Trentesimo capitolo.

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Roberta's pov.
Passo più volte le mani sul vestito nero che indosso e che aderisce perfettamente al mio corpo, cosa che mi mette piuttosto in imbarazzo. Mi guardo più volte allo specchio, controllando sia tutto perfetto, dal trucco ai capelli. Ci tengo ad essere il più vicino possibile alla perfezione.
È capodanno ed io, Ben e i nostri amici siamo stati invitati da Zambo a casa propria e da quanto ho potuto comprendere è una di quelle case enormi, stratosferiche, capace di ospitare parecchie persone e capace anche di farti perdere.
Mentre sono persa nei miei pensieri, il mio cellulare squilla, facendomi sobbalzare. Rispondendo scopro sia Ben che mi dice di esser arrivato sotto casa e che devo uscire.
Saluto velocemente i miei genitori e mia sorella con un abbraccio ed esco, mentre loro mi dicono di far attenzione, come al solito. Ridacchio pensando al fatto che me lo dicano ogni medesima volta che esco dal portone principale, mentre mi dirigo verso l'auto del mio ragazzo, per poi entrarci.
«Buonasera piccola» mi dice lui con voce profonda, sfiorandomi il mento con una mano e stampandomi un bacio lento. Mi perdo per qualche attimo nei suoi occhi che stasera sono più luminosi del solito, anche se non so come ciò sia possibile, visto che già solitamente sono due fari in mezzo al buio.
Sotto al cappotto noto una camicia bianca, leggermente sbottonata. Credo dovrebbe abbottonarla, perché già mi sto ingelosendo parecchio.
Lui mi dedica diverse occhiate, mentre mi prende la mano con la sua, intrecciando le nostre dita.
«Sei bellissima» mi dice con dolcezza, mentre in volto gli spunta un sorriso. Credo di esser arrossita almeno un po', mentre lo ringrazio e gli stampo un bacio sulla guancia. È strano forse che dopo svariato tempo che stiamo assieme ancora reagisco così, ma è più forte di me.
Ben mette in moto l'auto e partiamo, accende la radio ed io mi guardo attorno mentre le canzoni passano e cambiano. Il mio ragazzo canticchia ed io mi lascio coccolare dalla sua voce, mentre poggio la testa al finestrino e tengo la sua mano.
Venti minuti più tardi siamo fuori la porta di casa di Zambo. La musica si sente forte e mentre suono al campanello, Ben mi tiene il bacino con le braccia, mentre il suo capo è poggiato sulla mia spalla.

«Sei comodo?» gli domando dedicandogli uno sguardo e poggiando le mie mani sulle sue e in risposta lui annuisce con un sorriso.
Il nostro amico ci apre la porta di casa propria, accogliendoci con un sorriso a trentadue denti e facendoci vedere dove poggiare i cappotti.
Nel suo grande salone arredato in stile moderno, sono già presenti una ventina di ragazzi e ragazze. Le ragazze sono una più bella dell'altra ed io sento una fitta allo stomaco, perché mi sento fortemente inferiore. Loro hanno dei fisici praticamente perfetti, sono truccate e pettinate benissimo. Io no. Non ho mai avuto autostima e stasera ne ho ancora di meno.
Ben si fa porgere il mio cappotto e mi guarda in modo enigmatico, mentre mi stringo le braccia attorno al corpo. Sono ferma in mezzo alla grande stanza, mentre il mio ragazzo saluta varie persone, per poi tornare da me e portarmi con sé. Alcuni ragazzi e ragazze mi elencano i loro nomi, ma io li dimentico l'attimo dopo che si sono presentati, perché ho una pessima memoria per queste cose. In più, ora come ora, sono più timida del solito e tendo a parlare pochissimo finché non arrivano i miei amici con cui mi sento davvero a mio agio. Gli ultimi ad arrivare sono la mia migliore amica ed il suo ragazzo.
«Abbiamo fatto tardi per via di Fede, come sempre» dice la bionda urlando troppo come sempre.
«Non dare sempre la colpa a me...» borbotta il suo ragazzo, che riceve un'occhiataccia terribile in risposta. Non litigheranno proprio ora, vero?
Nonostante questi dubbi, la serata va avanti ed io finalmente riesco a sciogliermi, iniziando anche a ballare. In realtà, non sto proprio ballando, ma sto semplicemente muovendo poco poco i fianchi a destra e sinistra, mentre mi avvicino al tavolo delle bevande.
Prendo uno dei bicchieri colorati, ma nell'esatto momento in cui faccio ciò, mi sento solleticare i fianchi che sono coperti soltanto da un leggero materiale semitrasparente. Sobbalzo al contatto, per poi notare sia il mio ragazzo.
«No piccola, non bere. Il nostro primo capodanno ci tengo che lo passi da sobria» mi dice all'orecchio per poi ridere e stamparmi un bacio sul naso.
Io non posso far a meno di mettere il broncio, dopo questa notizia.
Appena nota questa mi espressione, mi prega di non farla, perché sono fin troppo dolce per i suoi gusti. Ovviamente non gli do assolutamente ascolto, o almeno finché lui non mi stringe forte a sé, abbracciandomi.
Affondo la testa nel sul collo, mentre lui gioca con le punte dei miei capelli. Alzo poi la testa per guardarlo meglio e i miei occhi incontrano i suoi che oggi sono grigi.
Mi sento quasi mancare il fiato mentre mi sorride e non posso evitare di rabbrividire, quando mi stringe forte a sé. Non provavo delle emozioni così da tanto, o forse da sempre. Mi sembra tutto così nuovo, così intenso e non riesco minimamente a staccarmi da lui.
I ragazzi attorno a noi stanno iniziando ad agitarsi, mentre alla tv inizia il conto alla rovescia. 10... 9... Ripenso velocemente a tutto l'anno che sta finendo, a quanto questo mi abbia portato dolore, sfiducia, pianti, rabbia. 6...5... Ma mi ha portato anche degli amici veri con cui posso essere me stessa al 100% e mi ha portato Ben. Lo stringo più forte e lui fa lo stesso con me. 2...1...
Le bottiglie di champagne vengono aperte, o meglio, praticamente scoppiano. Lo champagne comincia a riversarsi ovunque, ma a me non interessa minimamente, sto pensando solo a me e Benjamin.
«Ti amo» gli dico con un filo di voce all'orecchio.
«Mi sono innamorato di te» mi annuncia nello stesso istante, come se mi avesse letto nel pensiero.
Il mio cuore inizia a battere all'impazzata, sento che potrebbe uscirmi fuori dal petto da un momento all'altro. Mi sento frastornata, ma felice. Realmente felice. Si è innamorato di me, mi ama ed è l'unica cosa che importa al momento. Il resto del mondo ora può pure sparire.
Ci baciamo e sento che qualcosa è cambiato, che c'è più forza, più sentimento, più amore. Ora c'è la consapevolezza che è amore. Continuiamo a sorridere l'uno sulle labbra dell'altra e se fosse per me, non mi staccherei mai, ma attorno a noi tutti si stanno facendo gli auguri e mi sa che io e il chitarrista dobbiamo unirci a ciò.
«Auguri, amore» mi dice lui con dolcezza, stampandomi un altro piccolo bacio. Mi ha chiamato "amore" per la prima volta e non credo di poter spiegare tutta la felicità che ho in corpo in questo momento. Mi sento come capace di toccare il cielo con un dito.
Facciamo gli auguri un po' a chiunque, io mi ritrovo chiusa in svariati abbracci dai miei amici e da Fran, che credo sia leggermente brilla. Anche io volevo, però ora che ci penso è stato meglio così, perché mi sono goduta la scoperta che quel meraviglioso ragazzo che mi sta di fronte ora, si sia innamorato di me. Proprio di me, la solita e mediocre me di cui non ho mai creduto qualcuno potesse innamorarsi.
Non riesco a stargli lontana, stasera più che mai. Continuo a stringerlo e baciarlo, anche se non posso negare di essere in imbarazzo, per le troppe persone che sono attorno a noi, che ballano, ridono, bevono.
«Ti va di andar via?» mi chiede lui all'orecchio ed io annuisco.
Non perché mi stia annoiando o cose del genere, ma semplicemente sento il bisogno di stare sola con Ben e pare che lo stesso valga per lui.
Salutiamo solo Zambo, ringraziandolo dell'ospitalità, ma credo sia troppo ubriaco per capire veramente cosa gli abbiamo detto.
Pochi minuti dopo siamo in auto con l'umidità dell'esterno che appanna completamente i vetri. Io ho le orecchie che continuano a fischiare, ma continuo a sorridere come una deficiente.
Giriamo per la città in auto, poi Ben mi chiede se mi va di andare a casa con lui ed io annuisco, nonostante la situazione mi metta un po' in imbarazzo.
Arriviamo in poco tempo, perché la tangenziale è completamente libera, visto che tutti saranno o a casa, o in centro.
Mentre saliamo le scale del palazzo dove abita Ben, mi rendo conto di quanto io sia stanca e di quanto le gambe mi pesino. Tengo la mia mano intrecciata a quella del mio ragazzo e non ho intenzione di lasciargliela neanche per un secondo.
Una volta dentro, il calore della casa ci investe completamente ed io ne sono più che contenta perché il freddo pungente stava prendendo la meglio su di me.
Lui mi sussurra di rilassarmi e fare veramente come fossi a casa mia, anche se io non ci riesco completamente.
Ora siamo soli ed io posso baciarlo quanto mi pare e piace. Non mi staccherò mai, probabilmente.
«Ti ho già detto che ti amo?» mi chiede Ben, mentre mi stringe a sé e mi stampa un paio di baci lungo il collo. Siamo in camera sua, abbracciati, stesi sul letto uno accanto all'altro. Non riesco a rispondergli immediatamente, non perché non ne abbia voglia, ma perché prima di tutto devo ricollegare il corpo con il cervello e rendermi conto di tutto ciò che è accaduto e sta accadendo.
«Ti ho già risposto che ti amo anche io?» gli chiedo con un filo di voce, mentre mi lascio sfiorare il corpo dalle sue labbra e dalle sue dita delicate. Dalla bocca, alle guance, dal collo alle spalle. Le sue mani percorrono le lunghezza del mio busto, sfiorandomi i fianchi e arrivando alle cosce che ad un tratto stringe con sicurezza.
Stranamente il solletico non prende la meglio su di me, forse perché sono in ansia e la mia mente ormai è altrove. Le mie mani si poggiano sulle sue spalle, larghe, forti, mentre risalgono lungo la camicia e si ritrovano a sfiorarne il colletto. Nello stesso preciso istante i nostri sguardi si incontrano, più per darci sicurezza che altro. Sappiamo entrambi più o meno dove andremo a parare.
Dal suo sguardo però capisco che voglia sapere se ne sono sicura, se io voglia, se non voglia scappare. Gli faccio capire che sto qui, che voglio, che non scappo, non potrei mai. Glielo sussurro all'orecchio, aggiungendo poi un nuovo "ti amo".
Le sue mani si poggiano sulla cerniera del mio vestito, mentre io indugio sulla sua camicia bianca. Le mie mani iniziano a tremare e lui le prende fra le sue, baciandole. I primi bottoni della sua camicia vengono sbottonati da lui stesso, ma io lo fermo.
«Faccio io» sussurro con voce tremante, mentre lui mi bacia nuovamente. Continuo il lavoro da lui iniziato, lentamente, scoprendogli piano il busto ed accarezzandoglielo delicatamente con i polpastrelli delle dita. Al mio tocco lo sento rabbrividire e il suo sguardo cambia. Ora è più rilassato, azzarderei anche sognante.
Poi vengo anche io liberata dal mio vestito. Lui fa tutto molto lentamente, forse per paura che l'imbarazzo prenda la meglio su di me e che mi possa bloccare.
«Sei bellissima» mi dice ad un tratto, nel silenzio totale. Quasi sobbalzo, mentre sento tali parole.
Forse è in quel preciso istante che ritorno alla realtà. Capisco che ho paura e non posso negarlo. Paura di sbagliare, paura che veda o provi qualcosa che gli possa non piacere. Ma quella frase, detta con tale spontaneità quasi mi rassicura, quasi mi fa sentire veramente bella, bellissima.
Voglio convincermi che andrà tutto bene.
Lo guardo negli occhi, baciandolo e lasciandomi trasportare dall'amore, mentre le sue mani scoprono nuove parti di me.

Come Un Fulmine A Ciel Sereno. |Benji e Fede|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora