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LIZZY:

Ricordo...

Ricordare tutto e voler scappare, è lo stato d'animo che mi ha accompagnata tutta la notte, i primi raggi di sole entrano dalla piccola finestra, gli occhi gonfi per il mancato sonno mi fanno alzare a fatica dal letto. Ricordo la creatura che prendeva possesso del mio corpo per averlo, ma so che non era solo lei a volerlo, desideravo la nostra unione dal primo momento in cui l'ho visto, ho sempre cercato i suoi occhi, le sue labbra su di me. La Ninfa mi ha dato solo il coraggio di fare quello che desideravo da tempo.

Se mia zia fosse qui con me, direbbe che sono impazzita, che stavo commettendo lo stesso errore di mia madre, ma non posso rinchiudere i miei sentimenti, fare come se lui mi fosse indifferente.

Ci ho provato!

Ho provato a nascondermi, a rifiutare il sentimento che provo per lui. Quando il suo lupo mi chiamò compagna, dentro di me cercai di non scoppiare per la gioia. La notte che l'ho rifiutato non è stato perché io non lo volevo, ma sapevo che mi sarei donata al suo lupo, e che la sua parte umana mi avrebbe trattato come una di quelle donne da locanda, mentre io voglio lui! Il suo cuore. La sua mente. Voglio solo lui. Non posso ancora mentire a me stessa né a lui. Deve sapere.

Decido di alzarmi e prepararmi, cambio la veste che ormai è da buttare, metto il mio abito anche se è ridotto nello stesso modo.

Il sole mi colpisce in pieno viso, cerco di chiudere ed aprire le palpebre più volte per abituarmi.
La mia testa continua a girare in cerca di quegli occhi color del ghiaccio. Torno giù, quando mi accorgo che non è là. Dei forti rumori provengono da una stanza, decido di entrare per vedere se è lì. Entro chiudendo la porta, dimenticando che sono dentro una nave con un equipaggio di soli uomini, pronti a saltare su una donna.

I loro sguardi, i loro sorrisi, mi fanno fare un passo indietro uscendo di corsa, vado nella direzione di Tom e Gahel, sicuramente lui sarà lì. Entro, salutando il piccolo che sta facendo colazione.

- Lui dov'è?- chiedo, prendendo un pezzo di pane.
- Ha dormito vicino al piccolo questa notte, ma ai primi raggi di sole è uscito. Comunque non può essere andato lontano- mi informa Gahel.
Rimango con loro facendo finta di niente, anche se la mia mente e il mio corpo vogliono andare alla sua ricerca.

- Tom vieni!- la porta si apre, mostrando il suo corpo bagnato, il viso è stanco.
Mi alzo anche io, ma la sua voce mi blocca.
-No, tu no! Tu, invece, puoi scegliere se seguirci o meno- dice rivolto a Gahel; la sua voce è così fredda, così distaccata.
Aspetto pochi minuti prima di uscire da quella stanza e salire accompagnata da Gahel.
La nave si è fermata, alcuni marinai si stanno buttando dalla nave, lui sta aiutando Tom a tuffarsi, mentre noto il capitano fermo in acqua ad aspettare il piccolo. Mi giro verso Gahel non capendo perché lui non abbia chiamato anche me.

- Pensi che sia arrabbiato?- chiedo. Decido di fare di testa mia, se lui non mi vuole io non sono obbligata ad ascoltarlo. Tolgo la prima parte del mio vestito, rimanendo ancora molto coperta, ma quando i suoi occhi si posano su di me, inizio a togliere anche il restante. Sto per rimanere con una semplice camicia da notte davanti allo sguardo di tutti gli uomini. I suoi passi verso di me sono così veloci, che non faccio in tempo a far cadere l'ultima parte del mio vestito. Sento la sua mano sul mio braccio in una stretta poco gentile.

- Ti ricordo che sei su una nave piena di uomini!- il suo tono freddo nasconde altro. Se non lo conoscessi potrei dire che sembra essere infastidito.
Riesco a togliere la sua mano dal mio corpo, facendo scivolare il mio abito e rimanendo solo con una sottoveste nera lunga. Lo guardo prima di muovermi per lanciarmi anche io nell'acqua.

- Ti faccio presente che tu non sei nessuno per me!-
L'acqua è davvero fredda, rimango vicina alla nave con un po' di paura, non si sa mai mi lascino qui! Io, Tom e il capitano ci divertiamo un po' prima che quest'ultimo mi aiuti a risalire, gli sguardi degli uomini su di me vengono distolti, cacciati, quando lui li richiama al proprio lavoro. Prendo i miei abiti coprendomi prima di scendere nella mia stanza per asciugarmi.

Entro prendendo qualcosa per riscaldarmi. Rimango immobile quando sento il suo calore dietro di me.

- Perché?-non riesco a capire bene la sua domanda, ma il tono con cui l'ha detta mi fa salire i brividi. Rimango ferma, aspettando un suo movimento, un cenno da parte sua, ma niente. Mi giro incontrando per la prima volta gli occhi di quello che chiamano il Dannato, l'Alpha Maledetto. I suoi occhi non sono più di quell'azzurro ghiaccio. No, davanti a me
ho due iridi rosso sangue!

- Âaron...- la sua mano ferma la mia, mentre provo a toccare il suo viso.
- Ho cercato di metterti in guardia più volte, ma tu continui a sfidarmi.. - la sua stretta si fa più forte, cerco di trattenere le urla per il dolore - Forse sarai la compagna del lupo, ma mai la mia. Io, Âaron, rifiuto te, Ninfa, come mia compagna!-






Ho letto, ho studiato, poiché spinta dalla curiosità nel capire quale fattore spingesse un lupo a riconoscere la sua compagna, molte volte mi ero imbattuta in questa frase: "Un lupo può rifiutare la sua compagna, vivendo nella solitudine. Il lupo deve dichiarare il suo rifiuto ed ella sarà libera da ogni vincolo".

Libera!

È così che si sente una compagna: libera di innamorarsi di qualcuno, ma io non sono libera, i libri antichi non hanno fatto i conti con una ragazza innamorata, con una ragazza pronta a tradire la sua stessa natura per averlo.

Rimango ferma, i miei occhi smettono di guardarlo, non sento più il dolore alla mano, visto che è stato soppiantato da un dolore più forte, che pressa nel mio petto.
Lui si allontana da me lasciandomi da sola. Le mie gambe cedono, lasciando delle lacrime amare libere di scendere sul mio viso.














Âaron:

Gelosia...

È questo che un lupo sente, quando vede gli occhi di tutti sulla propria compagna: il suo ridere con Victorius, le sue generose forme in mostra a tutti, le sue parole di sfida. Scendo nella stiva per combattere contro il mio lupo.

Rimango fermo finché lei non entra. Il lupo è pronto a farle capire realmente a chi appartiene, ma ho già un piano.

Le mie parole vengono lanciate come delle lame affilate, pronte ad uccidere il nemico senza dargli alcuna possibilità di vivere. Esco, prima che il lupo ritorni.

-"Non è vero! Tu le hai mentito! Io non l'ho rifiutata, sporco verme"-.

Leggo nella sua mente prima di uscire, consapevole che, finalmente, ha capito che non ci sarà mai nulla tra noi. Il lupo ha ragione, è stato Âaron a rifiutarla, non Kabal. Lui no, ma dentro di me so che prima o poi troverà il modo di uscire e prendere la sua compagna.

KABAL - Il Lupo SolitarioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora