033

40 3 5
                                    


Tutta la questione, tutta quella morte, intorpidiva Owen più che mai. Così restò in silenzio guardando Jane e cercando di capire come facesse lei a vedere il mondo a quel modo.

Oggi potremmo cambiare un po' il nostro solito gioco. Propose fissandolo, ma l'idea non venne considerata.

Avete gli occhi diversi. Li avete da quando sono venuti i detective. Disse Owen senza badare alle proprie parole. Sono più... divertiti. Realizzò.

Già. La violenza mi fa questo effetto. Anche i vostri occhi sono cambiati. Owen abbassò lo sguardo prima ancora di imporsi di non farlo. Credevi che non lo notassi, Owen?

Basta. C'era qualcosa di così aggressivo e disarmante nel tono che aveva assunto. Lei e la sua voce femminile e stanca, leggera, sinuosa. Rivelatrice.

Pensavi che non me ne accorgessi, ma non mi si può nascondere nulla. L'hai dimenticato?

Basta.

Io sto qui seduta a parlare di me minuto dopo minuto, giorno dopo giorno. E tu zitto. Oggi rivelati un po' a tua volta. Raccontami com'è stato passare la notte fra le braccia di quel Reed, o di quanto sia frustrante il lavoro, se preferisci. Dimmi com'è per te la vita, o la morte. Ti lascerò scegliere.

Ora basta! Owen sentiva il cuore pulsante assordargli il cervello. Si alzò con furia. Tornerò quando sarai meno indisponente! Gridò andandosene, e si sentiva un genitore che puniva un ragazzino per una sciocca bambinata.

Non è colpa mia! Urlava lei in uno scoppio di ilarità. La morte mi sovrastimola! Di violenza sono fatte le ali di un angelo caduto! Rideva mentre lo diceva, cantilenando, e per la prima volta forse Owen vide davvero l'entità dei suoi disturbi. E per quanto fosse arrabbiato, terrorizzato, a modo suo il Ritrattista continuava ad affascinarlo incredibilmente.

Il RitrattistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora