Roberta's pov.
Il sonno mi avvolge con una dolcezza immensa, finchè non vengo svegliata in mal modo dalla mia migliore amica. Sono distesa su di un lato, sul mio meraviglioso e amatissimo letto, stretta al cuscino, quando tutto viene rovinato.
«Alzati immediatamente da qua, andiamo a ballare» mi dice lei nervosa, tirandomi per le braccia e cercando di farmi cadere a terra. Toglie le coperte che pochi attimi fa mi ricoprivano e già solo per questo motivo potrei ammazzarla. Credo che ora piangerò per convincerla a lasciarmi stare.
«Lasciami stare, per favore» supplico sotto voce, ma lei è irremovibile.
«Vai da Federico» aggiungo borbottando e schiacciando il viso più forte contro il cuscino. Proprio non mi va di prepararmi, uscire, divertirmi. Voglio solo stare a casa mia a deprimermi, con il letto e il cuscino vicini che mi consolano.
«No comment per questa cosa che hai detto» mormora la mia amica sentendo nominare il moro. Scommetterei qualunque cosa che stia sorridendo. Ma il momento di tranquillità finisce presto e lei ricomincia a tirarmi con più forza di prima. «Alzati subito, altrimenti ti faccio cadere» mi minaccia la bionda, alzando il tono di voce come sempre. Non sopporto più che mi urli nelle orecchie ed ho capito perfettamente che lo farà finchè non mi alzerò dal letto, quindi mi alzo, non prima di aver dedicato parole d'amore al mio compagno di avventure, promettendogli di tornare presto.
«Vai a preparare, mettiti questi. Già ho avvertito tua mamma che uscirai con me e verrai a dormire a casa mia» aggiunge ancora lei, passandomi un abito scuro da indossare. Sbuffo sonoramente, recuperando l'intimo e le scarpe da indossare, perdendo almeno altri dieci minuti di orologio.
«Sono una rompipalle, ne sono consapevole, ma non posso più vederti in queste condizioni» sento dire ancora dalla bionda, impegnata a sistemare le lenzuola del mio letto. Le dico che sistemerò io, ma lei non vuole sentire nient'altro e mi intima di andare in bagno, urlando. Perché lo fa sempre? Perché?
Mi chiudo nel bagno, lavandomi e cercando di dimenticare tutto il resto, tutto ciò che sta accadendo, concentrandomi solo sull'acqua calda che cade e mi sfiora il corpo, creandomi brividi. Vorrei restare qui per sempre a fissare il muro bianco che ho di fronte.
Un'ora dopo circa sono seduta in camera mia con il vestito scuro indosso che mi fascia decisamente troppo il corpo e Fran che mi sta asciugando i capelli lentamente. Mi sa che fra un po' mi addormento così, perché è davvero rilassante. Appena lei finisce, mi trucco velocemente ed anche parecchio svogliatamente.
Ci ritroviamo poco dopo in automobile e Fran che continua ad urlare entusiasta che si va a ballare. Io continuo a guardare la strada dinanzi a me, ma lei mi distrae non poco.
«Ti porto dove vuoi tu, però smettila di urlare» le dico, guardandola male. Lei di risposta ride e mi stampa un bacio sulla guancia. È impazzita. Durante tutto il tragitto, smette di messaggiare si e no due minuti. Questi giovani d'oggi sono sempre attaccati al telefono. Okay, ora sembro mia nonna.
