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Tornando a casa quella sera, Owen cominciò a pensare a quante donne come Coleen ci fossero in questo mondo. Domandandosi chi in realtà non desideri qualcosa solo perché spinto da ciò che la società ci rende desiderabile, invece che per puro e singolare interesse. Si chiese, se nel profondo Coleen volesse davvero essere bella fuori solo per sé stessa, e comprese, che a conti fatti anche nell'ardore del più forte desiderio, ogni uomo, donna o bambino, non è mai del tutto libero. Mai del tutto sé stesso, finendo in secondo piano quando subentra quella vocina nella testa che ci spinge a domandarci se ciò che siamo, ciò che vogliamo, è qualcosa che potrebbe contrariare gli altri.

Gli altri, chissà perché ce ne importava tanto?

Ed Owen sapeva che anche a lui, così solo ed isolato, a lui così tanto mite e silenzioso, degli altri in realtà importava davvero molto. Altrimenti perché non avrebbe mai dichiarato questioni come la sua omosessualità, o condiviso pensieri o esperienze che gli erano tanto care? Per paura. Perché gli altri, fra tutte le cose, possono ferirci proprio a causa di questa importanza che gli si da.

Sentiva le parole di Jane nella testa, e quella storia tanto reale che si legava silenziosamente a lui. In un certo senso, cominciava a capire, e questo lo intimoriva.

Quella sera si diede ad un'altra delle sue uscite notturne. Lo fece per dimenticare, per non pensare almeno un'ora. Però, continuava a chiedersi se il Ritrattista al loro prossimo incontro avrebbe scoperto di nuovo i suoi scheletri.

Desiderava che lo facesse, e non voleva chiedersi il perché. 

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