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Circa un'ora dopo l'agente Reed era riuscito con la sua autorità a prelevare Jane dal Barker, dove regnava un caos crescente fra il personale che aveva appena scoperto della dipartita improvvisa del dottore, e che non si spiegava come Owen Walsch fosse riuscito ad aprire la cella di contenimento.

Stavano salendo nello stesso ascensore ampio in cui il redattore era stato solo poche ore prima. Questa vicinanza temporale che tanto sottilmente lo separava dall'aver incontrato l'emulatore lo intorpidiva.

Il signor Walsch è stato l'ultimo ad aver visto vivo Erwin Bersinger. C'è da considerarsi fortunati perché solo alcune ore dopo l'emulatore si è insinuato qui dentro uccidendolo. Il medico legale non ha ancora esaminato il corpo, non tramite autopsia. È stato rinvenuto solo poche ore fa e siete stati subito informati. Potrete analizzare la scena prima che la scientifica rimuova tutto. Sono entrati unicamente il padrone di casa che ha scoperto il corpo ed il fotografo. Reed dava tutte le informazioni tormentando un taccuino e riempendo l'attesa in cui l'ascensore saliva.

Avete intenzione di togliermi le manette sì o no? Domandò Jane con tono roco, apparentemente non toccata da informazioni che avrebbero turbato chiunque.

No. Rispose il detective esterrefatto sia per l'egoismo perenne che per la mancanza di tatto, e poi il bip del portellone che scorreva li informò che erano arrivati al piano dell'orrore. L'ultima cosa accettabile alla vista che Owen scorse fu la forte mano di Reed che spingeva l'opaca porta a vetri dove dall'altro lato si rispecchiava una stessa mano di sangue. Il monolocale che ricordava era devastato, ma non lo si notava subito. Diveniva chiaro quando facendo scorrere gli occhi al suolo si incappava su un denso cremisi.

Owen sentì il respiro mancargli. Il corpo si trovava al tavolo dove si erano seduti la sera precedente. A capotavola , accomodato come nulla fosse. Davanti a lui una bilancia dorata, classica, con le due estremità dai piatti ciondolanti. L'ampia finestra dietro il cadavere ora mostrava la luce del giorno nascente, rendendo tutto così concreto, con ombre dense come l'odore lieve della morte. Un aroma che Owen Walsch non aveva mai sentito prima, ma che ricordava l'interno di una macelleria. Su uno dei piatti della bilancia c'era un cuore umano, e sull'altra un cervello non completo. Appartenevano al dottore, a giudicare dalle incisioni sul corpo seduto dietro ad essa, grondante sangue e posto come se fosse in procinto di divorare un pasto, mentre fra le mani teneva in una il coltello e nell'altra la forchetta d'argento. Davanti a lui, su un piatto vi era la parte restante del cervello, come il filetto della più pregiata carne. Jane gli girava intorno con passo leggerissimo, affascinata. Mostrava un'espressione così intensa e si muoveva lenta, come se aleggiasse.

È un capolavoro. Sussurrò.

Non l'avrei definito proprio così.

Non mi aspettavo che lo fosse. Sospettavo un goffo macello idealizzato come con Louise Goler, ma questo... questo è splendido.

Reed alzò gli occhi al cielo evitando abilmente di fissarsi sul corpo. Jane gli si avvicinava pericolosamente desiderosa di cogliere tutto, ed Owen, lui era nauseato. Corse a vomitare in un vaso, ma solo Reed e Muller parvero avere l'umanità sufficiente per rendersene conto, senza tuttavia aiutarlo.

Tutto bene? Chiese Reed mentre lui si alzava asciugandosi la bocca.

Splendidamente. Rispose Jane che accerchiava il corpo.

Spero di non aver contaminato la scena. Biascicò il redattore.

In realtà l'ha fatto. Disse Muller. Ma non credo sia grave.

Detective! Venga qui! Deve sollevare la calotta cranica. Le disse Jane tutta indaffarata.

Cosa? Domandò con l'espressione arcigna onnipresente.

Il RitrattistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora