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I giorni seguenti decise di annullare le visite al Barker e mise a disposizione di Gina buona parte del lavoro svolto così che potesse esaminarlo lasciandolo tranquillo. Gli serviva del tempo per sé per comprendere quell'enigma o quantomeno provarci. Tornò alla sede Anderson Deposits dove aveva trovato la cassetta di sicurezza e domandò un colloquio con il capo della struttura. Disse che gli era stato lasciato in eredità il contenuto della 107 ma che non sapeva chi fosse stato così generoso con lui. Si inventò un'articolata favoletta in base alla quale avrebbe voluto conoscere il nome di quella brava persona per poterlo ricordare nelle sue preghiere, e incarnò la figura del pover'uomo disperato. Non seppe mai se il beone di fronte a lui gli credette o meno, perché si limitò a spiegargli con sguardo vacuo che non avrebbero potuto diffondere i dati personali dei loro clienti. Owen non sapeva mentire, né convincere la gente ad accondiscendere. Uscì di lì e restò in auto in un vicolo isolato che aveva una visuale proprio sul piccolo edificio che riceveva ben poche visite.

C'era una telecamera di sorveglianza all'ingresso, e subito la focalizzò registrandola nella testa così come aveva memorizzato ogni dettaglio della struttura. Quando fece buio, Owen era ancora lì davanti, guardando il direttore con cui aveva interloquito chiudere tutto. Aspettò ancora una mezz'ora cercando di darsi coraggio. Aprì il cruscotto e fissò il passamontagna, la pistola ed il set di strumenti da scassinatore che aveva fin dai tempi del college. Sino ad allora lo aveva usato solo per dei trucchi di magia.

Mise tutto in tasca ed uscì dall'auto prima che qualcosa gli facesse cambiare idea.

Con passo svelto si diresse verso il deposito. Intorno regnava la notte mentre il signor Walsch copriva i lineamenti intimoriti sotto al passamontagna. Scassinando la porta vedeva le sue mani muoversi come se non gli appartenessero. Mai avrebbe immaginato di potersi trovare fra gli scaffali nell'ombra, sbattendo alle volte e goffo in quell'ambiente che non conosceva. Il cuore a mille, sapendo che di certo l'allarme era scattato dopo il suo ingresso e che disponeva di pochi minuti prima che una pattuglia arrivasse.

Corse all'ufficio del direttore. La porta era chiusa ma niente poteva fermarlo. Si sentiva come un animale in gabbia in un ambiente ostile, e la sfondò dopo un paio di tentativi. Prese a sfogliare i fascicoli come un folle e una manciata di istanti dopo trovò quello della cassetta 107. Il proprietario aveva fatto visita lì nemmeno un paio di settimane prima, il 17 marzo, e le carte erano firmate a nome di... Sebastian Campbell.

Il respiro affannoso gli si mozzò. Quel ragazzino era morto, il nome doveva essere uno scherzo dell'emulatore.

Sentì dei rumori all'esterno, ma era così teso che avrebbe anche potuto trattarsi di un'allucinazione. Fotografò la cartella e la rimise a posto, poi fece per uscire da una finestra che si affacciava sul retro. Stava giusto a cavallo del davanzale quando vide nella penombra un armadio i cui scaffali erano colmi di cassette. Era proprio lì di fronte, dall'altro lato della stanza, ed accanto ai nastri c'era un monitor. Erano le riprese della sicurezza. Con l'adrenalina a mille e le sirene che si avvicinavano, Owen scattò verso quella miriade di informazioni. Sulla costa delle cassette cercava come un pazzo la data in cui la 107 era stata riempita, il 17 di marzo. La trovò con dita tremanti, gli cadde perfino, ma alcuni secondi dopo era fuori da lì col fiatone ed il filmato nella tasca assieme alla pistola. Cercò di darsi un tono mentre sentiva la polizia fare irruzione, camminando fiero di sé fino all'auto parcheggiata a distanza di sicurezza. Quando fu al posto di guida, ebbe la netta sensazione di essere sotto l'effetto di allucinogeni. Rise. Rise di gusto, come non faceva da anni. Si sentiva vivo come mai prima.

Il RitrattistaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora