Il ventotto di ogni mese, con la pioggia o col sole, il signor Walsch aveva un altro rituale tutto suo. Nel primo pomeriggio, indossava la tuta e le scarpe da ginnastica, il contapassi, e metteva l'ipod col volume al massimo. Lasciava la sua amata dimora avvolta dal verde, e uscendo accarezzava il suo cane sulla testa come era solito fare sempre. Poi correva.
Correva per diverse miglia, in un percorso tutto suo in cui passava affannato quei pomeriggi solitari. Saliva per la collina di cui ormai conosceva ogni anfratto, e circa un'ora dopo arrivava alla chiesetta che si ergeva lassù. Era per Owen un luogo di pace. Il vento era sempre forte lì, l'aria fresca e pulita. I mattoni dall'aspetto instabile salivano uno sopra l'altro, ordinati, formando un campanile che da chissà quanto stava lì tutto solitario. La croce grigia primeggiava nel blu del cielo, ed intorno sorgevano pietre tombali quasi tutte usurate dal tempo, un po' gotiche, ma anche affascinanti. Ad Owen quel posto piaceva molto, in realtà.
Gli piaceva quanto è possibile che piaccia l'unico luogo in cui si può stare con qualcuno di importante, anche se il posto in questione è un campo santo. Sudato e affannato, stagione dopo stagione, sedeva davanti ad una croce marmorea che sprofondava nella terra. Lo faceva ogni ventotto del mese, perché era quella la data in cui due anni prima era morto Jake.
Incidente stradale. Era successo una sera mentre tornava a casa dall'officina dove lavorava. Owen era stato informato subito dai dottori e anche dalla polizia, ma tutto ciò che ricordava di quello che gli avevano detto le facce addolorate che si era trovato costretto a fronteggiare, era che Jake non aveva sofferto, che era morto sul colpo, travolto da un pirata della strada su una buick. Non l'avevano mai trovato e per questo Owen non si era mai davvero ripreso, perché non aveva ancora potuto chiudere quella dolorosa questione.
Così se ne stava lì, con Jake, ogni fine mese. Correndo come un folle prima e dopo avergli fatto visita, frustrato, considerato che ciò che vedeva in realtà era solo una lapide con incisioni d'argento. Gli parlava. Gli portava dei fiori. Per un giorno fingeva che lui non fosse mai uscito dalla sua vita. Sceglieva di credere ad un'illusione macabra che riusciva a farlo andare avanti. Correre prima e dopo lo aiutava ad entrare o uscire da quella bolla illusoria, e quel pomeriggio se ne stava lì, seduto come al solito. Degli uccellini cantavano in lontananza, era un bel finale di primavera.
Ho un lavoro strano per le mani. Una cliente che mi sa mettere paura. Lo so, me lo dici sempre che sono un fifone inorgoglito che teme ogni cosa, ma quella donna... è davvero terrificante. Diceva rivolto alla croce. La adoreresti. A me in realtà, affascina molto. Owen si perse nei suoi pensieri come era solito fare lì. A volte li esprimeva, altre no. Si comportava così con Jake.
Cadde in un turbinio di dubbi, come al solito. Non era mai stato sicuro di niente, in realtà, e si chiese come Jane si aspettasse che gestisse la notizia della mostra.
Gina di certo, lo avrebbe voluto sapere. Ed Owen? Lui voleva dirlo a qualcuno? Gli sembrava di essere in trappola, poi le campane suonarono. Era ora di correre verso casa, fuori da quella bolla su una collina.
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Il Ritrattista
Mystery / ThrillerAl Barker, carcere psichiatrico situato a Glenn Dale, il signor Owen Walsch sta per incontrare il suo nuovo cliente. Ha infatti come incarico quello di redigere la biografia del killer seriale che tutti conoscono come il Ritrattista, e di cui non si...