Quarto capitolo.

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Roberta's pov.
Mi allontano velocemente dal bar e decido di chiamare Marco per chiedergli di vederci fuori alla nostra pizzeria preferita per pranzare assieme, anche se sono consapevole che parleremo, più che mangiare.
Dopo tre squilli, lui risponde ed è calmo e tranquillo, o almeno così sembra. Mi dice che mi raggiungerà al più presto, che correrà per arrivare subito da me.
Mentre lo aspetto, mi siedo su un panchina vicina, scolorita e rovinata dalla intemperie, per rivivere nuovamente il mio cellulare, vedendo i messaggi arrivati su whatsapp e girovagando su Twitter ed altri social, per scoprire le ultime novità sui miei attori e cantanti preferiti.
Sfoglio le cartelle della galleria come faccio spesso, senza motivo apparente e 'sta volta, però trovo delle foto che prima non c'erano: foto di Benjamin. Non capisco il motivo per cui siano lì. In ogni foto, c'è lui, solo lui, che fa smorfie diverse: nella prima ha utilizzato l'effetto snapchat della faccina triste, quindi ha la bocca tirata verso il basso e lo sguardo di un cucciolo maltrattato; nella seconda ha gli occhi azzurrissimi, spalancati e le labbra leggermente arricciate; nella terza ha la fronte un po' corrucciata e le labbra chiusa in una linea diritta, probabilmente con l'intenzione di fare un'espressione seria, non riuscendoci; nella quarta ed ultima foto, lui ha il viso leggermente rosso e si nota sia sul punto di scoppiare a ridere.
Quest'ultima in particolare fa comparire un gran sorriso sul mio volto, anche se in realtà non capisco il senso di fare foto con il mio cellulare. Non posso però negare che non mi sia dispiaciuto più di tanto, perché comunque queste foto hanno fatto in modo che io mi distraessi, cosa che al momento mi serve parecchio, perché sto per scoppiare a piangere. 
Sto mascherando una tremenda ansia e una grande agitazione, mentre cerco comunque di fingere e mostrare tranquillità, perché in fondo sono consapevole che sia meglio così. Solo non so quanto io possa essere credibile. Probabilmente poco, pochissimo. Sono ferma e tremo, mentre milioni di brividi di freddo mi percorrono la schiena, causandomi la pelle d'oca.
Le cose con Marco non vanno bene da un po', non sento più ciò che provavo all'inizio, ma non voglio perderlo, perché io a lui ci tengo ed anche molto. Il problema però è proprio questo: ci tengo. E tenerci, voler bene davvero profondamente ad un persona, non vuol dire amarla.
Amo Marco?
Non lo so. Ora come ora, non lo so.
Avere dubbi su ciò, non è per niente buono, ne sono consapevole. Quando ami una persona, non hai dubbi, la ami e basta e neanche te lo chiedi, se la ami. Non lo amo più? Chissà. Non riesco a fare chiarezza nella mia mente, anzi è tutto un insieme di pensieri, domande a cui non vengono date risposte. Quanto è brutto non saper dare risposte a se stessi, non riuscire a fare chiarezza nella propria mente.
Rivedo le foto del chitarrista un paio di volte e dopo aver abbozzato un altro, piccolo, piccolissimo sorriso, esco dalla galleria, senza cancellare nulla. Non so perché non clicco sull'icona del cestino. Non mi va, fine.
Rimetto il cellulare nella tasca destra del jeans, iniziando a camminare avanti e indietro, giusto per scaldarmi e non rimanere ferma e impalata sulla panchina.
Mi stringo nella giacca leggera che indosso, cercando di darmi calore, anche se in tutta sincerità non ci riesco per niente. Ho freddo, vorrei qualcuno che mi prendesse fra le braccia e mi scaldasse. Ma pensando a ciò, nella mia mente non si forma il desiderio che quel qualcuno sia Marco e non capisco il perché.
