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Scesi le scale, passai per il lungo corridoio con solo la luce della luna che entrava dalle grandi finestre. Non capivo perché lui mi voleva vedere ora, ma sono pronto. Prima parla e prima mi posso vendicare.

Lo trovo fermo, il suo viso è rivolto alla luna, mi metto di fianco a lui.
- Lei è qui- non capisco di chi parla, ma inizio a camminare con lui.

Parlo con il mio lupo, devo tenermi pronto, non sapendo quale pericolo mi potrei trovare davanti.
Camminiamo fino a che non arriviamo davanti a una cascata. Nessuno dei due ha detto una parola, ed è meglio così. Peccato che, poco di prima di arrivare, decide di rompere il silenzio.

- Sei silenzioso come me – è una domanda o un'affermazione? In ogni caso non rispondo.
- So che ti piace l'acqua, ed è una strana cosa per un lupo. Questo l'hai preso da tua madre. -
Continuo a non dargli corda, visto che non sono queste le risposte che voglio.
- Hai viaggiato in molti posti, ma hai anche sbagliato. -

- Non venirmi a dire dove e quando ho sbagliato, non ne hai il diritto! E poi, io non sono come te, io mi prendo le mie responsabilità. -
- Come con la tua compagna? Rifiuti il fatto che la luna l'abbia scelta e... - non lo lascio finire, dandogli una spinta.
- Non parlare di lei, non sai niente della mia vita. E ora dammi le risposte che voglio! -

Il nostro scontro viene interrotto da una donna che esce dall'acqua. I suoi lunghi capelli neri e i suoi occhi sono la prima cosa che mi colpisce, sento qualcosa dentro di me, come se avessi visto già quella donna. Cerco di ricordare dove, mentre lei avanza verso l'uomo di fronte a me, ma senza mai staccare i suoi occhi dai miei.
Una volta davanti a me, i suoi occhi cercano di trattenere delle lacrime che minacciano di scendere.

- Sei la donna nei miei sogni, la guardiana. – Le dico, ricordando uno dei sogni che facevo spesso da piccolo.
- La guardiana... – lui inizia a ridere, fermandosi subito alle nostre occhiate malevole.

- Âaron, sono così felice di vederti. Ma avrei preferito che tu non fossi venuto. Devi andartene, qui non sei al sicuro. -
- Questo cocciuto non ha intenzione di andare, almeno fino a quando non ci sfideremo. Pensa che noi l'abbiamo abbandonato! E per questo che voglio che ci parli, del resto è tuo figlio! -
Rimango fermo a guardare quella scena, la donna che ho di fronte è mia madre, ecco perché sento questa forte sensazione di appartenenza.
- Mio figlio è in pericolo qui! E tu devi rivelare il perché della nostra scelta. E poi è arrivato fino a qui da solo, senza il Kolię, devi parlare con lui. -
- Scusami tanto se ti ho portato tuo figlio per fartelo vedere, visto tutti i pianti che hai versato. Poi è qui perché vuole sapere la verità, cosa gli importa di avere una stupida collana...-

I due iniziano a litigare dimenticando che sono qui presente. E mentre mi gusto la scena inizio a ridere, attirando la loro attenzione.
- SONO IN VIAGGIO NON SO PIÙ DA QUANTI ANNI, HO UCCISO LA MIA FAMIGLIA PERCHÉ QUALCUNO HA DECISO DI ABBANDONARMI SENZA SPIEGARMI CHI ERO E COSA POTEVO FARE... e voi litigate per chi deve dirmi la verità! – dico, senza riuscire a trattenere la rabbia per la situazione.
La donna cerca di avvicinarsi a me, ma indietreggio. Vedo bene di averla ferita, ma non posso fare altrimenti.

- Âaron io... - l'uomo tossisce attirando l'attenzione della donna – noi non abbiamo mai voluto abbandonarti, ma il consiglio ce lo ha imposto. –
- Il consiglio? Siete due Originali, un lupo e una sacerdotessa, insieme siete i più forti. E voi volete farmi credere che avete paura di uno stupido consiglio? – mio padre affianca la donna mettendo la sua mano sulla sua spalla.
- Ragazzo, hai mai sentito parlare di Rådet? - Faccio cenno di no con la testa.
- Bene, sarà una lunga notte questa- aggiunge, sedendosi su una roccia e invitando noi a fare altrettanto. Ma la mia cocciutaggine mi impone di restare in piedi.

