Le ore successive segnarono quella che amo definire la mia seconda venuta al mondo. Diversamente da quelle due ignobili creature che mi avevano dato la vita, non ero in grado di sopprimere il mio animo dirompente, e prendere decisioni, per quanto folli ed antisociali, era per me l'unico modo per rendere reale la mia esistenza. La fuga non fu un capriccio infantile, andarmene dai Lachance era il mio unico modo per sopravvivere. Owen volle intervenire.
Una bambina di otto anni può sopravvivere con due genitori insensibili e che non si curano dei suoi sentimenti. Finché le danno da mangiare e un tetto sulla testa, l'affetto non è così importante.
Che frase amara, signor Walsch. È vero, con un padre medico, una madre in carriera ed una bella casa, potevo sopravvivere. Potevo sopravvivere più che adeguatamente. Ma quella era vita? Preferisco la passione primitiva della violenza dettata dall'eccessiva emotività, alla freddezza imposta dalla paura di soffrire in questa vita. E decisi che ne avevo abbastanza. Non volevo finire come loro, perché per quanto li rispettassi come coloro che mi avevano dato la vita, li disprezzavo come esseri umani. Nulla è peggiore di un simile giudizio. Jane parve perdersi in pensieri oscuri. Dopo tutto ciò che ho visto, ciò che ho vissuto... sceglierei ancora quella torbida violenta passione che porta alla morte, quella sensibilità dell'anima defraudata e spinta al limite, a commettere azioni ignobili. La sceglierei sempre se l'alternativa fosse la freddezza di un cuore calcolatore.
I vostri delitti non sono passionali, Jane. Sono calcolati, raggelanti. Non c'è nulla che mostri una sensibilità eccessiva che sceglie di agire provocando morte senza avere il controllo di una azione simile.
Non parlavo dei delitti che ho commesso. Tuttavia, come può dire che nei crimini di cui mi sono macchiata non ci fosse passione? Il suo tono si era alzato appena, pareva offesa. Non c'è passione... Sospirò disgustata. Non vi è forse passione nelle scelte morali con cui decido di confrontare non solo le vittime, ma perfino me medesima? Non c'è sensibilità, nella maniera in cui le pongo davanti ad una scelta in grado di ribaltare ogni loro credo?! Non vi è umanità nel modo in cui espongo i corpi, concedendogli almeno nella fine una vittoria?! Lasciandoli essere ciò che da sempre sognano di essere!
La voce di Jane era diventata un ringhio gutturale, e quando batté le mani sul tavolo Owen sussultò. Sembrava una leonessa furiosa.
C'è odio e delusione, c'è paura, c'è superbia ed arroganza! C'è premeditazione, certamente! Ma c'è anche anima! Umanità e pietà! Una forma di pietà e colpa così intensa che solo coloro con enorme fragilità possono vedere! La fragilità è un'arma a doppio taglio signor Walsch, lo ricordi. Si è umani solo se se ne dispone, ma si è anche deboli. E solo nel momento in cui lo si accetta quella debolezza, quella fragilità, diventa la nostra più grande risorsa. Una potenza che ci pone così in alto rispetto a tutti gli altri... che le ombre confuse della quotidianità divengono improvvisamente cristalline, e nulla può sfuggirci più. Nulla... può sfuggirmi più ormai.
Il discorso si concluse così. L'addetto alla sorveglianza si era allarmato per la furia improvvisa del Ritrattista, che per quel giorno venne congedata nella sua cella. Se ne andò col sorriso e la camicia di forza, dimostrando ancora quanto fosse volubile e duplice la sua natura. Owen invece era normale, e con la sua normalità se ne restò sveglio quella notte, preda della paura e dell'ammirazione, guardando i ritratti di Jane Doe. I ritratti di Isobel Lachance. E con la consapevolezza che solo lui al mondo conosceva il suo vero nome.
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Il Ritrattista
Mystery / ThrillerAl Barker, carcere psichiatrico situato a Glenn Dale, il signor Owen Walsch sta per incontrare il suo nuovo cliente. Ha infatti come incarico quello di redigere la biografia del killer seriale che tutti conoscono come il Ritrattista, e di cui non si...