Lui arriva una decina di minuti più tardi e appena mi vede, mi si avvicina, prendendomi saldamente per i fianchi e stringendomi a sé, lasciandomi un leggero bacio sulle labbra. Mi prende la mano ed entriamo in pizzeria, per poi sederci in uno dei tanti tavoli scuri sparsi per la sala illuminata per lo più dalla luce naturale, proveniente dall'esterno.
Lui non apre bocca sulla situazione creatasi ieri, anzi parla di tutt'altro come se nulla fosse e ciò, mi confonde ancora di più le idee. Mi fa attendere ancora di più con ansia il momento in cui ne parlerà. Perché sono consapevole che lo farà, ne sono più che sicura.
Ordiniamo le solite cose e proprio mentre sto per addentare la prima fetta della mia amatissima pizza panna, prosciutto e mais, apre il discorso.
«Amore, io credo che io e te non dovremmo più uscire separati» borbotta per poi dare il primo morso alla sua pizza. Lo guardo e non posso far a meno di alzare un sopracciglio, spontaneamente. Mi sta dicendo che non posso più uscire con i miei amici, o con Fran, se non ci sta lui? Se crede che lo farò, è uscito completamente fuori di testa.
Ho sempre promesso a me stessa che non avrei trovato un ragazzo così, che non mi lasciasse libertà, che non mi lasciasse i miei spazi. Sono una persona, mica un oggetto. Non ho bisogno di essere controllata, non ho bisogno di qualcuno che mi segua in ogni minimo istante della mia vita.
«Marco, se è per quello che è successo ieri...» cerco di dire, mantenendo la calma, ma lui mi fa un cenno, per bloccare il mio parlare. Il mio ragazzo si sistema meglio sulla sedia e passandosi un mano fra i capelli scuri, mi guarda seriamente.
«In realtà ci stavo già pensando prima, ma dopo ieri, ne sono ancora più convinto. Sono stato molto in pensiero ieri perché non mi rispondevi. Poi mi risponde un deficiente che insinua di esser stato con te, di averti baciato. E allora non riesco proprio a reggere ulteriormente» spiega il mio ragazzo, cauto.
Ma cosa diamine sta dicendo? Benjamin gli ha detto di avermi baciato?
Ho milioni di domande in testa. Ho lo stomaco in subbuglio, la testa mi fa male ed ho caldo, molto caldo.
«Io e lui non ci siamo baciati!» sbotto innervosita, rimettendo la fetta di pizza nel piatto, mentre alcune persone sedute ai tavoli accanto, mi dedicano sguardi curiosi o confusi. Che pensassero a mangiare, loro che possono e non hanno altri problemi a cui pensare, in questo momento!
«Oh amore, ma io lo so. Non lo faresti mai! Però davvero, non voglio si ricrei una situazione del genere. Mi sono preoccupato ed ho sofferto molto» spiega Marco, guardandomi con dolcezza con i suoi grandi occhi verdi. Ho sempre pensato fosse il ragazzo più bello dell'universo, con quegli occhioni e bel sorriso che si ritrova. Quando mi disse di esser innamorato di me, non ci potevo credere, perché mi sembrava impossibile che un ragazzo così bello, così meraviglioso, potesse guardare e amare una come me. Eppure ora, quella frenesia, quell'entusiasmo, non c'è più. C'è solo un casino tremendo.
«Senti, tesoro. A me dispiace che tu ti sia spaventato e abbia sofferto, ma devi fidarti di me. Io amo solo te e basta, quindi non preoccuparti» borbotto, cercando di mantenere un tono dolce e gentile, probabilmente non riuscendoci particolarmente bene, perché il mio ragazzo aggrotta la fronte, guardandomi con un'espressione strana.
In tutto questo, mi ha anche rovinato la pizza che non ho più voglia di mangiare. Ed è una cosa che non capita mai, perché la pizza è il mio cibo preferito.
«Va bene amore. Io mi fido di te» annuncia lui, accarezzandomi la faccia, dopo aver finito di mangiare la sua pizza. Voglio tornare a casa mia e dormire per tanto, tanto tempo. Sto male.
