Il Ritrattista

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Dopo il colloquio con il dottore Owen pensava che lo avrebbero condotto da Jane, ma Bersinger gli disse che sarebbero arrivati anche quelli dell'FBI. Avevano notizie. Pochi minuti più tardi erano tutti e quattro nella sala di vetro, i due agenti, lo scrittore e il Ritrattista.

Mi fa piacere rivedervi, detective. Cosa vi serve? Reed sospirò alle parole di lei, posando sul tavolo una cartella.

L'emulatore non ha più dato notizie, e per ora abbiamo vagliato la vita della vittima cercando delle piste.

Inutile. Disse Jane sfogliando le carte.

Forse non quanto credete. Se l'emulatore è meticoloso come lo siete voi avrà osservato la Goler prima di agire. Magari qualcuno vicino a lei ha visto qualcosa.

Questa... disse Jane sventolando le carte. È una lista dei conoscenti della vittima?

Sì. Rispose Muller. Dopo alcuni attimi di silenzio il Ritrattista abbandonò la documentazione lasciandola cadere malamente sul tavolo.

E...? Chiese incrociando le braccia.

E cosa?

Che volete da me? Se ritenete che possano aver visto qualcosa interrogateli senza perdere tempo.

Vogliamo che assista agli interrogatori. Chiarì Muller. Il Ritrattista sbuffò come una bambina seccata.

Sarà una palla! Ore gettate ad ascoltare la superficialità delle loro esistenze che quasi certamente non porteranno a nulla!

Per la prima volta Reed sorrise. La parola chiave in questa lamentela è "quasi certamente". Non è una sicurezza scientifica se non sbaglio. Signorina Doh, avete una affinità speciale con il killer, e se qualcuno lo avesse visto senza sospettare nulla voi potreste comprenderlo. Jane sospirò.

Va bene. Ma starò dietro al vetro, li interrogherete voi.

Nessuno ha mai affermato il contrario. Sottolineò Reed.

Ed Owen verrà con me.

Chi l'avrebbe detto?! Continuò a rispondere sprezzante. La veniamo a prendere domattina. Aggiunse alzandosi, poi li lasciarono soli.

Un'altra gita... devo essere la paziente psichiatrica del mese! Borbottò Jane giocherellando con la sua catenina.