Ci ritroviamo in una delle discoteche più in voga del centro, che è anche parecchio affollata e non posso non ammettere di sentirmi un po' oppressa, ma una volta che sono qui, tanto vale divertirsi. Una puzza di sudore, sigaretta, alcool e chi ne ha, più ne metta, mi invade completamente le narici, creandomi fastidio. Lo stesso credo provochi alla mia migliore amica, che continua a storcere il naso.Dopo esserci fatte spazio fra i tanti ragazzi ammassati uno contro l'altro, io mi dirigo direttamente al bancone dei drink e dopo averne bevuto tre o forse anche quattro, la sensazione negativa che ho, scompare magicamente, lasciando spazio alla libertà, alla felicità, all'entusiasmo. Mi metto al centro della pista da ballo, sentendo la timidezza che di solito mi assale, molto molto lontana. Inizio a ballare, scatenarmi, dimenticandomi di qualunque cosa. Inizio ad ammiccare, mandare sguardi ai ragazzi, ballarci, restandogli vicino. Uno particolarmente carino, alto e dai capelli chiari, mi prende per il bacino, stringendomi a se. Io rido mentre lui mi chiede all'orecchio come mi chiami. Rido nuovamente senza rispondere perché nell'avvicinarsi, mi ha fatto il solletico. Lui mi sorride e poco dopo siamo vicini, fin troppo, siamo sul punto di baciarci, ma qualcosa mi catapulta via da lui. La causa è una testa bionda, che mi porta lontana dal ragazzo, facendomi sedere in un posto un po' più tranquillo del locale, su di un divanetto basso, scuro e freddo.
«Perché mi hai trascinato via? Mi hai detto di divertirmi, lo stavo facendo» dico io polemizzando, per poi ridere. Non ci capisco proprio niente. Mi rialzo dal divanetto e dopo aver ripreso un po' di equilibrio, ritorno in pista, alla ricerca del ragazzo carino di prima, senza riuscire a trovarlo. Continuo a divertirmi, ballare, urlare, senza ragionare. È per questo che di solito piace bere: perché fa dimenticare tutto ciò che ci fa male, di solito. E sì, è comodo. È comodo dimenticare il dolore, invece di affrontarlo, perché affrontare e battere il dolore è troppo, troppo difficile e faticoso. E a volte tutto lo sforzo neanche basta, perché il male ti annienta comunque.
«Finalmente ti ho ritrovata! Andiamo a casa, su» mi dice Fran all'orecchio, tirandomi per un braccio. Io voglio restare qui, quindi le faccio il broncio, ma lei non mi calcola e ci resto ancora più male.
«Come torniamo a casa? Guido io?» le domando, mentre usciamo dall'affollata discoteca ed il freddo ci assale completamente. Una folata di vento mi fa rabbrividire vistosamente e mi stringo di più nella mia giacca di pelle, mentre mi rendo conto di non riuscire bene a reggermi in piedi e mi mantengo alla bionda, impegnata ad armeggiare col telefono.
«Ma neanche per sogno, ho chiesto a mio cugino di venire a prenderci» mi spiega sguardandosi attorno e facendomi sedere su una fredda panchina. Credo si senta sola, quest'ultima, quindi mi stendo addosso a lei e l'abbraccio.
Dopo non so assolutamente quanto tempo, sono stesa sui sedili posteriori nell'auto del nostro amico e cugino di Fra, stesa sui sedili posteriori. La mia amica è seduta accanto all'autista, chiacchierando. Ma non si parla con gli autisti sconosciuti! Ah no, quello non è sconosciuto.
Quando sto per chiedere qualcosa ad entrambi, lui frena violentemente ed io mi ritrovo la testa schiacciata nel sedile davanti. Scoppio a ridere, senza riuscire a smettere neanche un secondo. «Oddio Rob, ti sei fatta male?» mi domanda immediatamente Fran, girandosi e chinandosi verso di me per aiutarmi. Ho praticamente i suoi capelli in faccia e in realtà non solo quelli e se mi vedesse in questo momento, Federico sarebbe moooolto invidioso di me. Gne, gne.
«Ma che domande fai? Che dici! Non sono fatta» esclamo con tanta felicità, scoppiando di nuovo a ridere come una pazza. Ma quanto è bello ridere? Anche se ammetto di avere una risata strana. O forse posso dire sia speciale. Si, è speciale. Spero di non vomitare nell'auto.
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Come Un Fulmine A Ciel Sereno. |Benji e Fede|
FanficA volte la vita può sorprenderti. Una serata, può cambiare il tuo futuro, donarti amicizia, fiducia, amore. Una serata, può mandare all'aria tutto ciò che ti eri prefissato precedentemente. Un serata in cui arrivano nuove persone nella tua vita, co...