Ci sono rimasta male per tutta la situazione. Per Marco, che non si fida di me e non vuole lasciarmi più la mia libertà, anche se ha sbagliato persona, perché io non rinuncerò all'uscire con i miei amici, con e senza di lui.
Ci sono rimasta male anche per Benjamin, che a pelle mi sembrava una bella persona e non credevo potesse raccontare stronzate del genere al mio ragazzo. A scopo di cosa, poi? Cosa cambia a lui se io litigo o meno con il mio ragazzo? Pensavo fosse sincero il suo "mi dispiace" riferito all'aver messo in bilico la mia relazione. E invece no. L'ha fatto di proposito, raccontando bugie su bugie.
Ho voglia di vomitare, piangere ed urlare. Perché mi va sempre tutto male?
«Stai bene?» mi chiede Marco ad un tratto, mentre camminiamo per strada in silenzio. Io ho le mani nelle tasche della giacca e fisso il vuoto. Mentre attende la mia risposta, si passa una mano fra i capelli, come sempre tirando un po' le punte di questi.
Che cosa posso rispondere?
Se gli rispondo di si, gli mento; se gli rispondo di no, vorrà sapere il motivo e non mi sento proprio in vena di dirglielo, anche perché un motivo preciso, non ce l'ho.
«Sono solo un po' stanca» gli rispondo sotto voce, tremando. In fondo, questa non è una bugia. Sono davvero stanca, molto.
A volte, comunque, sarebbe meglio se la gente non facesse domande, che fermasse la propria curiosità e si facesse i fatti propri, lasciando stare gli altri. È brutto da dire, ma a volte, Marco è esageratamente impiccione e io non sopporto questa cosa, perché sono una persona molto riservata, che anche quando sta male, tiene il proprio dolore per sé, perché crede sia meglio così. Voglio far credere a tutti gli altri che sto bene, anche quando così non è. Loro devono stare bene anche quando io sto male. Se loro stanno bene, in fondo anche io sto meglio. Mentre se li faccio preoccupare, sto ancora più male, sentendomi in colpa.
Il mio ragazzo mi poggia un braccio attorno alle spalle, stringendomi con dolcezza, cercando di scaldarmi un po', anche se in tutta realtà, non ci riesce. Ma quando fa così, mi fa sentire davvero bassa, nonostante io non lo sia. Ed ho sempre amato il fatto che fosse così alto, perché ho sempre avuto bisogno di sentirmi piccola e amata.
«Che ne dici se stasera andiamo al cinema solo io e te?» mi chiede, sussurrandomi all'orecchio con tomo malizioso, per poi guardarmi con le sue grandi iridi verdi. Per lui, andare al cinema è sinonimo di limonare. A me, in realtà non va granché, preferirei dormire o al massimo, uscire con i miei amici. Ma non posso rifiutare, non ora, almeno. Non dopo tutto il nostro discorso.
«Certo amore. Però ora mi porti a casa? Vorrei riposarmi un po'» mormoro a bassa voce, mentre guardo il cielo su di noi, oggi particolarmente azzurro. Lui annuisce, baciandomi il naso e sorridendomi. Io, dopo venti minuti circa, sono chiusa in camera mia con le cuffiette nelle orecchie e una voglia matta di dormire.
Mando un messaggio ai miei amici, avvisandoli del fatto che stasera non starò con loro.
Scrivo a Fran che con Marco ho chiarito e che stasera uscirò solo con lui. Lei, -nonostante io sia consapevole che non le faccia piacere che non esca con loro- accetta e mi dice che le mancherò. Mi dispiace anche, perché io preferirei uscire sempre con varie persone, non solo con Marco. Vorrei stare anche con i miei amici più stretti che con le loro stronzate, le loro battute squallide, riescono sempre a farmi stare bene.
Mi addormento poco dopo, mentre la riproduzione casuale del telefono, fa partire la mia canzone preferita in assoluto: Fix You dei Coldplay.

Come Un Fulmine A Ciel Sereno. |Benji e Fede|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora