Trentaduesimo capitolo.

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Federico's pov.
Gennaio è quasi finito. Il primo mese dell'anno è volato via troppo velocemente, portando a noi tante nuove novità.
Vedo all'orizzonte uno dei miei sogni realizzarsi, anche se non vorrei ancora dirlo ad alta voce, impaurito che qualcosa possa rovinarsi come già è successo in passato.
Cammino per la strada tranquillamente, con le cuffie nelle orecchie, ascoltando Cesare Cremonini, mentre raggiungo casa della mia ragazza. Ormai è diventata un'abitudine andarla a trovare senza neanche avvisarla, tanto so che in settimana è sempre a casa da sola a studiare e quindi le vado a fare compagnia. Busso al citofono e prendo l'ascensore fino al piano giusto.
Lei mi aspetta fuori la porta d'ingresso, con gli occhi rossi dal pianto, il viso stanco.
«Che è successo?» le domando preoccupato, prendendola immediatamente fra le mie braccia e accarezzandole i capelli.
«Nulla» dice balbettando.
«Sto studiando, non riesco a capire praticamente nulla e domani ho un compito» aggiunge velocemente, entrando a casa, più ansiosa che mai.
Inizia a camminare avanti e indietro per la sua stanza, con il libro fra le mani, leggendo velocemente, mentre io mi siedo sul suo letto, in difficoltà. Vorrei veramente aiutarla e calmarla, ma non ho proprio la minima idea di come fare.
Pochi minuti dopo, il libro praticamente vola per la stanza, mentre la mia ragazza mi si siede accanto.
«Ci rinuncio, non ci riesco. Non ricordo nulla. Sono completamente stupida» urla irritata, mentre di nuovo la stringo a me. La sua testa è contro il mio petto ed io continuo ad accarezzarle la schiena con una mano.
«Prima di tutto, cerca di tranquillizzarti» le dico, prendendole il viso fra le mani. Mi guarda con tristezza, mentre un'altra lacrima le scorre lungo la guancia. Io la fermo con il pollice.
Non voglio assolutamente che stia così male, men che meno per la scuola.
«Non ci riesco, non ci riesco. Io ci tengo ad andare bene, eppure non sta succedendo. I miei voti fanno proprio schifo, ultimamente, nonostante stia studiando tantissimo» sbotta nervosa, rabbrividendo più volte.
Le prendo la coperta che tiene poggiata ai piedi del letto, sistemandogliela sulle spalle, mentre lei si stende, poggiandosi con la testa sul suo cuscino. Mi stendo accanto a lei, così siamo faccia a faccia, nonostante lei fissi il vuoto.
«Senti, Fra'» la richiamo, facendo sì che il suo sguardo sia su di me.
Mi prende la mano delicatamente, intrecciando le sue dita con le mie, mentre io le abbozzo un sorriso.
«Non importa come andrà questo compito o tutti gli altri, non importa assolutamente nulla, anche se io, fra l'altro, sono sicuro che andrà benissimo» le dico con sincerità, guardandola seriamente negli occhi che pian piano stanno perdendo il rossore causato dal piano. Intanto le accarezzo la nocca della mano.
Alla mia ultima affermazione, fa una smorfia contrariata.
«Sono sicuro andrà bene, ma se pure non fosse così, sai una cosa? Ma chi se ne frega! Recuperi tranquillamente perché sei una ragazza intelligente e capace e non sarà di certo un brutto voto a non renderti tale. Non conta un cazzo, quel voto» aggiungo ancora, mentre i suoi occhi non smettono di essere immersi nei miei e la sua mano stringe più forte la mia.
Finalmente mi dedica un piccolo sorriso ed io già mi sento automaticamente meglio e sento uno strano calore all'altezza del petto, mentre lei mi stampa un bacio sulle labbra.
Sembra essersi ripresa ed io ne sono seriamente felice, perché se lei sta bene, anche io sto bene. Questo è qualcosa di cui mi sono accorto proprio da poco.
«Stai meglio?» le domando, spostandole una ciocca di capelli biondi dalla faccia. Lei annuisce.

«Abbastanza. Sei molto bravo a mettermi di buon umore» mi spiega lei, passandomi un dito sul naso e sorridendo.
Non posso che pensare a quanto sia bello vederla di nuovo di buon umore e a quanto sia bella lei.
«Ci tengo a farlo. Ci tengo che tu sia felice» le dico mentre le sfioro la guancia. I suoi occhi scrutano ogni centimetro del mio viso.
Mi piace tenerla così vicino e stando con lei, sto provando emozioni che non vivevo più da tempo.
«Ci tengo perché ti amo» aggiungo in un sussurro. Lei però si sicuro ha sentito le mie parole, anche perché la sua espressione cambia, trasformandosi in qualcosa di indecifrabile.
Ha un sussulto e non mi risponde .
Restiamo in silenzio entrambi, fermi, immobili.
Non so cosa mi aspettavo, dopo averle detto che la amo. Di sicuro non mi aspettavo questo silenzio straziante.
Perché non mi dice niente? Credevo seriamente si fosse innamorata anche lei, ma probabilmente ho frainteso tutto o comunque, ho affrettato le cose.
Mi abbraccia di nuovo, senza dire neanche una parole ed è strano, veramente strano, visto che di solito, parla sempre ed esprime ciò che pensa, ciò che prova. Ora però, in questo preciso momento in cui avrei bisogno di almeno una sua mezza parola per restare a galla, resta in silenzio e mi abbandona.
Anche quando sembra stia per dire qualcosa, serra nuovamente le labbra e non mi parla.
Mi sento veramente uno schifo, perché per me, che di solito parlo poco ed evito di parlare ciò che provo, 'sta volta ho rivelato ciò che ho dentro con grande spontaneità e con una semplicità assurda, ma a differenza di ciò che mi sarei aspettato, mi sono ritrovato un muro di fronte.
Un muro che non so proprio come scavalcare, soprattutto senza un suo minimo aiuto.
Forse non dovrei prendermela così, magari non è pronta a dirmi che prova lo stesso, magari non è ancora sicuro, magari qualunque cosa.
Magari, magari, magari.
È inutile cercare giustificazioni e soprattutto è inutile negarlo: ci sono rimasto male.
Ed ora ho paura anche che tutto ciò che io e lei abbiamo creato, possa rovinarsi.
O forse, già è successo, già si è rovinato tutto.
Non so niente, se non che quei due occhioni azzurri di cui mi sono innamorato, al momento mi guardano senza rivelare nulla, come se dietro di essi, il sipario fosse chiuso.
Con una scusa le dico che devo proprio andare, per non dirle che al momento ho veramente solo bisogno di stare da solo a rimuginare su tutto.
Lei non insiste sul farmi restare, o forse sa semplicemente meglio di me che al momento questa sia la cosa migliore, più giusta.
Mi stampa un bacio sulla guancia e mi stringe forte, prima che io vada via.
Quell'abbraccio me lo porto per tutto il viaggio di ritorno e pure quando arrivo a casa.
Non pensavo mi sarei sentito così dopo un nuovo, piccolo e sincero "ti amo".

Francesca's pov.
Mi ha detto "ti amo".
Federico mi ha detto "ti amo" ed io sono rimasta in completo silenzio.
Sono una stupida, una vera e completa stupida.
Probabilmente dopo questo non vorrà più vedermi ed io l'avrò perso per sempre. Il solo pensiero di ciò mi fa stare tremendamente male, perché io voglio e ho bisogno di lui nella mia vita e man mano me ne rendo sempre più conto.
Eppure quando mi ha detto che mi ama, sono rimasta completamente in silenzio, con mille emozioni contrastanti in corpo: felicità, ansia, stupire, paura.
Non mi era mai capitato che un ragazzo mi amasse, mai.
Ed il modo in cui me l'ha detto, con quella dolcezza, quella sicurezza e felicità stampata nello sguardo, mi ha colpito profondamente nel cuore.
Ed ora, probabilmente, sicuramente, ho perso tutto.
Ho paura, tantissima.
Rob mi raggiunge appena le dico che ho seriamente bisogno di lei, nonostante sia tardi e nonostante sia sicuramente molto stanca.
«Dimmi tutto!» esordisce appena ci ritroviamo sole nella mia stanza.
è tardi, da poco abbiamo finito di cenare e lei è qui per me.
Le spiego tutto nei minimi dettagli, anche se in realtà, non c'è molto da raccontare.
«Ma tu sei completamente scema?!» mi domanda retorica appena finisco di parlare.
Io annuisco, incapace di fare altro.
Mi sento veramente scema, molto.
«Perché non gli hai risposto?» mi chiede ancora, mentre cammina avanti ed indietro per la mia piccola stanza che contiene un'esplosione di colori.
Guardo il muro di fronte a me, insicura, incerta, con un peso enorme sullo stomaco.
«Non lo so...io non lo so cosa provo per lui» ammetto in difficoltà, balbettando, mentre inizio a sentire il viso particolarmente caldo.
Sono una persona molto espansiva, che parla sempre di tutto, o quasi. Parlare dei miei sentimenti, non mi è per nulla semplice. Infatti, questi, i miei sentimenti, li esprimo attraverso la scrittura. Solo quando scrivo, riesco a parlare di me nel profondo e di ciò che provo.
«Lo ami?» mi domanda la mia migliore amica, sedendosi accanto a me sul mio letto, guardandomi con serietà.
«Credo...credo di sì» balbetto in difficoltà, stringendomi le mani una contro l'altra, rabbrividendo e avendo freddo, pur tenendo il viso in fiamme.
«Ce credo, ma non sono sicura, non lo so» aggiungo ancora.
«Devi esserne sicura. Ma comunque dovevi rispondergli qualcosa...» ribadisce, mentre io annuisco, pensierosa più del solito.
Non so cosa provo, non so che sento, non capisco nulla. Ho mille domande, preoccupazioni e ansie per la testa e non so come affrontarle.
Il problema maggiore poi è che nessuno può aiutarmi a capire, posso capirlo solo io, solo io posso scavarle nel mio profondo, nel mio cuore, per capirci qualcosa.
«Però, se io ti posso dare un mio parere, io vedo i tuoi occhi quando vedi Federico, o parli di lui o di qualcosa che gli riguarda. In quei casi, i tuoi occhi brillano più del normale, diventano grandissimi e luminosi, inizi a sorridere e a tremare. Credo che tu debba tener conto di ciò. I tuoi atteggiamenti, fanno capire molto» mi dice Rob, abbracciandomi.
Credo abbia decisamente capito che io sono in completa confusione.
«Devi mettere in chiaro le idee e appena ci avrai capito qualcosa, devi subito parlarne con lui. Ti ama e starà aspettando solo di sapere cosa provi tu, fidati, lo dico per esperienza» mi dice saggiamente la mia migliore amica, facendo riferimenti a se stessa e Benjamin.
Io però ho una grande paura. Se ammetto di amare Federico, qualcosa potrebbe cambiare.
Cambierebbe perché il nostro livello di relazione si alzerebbe di un bel po' e se qualcosa si spezzasse, si soffrirebbe molto di più. Ed io di questo ho paura: di soffrire.
Ma forse è inevitabile, forse certe cose devono accadere e basta, forse dovrei ammettere a me stessa cosa provo, senza aver paura.
L'unica cosa che so ora è che ho una paura tremenda di perdere Federico.
Ho paura di perdere la persona che si è innamorata del disastro che sono.
Ho paura di perdere la persona a cui forse ho spezzato il cuore, con il mio silenzio.
Le parole spesso distruggono più di pugni e calci e forse anche i silenzi, sono capaci di ciò. 

Come Un Fulmine A Ciel Sereno. |Benji e Fede|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora