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Il giorno seguente, dopo aver posto il solito saluto a Jake, decise di far visita al dottor Bersinger. Era ora che si confrontasse almeno con l'unico altro individuo che sapeva ciò che Jane gli aveva detto in merito al sospetto coinvolgimento di Robert Fischer nella morte di Louise Goler. La polizia ancora indagava a vuoto, sempre più impaziente di ottenere risposte. Owen sapeva che era solo questione di tempo prima che comprendessero ciò che loro già sapevano, e dubitava che avrebbero dimostrato clemenza per l'omissione fatta. Temeva le conseguenze, ma credeva che il dottore avrebbe protetto la sua paziente preferita e per osmosi pure lui. Poteva fidarsi. Inoltre, voleva discutere con Bersinger riguardo alla reazione furiosa di Jane durante l'incontro precedente. Negli ultimi tempi, forse proprio per la maggior confidenza che si era creata fra loro due, lei era diventata indisponente. Owen si sentiva un confidente onorato, ma voleva capire come affrontarla senza allontanarla.

Temeva un distacco da Jane forse più dell'agghiacciante emulatore a piede libero, e non voleva pensare al momento in cui il suo lavoro al Barker sarebbe terminato.

Con sorpresa, scoprì che il dottor Erwin Bersinger alloggiava in un grande appartamento. Un enorme monolocale in un complesso di mattoni nella zona nord di Waschington. Il condominio aveva dieci piani e dieci interni. Nessuna scala, solo un ascensore che ad ogni piano in cui si fermava lasciava in un appartamento a sé.

Arrivato all'interno Owen esitò prima di spingere la porta opaca. Una musica jazz leggera aleggiava nella stanza facendosi più forte mentre lui metteva piede in quel luogo. Al telefono si erano dati appuntamento lì per le sei, perché prima il medico aveva da fare.

Dottor Bersinger? Chiese muovendo qualche passo. La sala era ampia, luminosa e con grandi finestroni spessi che davano sulla capitale. L'arredamento sobrio, uno stile tra il minimalista ed il moderno che a tratti si alternava al vintage.

Grammofono sul tavolino in vetro, dei tappeti persiani sotto a divani in pelle ed acciaio, il televisore grande ed al plasma su pareti quasi dismesse dal fasullo intonaco sporco.

Signor Walsch, è lei? Domandò la voce conosciuta oltre una porta scorrevole aperta.

Sì. Dovette alzare la voce per sovrastare la musica. Il dottore si affacciò in quell'istante, lo squadrò per mezzo secondo e col telecomando abbassò il volume al minimo. Sparì nuovamente e riemerse poco dopo asciugandosi le mani col canovaccio. Scusi il disturbo, ho interrotto il suo lavoro in cucina.

La vostra richiesta mi ha sorpreso.È successo qualcosa di grave con Jane? Domandò facendogli segno di accomodarsi all'ampio e spoglio tavolo centrale.

In effetti è cambiato qualcosa. Non so se esserne preoccupato, quindi volevo un confronto di tipo professionale con lei. Bersinger annuì sparendo in cucina e tornando con due pinte di birra scura.

È diventata un po' aggressiva, immagino. Sospirò. Era strano il suo modo così profondo di conoscerla, distaccato eppure tanto vicino.

Come lo sa?

Lei tende a reagire così quando si avvicina emotivamente a qualcuno. Lo ha fatto anche con me. Vuol dire che ormai si fida di voi, in parte. Owen sospirò un riso accennato.

E che dovrei fare per non allontanarla, ma per calmare la sua indole?

Perché vorreste questo? Come mai tale desiderio di tenerla vicina? Dopo tutto, che importa visto che presto con lei avrete finito.

Lo so, ma ci tengo che il rapporto fra di noi resti saldo per tutto il tempo necessario.

Saldo...Il dottore sorrise. È interessante che abbiate scelto questa parola. Non un buon rapporto, o un ambiente civile. Saldo... come parola mi fa pensare ad unione, un legame forte.

Cosa vorreste dire con questo? Era seccato da ciò che leggeva fra le righe.

In realtà non ne sono sicuro. Immagino di essere preoccupato per voi. Conosco Jane molto bene, so quanto sia difficile non restarne affascinati. Impedire di sentirsi legati a lei è un compito arduo, forse impossibile.

Voi non la conoscete bene come credete, così come non sapete nulla di me.

Se questa consapevolezza vi appartenesse davvero sareste stato sciocco a venire fin qui per chiedere la mia opinione.

Ditemi solo come comportarmi per non aumentare il suo risentimento. Voleva chiudere il discorso velocemente.

Innanzitutto sappiate che il risentimento che Jane prova è rivolto unicamente a sé stessa. Non ce l'ha con voi per chi siete o ciò che fate, ma per cosa siete andato a rappresentare per lei.

E cioè?

Un confidente, un amico se vogliamo. Siete una figura con la quale si apre intimamente, rivelando non solo ciò che è il suo passato, ma ciò che lei stessa è. Le azioni che ha commesso formano la donna che oggi vediamo in Jane. Azioni magnifiche e fatalmente crudeli, come lei stessa. Il dottore prese un istante per bere un sorso. So che le avete detto che nei suoi crimini non c'è passione. Ebbene non potevate riservarle insulto più grande. Non solo perché dicendo ciò le avete dimostrato una mancata capacità di osservazione, che lei ritiene mancanza di intelletto, ma anche perché avete offeso a morte i suoi ideali. Jane crede che la passione sia essenziale per la vita. Sostiene che chi non ne ha dovrebbe liberare il mondo col suicidio, perché ciò che conduce non è degno di chiamarsi vita. Se lei non ne fosse provvista si sarebbe auto inflitta la morte di sicuro.

Passione significa essere in grado di amare. Amare così tanto da soffrirne. Jane non è così. Il Ritrattista non sa né cosa sia la sofferenza né tantomeno l'amore. Owen era certo delle sue parole.

Il Ritrattista... Borbottò Bersinger. Che cos'è per voi il Ritrattista?

Un assassino.

Sì, sicuramente. Ma perché la chiamano così? Ci avete mai pensato?

Credevo fosse a causa delle tante bozze trovate. Quelle dove si preparava progettualmente alla sistemazione dei corpi.

Di certo quelle immagini hanno influito. Ma Jane è il Ritrattista perché l'obbiettivo che aveva con quella gente, Coleen Powell, Chase Bennett Jr, la famiglia Campbell, era di mostrare al mondo, tramite la morte, ciò che erano stati. Ciò che in vita avevano provato ad essere o a raggiungere. Serve sensibilità per cogliere tutto questo, per leggere i segreti intimi di un estraneo. Per vedere la passione che arde nel cuore di qualcuno è necessario provarla. Jane... o per meglio dire Isobel, è fuggita dalla famiglia Lachance proprio perché quella gente non aveva passione per nulla, nemmeno quel naturale impulso che spinge ad amare i propri figli. Lei non riesce a perdonarglielo, oggi come allora. Anche se era solo una bambina non poteva tollerarlo. So che voi vedete Jane come la donna fredda e crudele, intoccabile perfino. E lo è, ma non perché non sia sensibile alla paura, solo perché sa cosa voglia dire avere paura per quel momento in più. Le ha permesso di vedere la realtà che noi non concepiamo, e motivazioni che sfuggono al più attento osservatore. Di certo, per farlo serve sensibilità.

Sapevate già tutto! Era vostro dovere rivelare alla polizia la sua identità reale, così avrebbero contattato la famiglia. Perché non avete detto niente?

Lei non voleva.

E che importa?! Questa storia ha smesso di riguardare solo Jane dal momento in cui si è macchiata di sangue. Bersinger abbozzò un sorriso.

Ve l'ho detto. Impedire a se stessi di sentirsi legati a lei è un compito arduo, forse impossibile.

Uscendo in tutta fretta, Owen si sentiva stordito. Udiva le campane di una chiesa vicina, e si domandava se a questo punto l'emulatore non fosse lo stesso Bersinger, magari aiutato dal suo disturbato paziente, Robert Fischer. 

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