto con tanta luce. L'elettricità che sentiva dentro diveniva sempre più agitata, e per un millesimo di secondo gli portò a memoria il ciondolo di Jane, sempre così luminoso. Sempre danzante. Oscillante intorno alla giugulare pallida. E si chiese come mai lei fosse riuscita a decifrare la lettera, perché lui non le aveva mai accennato alla regolarità con cui frequentava quel cimitero.

Avvenne qualcosa di strano. Di totalmente improvviso. Le prime a cedere furono le ginocchia, lasciandolo lì, sulla tomba di Jake così come lo era stato altre volte, se pur ora completamente impotente. Vedeva il mondo in modo diverso. Come diceva lei? Tutta questione di prospettiva...

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