Quindicesimo Capitolo.

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Francesca's pov.
Ho un ragazzo, non ci credo.
Federico è il mio ragazzo ed io mi sento davvero bene, nonostante sia ancora incredula, perché non mi sarei mai immaginata di poter attirare l'attenzione di un ragazzo così speciale e meraviglioso.
Non riesco a staccare i miei occhi dai suoi né tantomeno a staccare la mia mano dalla sua.
Il moro mi stringe da quando ci siamo incontrati e non ha spostato l'altra mano dal mio fianco neanche per un secondo, mentre continua a baciarmi le labbra, le guance, il viso, facendomi rabbrividire ogni secondo, ogni istante. Mi guardo attorno, notando persone ovunque. Fino ad un attimo fa, avevo dimenticato proprio tutti, la festa, le persone, la puzza di fumo e alcool, ed ero come trasportata in una specie di mondo parallelo, dove c'eravamo solo io e Federico.
Non mi è mai capitato precedentemente, forse perché non ho mai baciato la persona giusta. Può sembrare strano, ma in diciotto anni della mia vita, non ho mai baciato persone che m'hanno fatto davvero battere il cuore. No, anzi, queste ultime le ho sempre osservate da lontano, da conoscente, o amica, ma nulla di più. Ma adesso è diverso, perché nonostante il poco tempo passato con Federico, sento il cuore battere velocemente, più velocemente del normale, regalandomi emozioni mai provate prima.
«A che pensi?» mi domanda dolcemente lui, spostandomi i capelli dal viso lentamente, alzando la voce.
Siamo in un punto del locale in cui la musica non è eccessivamente alta, ma per conversare di certo non si può sussurrare. Sono seduta ancora sulle sue gambe, mentre mi stringe il corpo con un braccio.
«Nulla, penso semplicemente che sono felice, davvero tanto» esclamo io in risposta, urlando e sorridendo. Sì, capita spesso che io urli, ma in realtà non lo faccio con cattiveria, semplicemente è il mio tono di voce. Il ragazzo di fronte a me, o meglio, il mio ragazzo, mi sorride dolcemente, dicendomi che anche lui è davvero, davvero felice.
Balliamo assieme, o meglio, camminiamo per la sala, tenendoci la mano e prendendo una birra al balcone del locale, di un nero laccato, appiccicoso a causa delle bevande rovesciate. Dopo aver preso le nostre bibite, ci sediamo vicini, su due sgabelli alti, neri anch'essi.
«Fe', non vorrei spaventarti, ma ti avviso, sono una rompipalle, sono un casino e a volte non sopporto neanche io me stessa» dico io sinceramente, mordendomi il labbro inferiore.
Perché l'ho detto? Perché non sono stata zitta? Forse perché è vero. Anzi, senza forse. Sono consapevole di essere stressante ed ho paura, perché per una volta, una persona che mi piace davvero, è interessata a me. Ma forse ho già rovinato tutto, parlando troppo, come mio solito. Non riesco mai a stare zitta quando devo. Sono un disastro.
«Correrò questo rischio. Tu mi piaci e non mi interessa di nient'altro» mi risponde lui, pizzicandomi dolcemente la guancia sinistra, dedicandomi poi un grande sorriso. Forse non ho rovinato questo qualcosa che è appena iniziato? Sento un brivido percorrermi la schiena e rabbrividisco, nonostante faccia un caldo esagerato.
«Sei sicuro? Se non vuoi, io capirò. Certo, non fraintendermi, perché tu mi piaci, ma non voglio che tu scopra che io sono un disastro e ti penta di esserti messo con me» balbetto io, nel panico più totale. Non so esattamente cosa io stia facendo, parlo senza pensare, o forse, pensando fin troppo. Tutte le mie debolezze, quelle che ho nascosto a tutti per diverso tempo, stanno tornando a galla in un attimo, di nuovo. Ho cercato di rafforzarmi, cercando di mostrarmi più tranquilla, sicura, ma ero comunque consapevole che non sarei durata a lungo, perché io non sono così. Io sono insicura e piena di complessi e pensare che scoprendolo, Federico mi possa lasciare, mi spezza il cuore.
«Ascoltami» mi dice lui, prendendomi piano il viso fra le mani.
«Io sono sicurissimo della mia scelta e non sei un disastro. Anzi, quanto sei bella!» esclama lui di fronte a me, lasciandomi poi un delicato e piccolo bacio sulle labbra.
Respiro profondamente e guardo Federico negli occhi. Sembra così dolce e sincero ed io sono un vero pasticcio e non so proprio cosa fare.
Lui apre le sue grandi braccia, incentivandomi ad abbracciarlo ed io lo faccio, beandomi del suo bel profumo, che nonostante tutta la puzza che ci circonda, si sente a meraviglia. Restiamo così per un po', spintonati di continuo da persone che ballano, urlano e fanno festa, ma io non riesco proprio a dar peso a nulla di questo, perché mi sento tremendamente bene e al sicuro, mi sento salva.
«Ti va di andar via?» mi chiede poi ad un certo punto, portandosi indietro i capelli scuri con la mano destra. Io annuisco, abbozzando un sorriso. Cerco i miei amici, che non ho visto per l'intera serata e con non poca difficoltà, dopo aver spintonato non so quante persone, li trovo. Rob è con Ben, poi vedo altri amici in giro a ballare, scatenarsi, probabilmente non completamente sobri. Rido a ciò, poi mi avvicino alla mia migliore amica, sperando non le dispiaccia se vado. Anche se penso vivamente che non le cambierà molto, perché mi sembra molto felice e serena con il chitarrista accanto. Inizio a pensare seriamente che potrei vederli decisamente bene assieme, come una coppia. Domando all'orecchio della mia amica se le dispiaccia che io vada, senza accennare nulla a ciò che successo con Federico, perché glielo dirò più tardi, magari al telefono.
«Vai pure, non preoccuparti» esclama entusiasta, facendomi un occhiolino con un sorriso. Ho la netta impressione che abbia già capito tutto, più o meno.
«Grazie amico!» sento esclamare da Federico, o meglio, leggo il suo labiale, verso Matteo, il mio amico e compagno di classe, mentre si danno pacche a vicenda sulle spalle. Sono proprio curiosa di sapere questo grazie per cosa stia, anche se mi sono già fatta un'idea di quello che più o meno possa essere successo. Credo proprio che il mio amico, c'entri molto con l'arrivo di Federico qui. Appena sono sola con il mio ragazzo, fuori dal locale, mano nella mano, con il suo giubbotto di pelle addosso, glielo domando.
«Diciamo che forse, ma solo forse, ho chiesto qualche informazione a Matteo per trovarti, dicendogli poi di non farti sapere nulla perché doveva essere una sorpresa» mi racconta, tenendomi stretto un braccio attorno al bacino, mentre attraversiamo la strada sporca ed appiccicosa.
«Quindi mi spii» tendo a constatare.
«Molto interessante» aggiungo poi, ridacchiando e girandomi a guardarlo. Non ci credo ancora che sia il mio ragazzo, il mio primo ragazzo. Ho aspettato 18 anni e finalmente è arrivato, proprio quando non ci speravo più, quando non volevo più sentir parlare d'amore, perché la cosa mi rattristava.
Camminiamo uno accanto all'altro, lentamente, con tranquillità, assorbendo il freddo pungente della sera, avvicinandoci poi all'auto di Fede. Guardo il cielo su di noi, che è più stellato che mai. Il cielo stellato, quanto posso amarlo.
«Ti accompagno a casa, va bene? O meglio, volevo prima andare a fare una passeggiata, se ti fa piacere» mi informa ed io annuisco, perché nonostante sia parecchio stanca, mi fa piacere andare a fare un giro, anche perché sono "solo" le due e mezza di notte. Mette in modo l'auto e di nuovo ci ritroviamo a sfrecciare per la città, completamente deserte e silenziose, con i finestrini abbassati e la musica ad alto volume, cantando. O meglio, lui canta, io semplicemente urlo, facendolo ridere.
«Mi sa che metterò il tuo udito alla prova» borbotto, mettendo il broncio e lui di tutta risposta, scoppia a ridere. Ha una risata forte, strana, ma mi piace, mi piace parecchio. In fondo, al momento soprattutto, mi piace ogni cosa di lui e non posso che restare incantata guardandolo fare qualunque cosa, anche solo respirare.
«Ti va di prendere un cornetto?» mi domanda poi, accostando vicino ad un bar aperto. Fuori c'è parecchia gente, intenta a sbranare cornetti di tutti i gusti ed io non posso proprio dire di no, perché sono una mangiona. Dopo circa cinque minuti, io ed il mio ragazzo siamo poggiati con le schiene contro la sua auto, mentre le nostre braccia si sfiorano e mentre siamo intenti a mangiare dei cornetti alla nutella.
«Come lo conosci 'sto posto?» domando curiosa, visto che credo sia l'unico bar aperto a quest'ora, nell'arco di svariati chilometri. Sono pochi quelli aperti fino a quest'ora, davvero pochi.
«L'ho scoperto per caso una notte, mentre tornavo dalla discoteca con alcuni amici» mi risponde, non staccando gli occhi dal suo cornetto. Annuisco convinta, assaporando il mio cibo.
«Troppo buono, questo cornetto! Però a me piacciono quelli alla nutella, non quelli con la cioccolata normale» borbotto, intenta a parlare di cornetti con il mio ragazzo, che mi racconta di tutte le sue avventure con queste delizie che stiamo mangiando.
«Ah, quindi sei proprio una bambina viziata?» mi chiede lui in tono scherzoso, ridendo. Io lo guardo male e gli rispondo con un sincero "quando si parla di cornetti, si".
«Ricorderò questa informazione» esclama lui, scompigliandomi i capelli già troppo incasinati di loro. Finiamo di mangiare e restiamo fermi, immobili, guardandoci attorno, o meglio, guardandoci a vicenda.
«Ti sei sporcata, pasticciona» mi dice con un sorriso, pulendomi il labbro inferiore con un dito. Resta così per un po' ed io non posso che aggrottare le sopracciglia.
«Hai finito?» gli domando curiosa e perplessa, ricevendo un bacio sulle labbra.
Torniamo poco dopo in auto, infreddoliti e ci rimettiamo in viaggio verso casa mia. Arrivati, restiamo a baciarci per un tempo indefinito e nessuno dei due sembra volersi staccare, o almeno, io non voglio proprio. E spero vivamente che sarà sempre così, che questa voglia non si plachi, che il bisogno dei baci sia sempre presente, sempre forte.

Come Un Fulmine A Ciel Sereno. |Benji e Fede|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora