Epilogo

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Londra. Un anno dopo.

Rileggo la sua dedica sorridendo pensando al giorno che mi ha dato il libro, che le avevo tenuto per mesi, il giorno che mi ero dichiarato a lei e a lei che era stata operata.

Quel giorno non feci che pensare a lei, sull'aereo, arrivato all'università,  non riuscivo a togliermi il pensiero di lei e quella piccola felicità che avevo nel sapere che lei provasse qualcosa per me.

Quel giorno il colloquio andò bene, non so come riuscì a parlare e mostrarmi sicuro sulle mie doti ma penso che fosse per Emma che lo feci.
Volevo che lei fosse orgogliosa di me.

Per tutta la giornata nessuno era riuscito a dirmi nulla, neanche una parola e ciò mi preoccupò tantissimo. Non sapevo cosa fare, cosa pensare.
Così uscí dalla stanza, e camminai lungo le strade londinesi pensando che un giorno avrei portato Emma li, a mostrarle quella meravigliosa di città.
E non solo quella. La avrei portata ovunque, in qualsiasi posto desiderasse andare.

Non avevo mai provato nulla di simile per qualcuno, solo per lei ero riuscito a perdere completamente la testa e mi sentì un coglione a non aver ammesso tutto mesi prima, senza cercare di nasconderlo e ignorarla.

Quella sera, mentre rientravo nella stanza dell'albergo arrivò finalmente una chiamata.
Risposi svelto sperando di sentire che fosse tutto apposto ma dall'altro lato non fu così.

Delle lacrime iniziarono ad uscire lentamente scorrendo sulle mie guance, sentendomi quasi male.
Non volevo più ascoltare.
Non volevo più restare in quella città.

"Dylan" qualcuno mi chiama facendomi alzare la testa e sorrido a guardarla dicendo "Possibile che ti perdi sempre? "

"Io non mi sono persa " mi dice lei sedendosi di fronte a me mettendo un piccolo broncio.

Ha i capelli biondi cenere mossi che le ricadono sulle spalle in modo leggero, il viso struccato com3 sempre ma che è bello cosi com'è .  Indossa una maglietta nera aderente a maniche lunghe  e una gonna marroncina che le scoprono le gambe snelle.
Posa la borsa sopra il tavolino e vedo uscirne fuori uno dei suoi amati libri.
Mi piace guardarla leggere, perdersi nel suo mondo mentre i suoi occhi celesti scorrono le pagine.

Sorrido guardandola per poi spostarle una ciocca di capelli dietro all'orecchio facendola leggermente arrossire "Mi sento offeso che tu non abbia salutato propriamente "

"Non fare il bambino " mi disse lei divertita per poi sporsi un po' e darmi un bacio a stampo che a mio parere dura anche fin troppo poco. "Comunque ho sentito Eliz. È entrata in medicina "

"Fantastico. Sono felice per lei" dico io contento "Anche se ne ero sicuro "

"Oh di questo anch'io " dice lei sorridendo fiera della sua anima "Gabriel invece si è messo ad aiutare suo padre. Non ha molta voglia di tornare a studiare  "

"Lo aveva detto" dico io mentre il cameriere porta due coppe gelato che gli ho chiesto e lancia un'occhiata di troppa alla mia ragazza che lo ringrazia fin troppo gentilmente, dandomi leggermente fastidio.

"La smetti di guardarlo male?" Mi chiede lei esasperata.

"Se vuoi guardo male te " le dico facendole alzare gli occhi blu al cielo.

Qualcosa che mi irrita costantemente da quando stiamo insieme è l'attenzione degli altri ragazzi che riversano su di lei.
Non potevo negare che più il tempo passava, più diventava sempre più bella e se non passava inosservato a me , figuriamoci agli altri.

Quindi ero costantemente geloso quando qualcuno le dava qualche occhiata in più o si avvicinava troppo.

Poi inizia a mangiare il gelato e quando la vedo sporcarsi ai lati della bocca come una bambina, sorrido pensando che non riesco ad essere mai arrabbiato troppo con lei.






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