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Guidò come un folle fino a casa, lasciando l'auto in malo modo sul vialetto e correndo a perdifiato reggendo a fatica le sue cose fino a che non si fu chiuso la porta alle spalle. Fece cadere a terra valigia, documenti, tutto. Perfino sé stesso. Schiena contro il muro puntando occhi vitrei sull'ingresso sbarrato ed aspettandosi di vederlo entrare, l'emulatore.

Riprendeva fiato avvertendo la presenza di quel mostro martellargli la testa. Una paura simile, per quanto in parte ancora immotivata, non la rendeva meno reale. Con il cane sempre fra i piedi raggiunse la camera, e prese la pistola ancora tremante. Poco dopo, era chiuso nello studio. Sulla scrivania tutti i documenti del caso, e la videocassetta inserita. I ritratti di Jane accanto alla lettera che l'emulatore gli aveva mandato gli dicevano che poteva farcela. Era pronto a comprendere, e disponeva di tutte le informazioni. Doveva solo arrivarci.

Pensa... pensa, Owen. Sussurrava seduto davanti a ciò che gli era stato detto, che aveva vissuto. Che letture facevi, Jane? Prese la lettera deciso ad analizzarne ogni singola parola, ma il cellulare suonò. Reed.

Sospirò dinnanzi a quel nome, e posò il telefono deciso a vedere la videata spegnersi senza fare nulla. Ma qualcosa dentro, un istinto, gli propose di provare ad ascoltare l'uomo di cui non si fidava. Non aveva più fiducia nemmeno in sé stesso, voleva solo concentrarsi su ciò che lo muoveva appena nel profondo. Una sensazione viscerale, l'unica pura ed intaccabile dal dubbio proprio perché da esso nasceva.

Pronto.

Owen, grazie a Dio hai risposto. Devo parlarti. Lo ascoltava, ma sotto agli occhi ecco le parole della lettera scorrere ed assumere una forma, se pur così lentamente da apparire inverosimili. Indice nero sul sole, ciò che è su di me. Lo spirito erra nel tempo e nel verde, è un sacro viaggio il nostro. Dobbiamo vederci, ho paura per te. Davvero, non c'entriamo neppure tu ed io ormai, cedo solo che Jane e tutto quello che hai vissuto possano averti scosso più di quel che pensi. La decomposizione è musica celestiale, perché c'è vita nonostante tutto, c'è il sogno che alimenta la terra di mio padre. Un momento di silenzio, nella testa del signor Walsch il volto di Jake sulla lapide. Forse lo avrebbe raggiunto a breve, dopo tutto.

Oggi è venerdì, ti va se stasera ci vediamo al solito locale? Evadiamo un po' dal lavoro, da questa vita.

Un flash nella mente di Owen, come un colpo di pistola a cielo aperto nelle campagne silenziose. E la lettera sempre lì, con lui. Ed io che posso fare, se non aspettare, se non pregare. E attendere l'ora dell'abbraccio fra i mondi sempre a tre giorni dalla fine?

Reed. Sospirò, chiamandolo con voce distante.

Sì?

Qual è il tuo secondo nome? Un momento di silenzio dall'altro capo.

Perché queste domande? Quasi lo vedeva accennare uno di quei suoi sorrisi. Attese una risposta, e nel silenzio lo sentì farsi serio. Sebastian. È Sebastian. Fra le dita di Owen la firma che si era dato la figura nell'ombra, il nome di Sebastian Campbell. Ad ogni modo, credo davvero che parlare possa farci bene. La voce del detective era lontana, mentre lui fissava la sua schiena nel video di sorveglianza.

Ora sapeva qual'era il luogo dell'appuntamento. La lettera era diventata improvvisamente un codice chiaro ai suoi occhi, quasi come se Jane, dall'alto della sua conoscenza, per osmosi gli avesse concesso il dono della vista. Le cose per come le scorgeva la ponevano forse al pari di qualcosa di magico, tanto pareva inverosimile come con poco arrivasse ad ottenere tanto.

Sembrava solo una nube di sospetto, ma era così radicata in lui, un amante dei fatti chiari e finiti, che doveva essere quella la chiave di lettura con la quale il Ritrattista arrivava a scoprire le certezze. Era come se la sua mente, fra tutte le cose, puntasse una luce su uno dei numerosi bivi possibili guidandolo con sicurezza. La verità si annidava lì, nel luogo in cui tutto è a metà fra le tre forze di cui lei parlava. La vita, la morte e ciò che sta in mezzo. Il giorno, la notte, e qualcos'altro difficile da vedere, che si può intravedere solo per un millesimo di secondo al calar del sole, tanto simile al suo nascere. Per chissà quanto rimase a contemplare tutto riuscendo più o meno a collegarlo, poi si alzò.

Ve bene. Prima adempirò al mio solito rituale. Sai, la mia corsetta di fine mese. Dopo tutto, anche il passato ha la sua importanza nel futuro. Restò in attesa ma dall'altro capo Reed non rispose, come se quel silenzio fra loro dicesse tutto. Owen riattaccò.

Mise la lettera in tasca, la pistola nel cappotto, ed afferrò dallo sgabuzzino una pala che caricò in auto. Prima di cominciare a guidare diretto al cimitero sulla collina, guardò lo strumento accanto a lui e poi il suo stesso riflesso. Era pallido, e quel giorno avrebbe potuto scavare una fossa o finirci dentro lui stesso. Magari entrambe le cose.

Prese un respiro profondo. Non temere la morte, temi piuttosto l'assenza della vita dentro di te. Sentiva la voce di lei nella testa quando mise in moto con le mani ancora tremanti.

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