- Allora, da dove partiamo, amore? Sai che siamo gli Originali. Quando l'uomo venne creato, venimmo alla luce anche noi e tutto quello che di magico esista. Tutti pensano che la magia sia nata dalle mani degli El'xf, ma si sbagliano. I Rådet hanno creato tutti noi: l'uomo, i lupi, gli Elfi, le Ninfe, tutto questo mondo è stato creato da loro. Quando io e tua madre ci siamo conosciuti, abbiamo rotto l'equilibrio della natura; dovevamo ucciderti ma abbiamo preferito farti vivere e sacrificarci per te. Loro non ce l'hanno mai perdonato, e farti vivere è stata la nostra condanna. Io non posso uscire dalle mie Terre, mentre tua madre non può uscire da questa zona. E mentre crescevi e diventavi più forte, decisero che tu fossi un pericolo per loro. Così hanno voluto punirci ancora di più. Solo quando c'è la luna piena Ramira può uscire dall'acqua, ma siamo sempre costretti a non vederci. Ma... - la sua mano si appoggia su quella della compagna - se tornassi indietro lo faremmo di nuovo. Certo, se avessi saputo che lei entrava nei tuoi sogni ti avrei detto quello che ti riguardava, e anche che il Tempio della Luna non si tocca- dice, guardandomi male.
- Ma io l'ho fatto! Ti ho raccontato tutto! -
Le faccio di no con la testa, lei si alza e viene di fronte a me.
- Permettermi di entrare e vedere se ti hanno fatto qualcosa, se ti hanno contaminato... ti prego! - Lascio che la sua mano si appoggi sul mio petto. Chiude gli occhi, vedo delle lacrime scendere sul suo viso, l'uomo si avvicina restando dietro di lei, le sue mani si appoggiano sui suoi fianchi come a volerla sorreggere.
- Piccolo mio, ti hanno contaminato con l'odio. Hanno ucciso i tuoi genitori, facendoti credere di essere tu il colpevole, l'assassino. -

- Tu menti! - cerco di allontanarmi, ma qualcosa mi ferma. La sua mano sul mio cuore.
- Senti, guarda dentro di me e dentro tuo padre. Saprai che dico il vero. -
La mia mente inizia a vedere delle immagini del passato: la mia nascita, l'ordine del consiglio, un uomo che correva portandomi nel villaggio dove ero cresciuto. Vedo anche la notte della luna piena, un'ombra che uccideva i miei genitori, mentre io mi trasformavo e svenivo. Vidi le lacrime di mia madre, il dolore di mio padre... - rimango fermo a guardare le due persone di fronte a me, incapace di parlare.

Per anni ho pensato a vendicarmi e uccidere le due persone davanti ai miei occhi, ma ora... ho capito che il nemico è un altro.

- Pagheranno per quello che hanno fatto... - mio padre mi affianca.
- Non puoi. Pensi che io non ci abbia provato? -
- Tu non sei me! Ho la tua forza e la sua magia - mia madre lo osserva per un attimo, e dentro al suo sguardo rivedo quello della Ninfa.

- Può, ma ha bisogno della Kolię e della sua compagna. -
- Lui l'ha rifiutata! – aggiunge mio padre in tono duro.

Lei mi guarda e inizia a ridere, mentre mio padre si avvicina - Non dirmi... - inizia ad annusarmi, mentre io cerco di spostarmi, ma con troppo ritardo. Lui inizia a ridere, la mamma gli dice di smetterla.
- Non la condurrò con me, è pericoloso! -
Aggiungo, mentre mi siedo sul grande tronco. La mamma si mette alla mia destra, lui alla mia sinistra.
- Hai bisogno di lei, è la tua metà, la tua parte buona - aggiunge mia madre, sfiorando la mia mano.

- Cos'è la Kolię? - chiedo non sapendo di cosa parlano.
- È un talismano forgiato dal grande drago, solo con quello potrai sconfiggere i Rådet. -

- Dove si trova? - Sento lo sbuffo che proviene da mio padre, mentre si alza.
- Âaron lascia stare, ora hai la tua compagna. Vivi la tua vita, potresti stare qua. Sei mio figlio, potresti diventare l'Alpha. -
- No! Ho fatto una promessa e intendo mantenerla, dove si trova? -
- Nell'isola di Noramo. La grande isola fantasma - rivela mia madre, mentre mio padre le rivolge uno sguardo duro.

- Amore, so che ce la può fare, è il suo destino!-
- Sì, ma io non posso accompagnarlo! L'abbiamo appena ritrovato e lo mandiamo a morte certa! È nostro figlio! - per la prima volta sento un calore mai provato, le sue parole mi hanno reso orgoglioso.

- Ce la posso fare! Per me e per voi – aggiungo, fronteggiando entrambi.
La sua aria da duro, ha lasciato spazio a quella di un padre che ha paura per il proprio figlio. E anche se non li conosco, e li ho giudicati male, adesso comprendo quello che hanno dovuto
passare per permettermi di vivere.
- Ad un patto: ti alleno per due giorni poi potrai andare. -
- Sono già allenato – ribadisco, un po' offeso dalle sue parole. - Ti sbagli figliolo, l'Isola di Noramo e i Rådet non sono quegli stupidi esseri con cui hai avuto a che fare. -

La sua mano si allunga verso di me. Sono indeciso su cosa fare, ma alla fine la stringo. E in quella stretta, riesco a trovare il calore che un padre dà al figlio.

KABAL - Il Lupo SolitarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora