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Passarono alcuni giorni. I capitoli della biografia riguardanti Coleen Powell erano stati abbozzati, e Gina aveva provveduto a sfruttarli per una ricca pubblicità. Owen li aveva lasciati anche al Ritrattista, così da renderla partecipe del tangibile lavoro che svolgeva. Non sapeva quale giudizio lo preoccupasse di più, se quello del suo capo o della diretta interessata.

Una mattina, mentre sorseggiava il solito caffè al bar nell'atrio della sede editoriale, si prese in minuto per sfogliare uno dei quotidiani. In genere non lo faceva ma si disse che era così che il mondo intero aveva saputo di quella creatura che era Jane Doh. Da quel momento, prese a leggere il giornale ogni mattina. Era strano, ma incontrarla lo cambiava in un modo indefinibile, proprio come ogni altro incontro ci cambia in piccola parte. Owen si chiese se era l'essere umano ad essere volubile, o semplicemente lui stesso.

La sera della mostra alla Luther Brady Art Gallery, si presentò. Non aveva detto a nessuno di quel piccolo ma potenzialmente eclatante segreto che gli era stato rivelato da medico e paziente. Per tutto il viaggio fino a che non arrivò, aleggiò in quello strano stato che divampava in lui ogni qual volta si trattava di Jane e di quel modo contorto che aveva di fargli vedere le cose, come se fosse sempre sotto esame. Owen aveva concluso che, considerato che per ogni scelta che avesse preso riguardante il Ritrattista si sarebbe sempre in parte sentito in torto e perfino manipolato a volte, il suo atteggiamento sarebbe stato completamente passivo. Era andato alla mostra nei panni di un curioso osservatore, ma lui era solo questo: uno che guardava ed ascoltava le scelte degli altri evitando di compierne di proprie. Definizione triste a volte, ma comoda, soprattutto con una come Jane per cliente. Nella sala c'era parecchia gente. Tutti eleganti che sorseggiavano champagne e si ingozzavano di tartine mentre con falcate lente passeggiavano fra le esposizioni, ignari di una verità che probabilmente li avrebbe deliziati.

Le pareti erano completamente ricoperte di lavori. Non c'era un solo spazio lasciato al muro, e mentre guardava, Owen si chiese come poteva una donna così giovane essersi lasciata dietro una mole di lavoro tanto sostanziosa e di buona tecnica. Quante ore, quanti giorni, Jane aveva trascorso figurandosi l'ultimo modo in cui Coleen, Chase e tutti gli altri si sarebbero mostrati al mondo per mano sua? E mentre guardava Owen sentiva nascere quel disgusto sposato al rispetto, che ormai avvertiva sempre se si trattava di lei.

Signor Walsch! Una voce calorosa e famigliare. Quando si voltò trovò il volto del dottor Bersinger ad accoglierlo con quel sorriso sempre un po' costruito ma anche sincero. Alla fine è arrivato. Sono certo che a Jane farà piacere. Diceva stringendogli la mano con fin troppo entusiasmo.

Mi chiedo se c'è la possibilità che la mia presenza stasera rimanga fra noi. Domandò senza sapere completamente perché. Il dottore non ne sembrò sorpreso.

Mi chiedo perché no? Si goda l'esposizione. E con questo prese a destreggiarsi fra ospiti che erroneamente continuavano a crederlo l'artista. 

Il medico che raffigurava le perversioni malate dei suoi pazienti. Era una bugia affascinante.

Owen rimase lì lasciando che lo scorrere del tempo si disperdesse in immagini senza coscienza eppure infinitamente ricche di realtà, di pietà perfino, ma in un modo distorto. Il Ritrattista non concepiva la morte come una sofferenza, o una punizione. Per lei era il dono della conclusione, ora lui lo sapeva. Per lei era il regalo di un inizio.

Signor Walsch, stiamo chiudendo. Quando il dottore gli disse queste parole, fu costretto a posarsi una mano sulla spalla per riportarlo alla realtà. Owen si spaventò, ma si impose il contegno per non sobbalzare. Forzò un sorriso.

Complimenti. Anche le bozze hanno un bollino di vendita. Lei approva che tutto questo vada ad altri? Chiese.

Beh, Jane non ha la tendenza ad affezionarsi. Lei stessa mi ha detto che potevo vendere le opere e utilizzare il denaro come meglio credo per il Barker.

Il RitrattistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora