Capitolo 33

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Aveva fatto una promessa a quella ragazza, lei voleva un matrimonio a Venezia ma in quel momento l'Italia era un posto off limits. Le gang mafiose italiane erano potenti e spingersi fino la per celebrare il suo matrimonio era troppo rischioso e suonava come un offesa. Gli italiano avrebbero potuto scatenare una guerra e lui non aveva ancora definito per bene le sue nuove alleanze. Il suo matrimonio avrebbe sancito una delle alleanze ma non si sarebbe fermato aveva da offrire e guadagnare molto anche con una collaborazione con i Cinesi o i giapponesi, ma ancora non aveva pianificato la sua entrata in scena.

Molti lo conoscevano già, insomma era lo Zar e i suoi Ladri era sparsi per il mondo, ma quello che più lo caratterizzava erano le sue torture e il modo lento e crudele con cui si divertiva a uccidere. Adesso più frequentemente degli altri periodi trovava fra i suoi uomini delle spie e per lui lo spionaggio era intollerabile e rincorreva a metodi sempre più particolari per commettere omicidi. Era malato sotto quei punti di vista ma completamente lucido quando la tortura finiva, tanto che non lavava mai la sua attrezzatura per i ripensamenti che li provocava farlo, ma nessuno aveva mai notato questo gesto pensando che fosse troppo ricco per mettersi a pulire.

Anche nelle sue attività con cui riciclava i suoi affari sporchi Alexander era molto conosciuto e girava il mondo comprando hotel di lusso e ville, ma anche night club e locali di alta moda tutto per nascondere il vero motivo per cui si spostava. Era tutto una copertura e tesseva questa rete di contatti dappertutto. In Russia era stato più facile, tutte le porte erano aperte per lui e la maggior parte dei politici erano entrati nella sua organizzazione ma in altre parti doveva lottare contro le organizzazioni già presenti che li davano filo da torcere, ma alla fine trionfava sempre.

In quel momento seduto nel suo ufficio pensava a come appunto sconfiggere una gang dei bassi fondi di Miami per aiutare il suo nuovo alleato John, quando li passo davanti la nipote di questo ma anche la sua futura moglie. Aveva infatti lasciato la porta aperta e il suo ufficio era proprio attaccato alle scale che portano alla sua camera ora condivisa con lei.

"Celeste" la chiamo. Dopo quella mattina, lei non aveva più avuto problemi a dormire nella stanza anche quando lui non c'era e anzi dormiva troppo. Ma cosa altro avrebbe dovuto fare in quella casa se non girarsi i pollici, alle volte ammirava il suo abito da sposa e le lacrime le scendevano altre accendeva la Tv e cercava dei programmi americani ovviamente senza speranza. Quando si senti chiamare si blocco sui suoi passi e torno in dietro, si appoggio alla porta e ammirò Alexander seduto alla sua scrivania, aveva addosso solo una maglia a maniche corte nera e dei jeans ma lo stesso risultava attraente. Attese che le rivolgesse di nuovo la parola ma anche lui era rimasto qualche secondo a esaminarla, dall'alto verso il basso. Lei indossava un maglioncino azzurro in tinta con i suoi occhi e dei pantaloni attillati neri, era perfetta anche cosi penso lui, non potendo negare di essere attratto dal quel corpo.

"Entra pure"

Nella stanza oltre a Celeste anche Markus era presente, anche se quell'uomo la metteva in soggezione, come anche Alexander faceva, avrebbe dovuto farci l'abitudine ed entrò sedendosi sulla poltroncina davanti alla scrivania.

"Non possiamo fare il matrimonio a Venezia è troppo pericoloso ma a Mosca abbiamo delle bellissime chiese e devi sceglierne una"

Venezia era solo una richiesta stupida che aveva fatto per farsi piacere l'idea che si sarebbe dovuta sposare e magari il bel paesaggio avrebbe rallegrato quella giornata che sarebbe stata orribile. Ma da come diceva Alexander non avrebbe potuto sposarsi li quindi osservo i volantini che lui le aveva dato sulle chiese disponibili ed erano veramente molte.

Celeste cerco di sfogliare i volantini il più velocemente possibile, sentiva lo sguardo di entrambi su di lei e non le piaceva, desiderava uscire da quella situazione.

"Devo decidere adesso?" chiese già pronta ad uscire per dirigersi in salotto a guardare tutti quei fogli. Per una volta avrebbe avuto qualcosa da fare penso.

"No ovviamente ma prima lo fai meglio è" le disse sapendo che avrebbe obbedito "e inoltre ho ingaggiato una di quelle che ti organizzano il matrimoni, o come si chiamano"

Celeste rise " Una wedding planare vuoi dire"

Alexander non era abituato ad essere corretto quando parlava con qualcuno e anche in quel momento li dette fastidio, con un cenno fece capire a Markus che doveva uscire e rimasero soli.

"Esatto" le rispose alzandosi dalla sua poltrona e dirigendosi verso la ragazza si sedette nella poltrona vicino lei e la guardo negli occhi. Celeste era confusa non voleva dire niente di sbagliato ma era come se lo avesse appena fatto, Alexander le appoggio una mano sulla gamba e la vide mentre combatteva con se stessa per non reagire d'istinto e ritrarsi. Lo lasciava fare ed era soddisfatto di come si comportava, era cambiata anche se non di molto ma almeno non piangeva più e aveva accettato in gran parte il suo destino con lui.

Ammirava il modo in cui tentasse di fare conversazione ogni qual volta si trovassero assieme, cercava di conoscerlo ma falliva miseramente ogni volta. Lui non si confidava facilmente e questo Celeste lo aveva capito molto bene. Quindi cercava di non sbilanciarsi trovo voleva comunque conosce la persona che avrebbe sposato ma capiva che non era così facile e poi c'era la paura di farlo arrabbiare e provocarlo le avrebbe creato qualche problema.

"Beh forse è meglio se vado in salotto a guardare questi fogli avrai sicuramente del lavoro da fare"

Lo disse alzandosi dalla sedia ma contemporaneamente lo fece anche Alexander, si guardarono per qualche secondo poi gli occhi di lui si spostarono sulle labbra della ragazza. Non la toccava dal suo primo giorno in quella casa e dire che li mancava baciare quelle fantastiche labbra era poco, le desiderava, e ancora di più desiderava rubarle quella cosa preziosa che conservava, la sua verginità. Stava per andarsene Celeste ma ovviamente lui la trattenne posizionando le sue mani sui suoi fianchi e avvicinandosela, la stringeva forte perché non scappasse e non riuscisse neanche a ribellarsi. Le mani di lei sul suo petto cercarono di allontanarlo ma non aveva la forza di spostarlo e sapeva che non poteva farlo. Deglutì rumorosamente e vide il volto di Alexander avvicinarsi al suo, senti le sue labbra e la sua lingua chiedere il permesso di entrare nella sua, tutto molto lentamente. Alexander non la stava forzando e fu lei a dargli il permesso rendendosi conto che si stava arrendendo, concedendoli quel bacio e anche lui capi il suo ragionamento. ma prima che lei potesse concludere quell'umiliazione lui la sollevò e la fece sedere sulla sua scrivania.

Pensava che in quel momento Alexander avrebbe riso di lei perché aveva capito che stava iniziando a sentire qualcosa quando li stava vicino e invece no. Si guardavano di nuovo, le mani di Alexander si muovevano sulle sue cosce per salire ai fianchi, e cercò il contatto con la sua pelle spostandole leggermente la maglia, era bollente e immagino quanto potesse essere eccitata.

Presa di spavento Celeste aveva agganciato le braccia intorno al collo di lui e non le aveva staccate. Si sentiva strana, stava provando qualcosa che non aveva mai sentito e se ne vergogna perché era lui che la stava provocando e cerco la forza di fermarlo.

"Smettila perfavore"era una supplica che non venne ascoltata.

"Dammi un buon motivo per farlo"

Non attese una risposta perché sapeva che lei non avrebbe detto niente perciò la baciò di nuovo, continuando a muovere le sue mani sulla sua pelle cercando la chiusura del reggiseno. Lo slaccio e staccandosi dal bacio la osservo. Ed ecco che Celeste era tornata in se, realizzando quello che stava succedendo, si era lasciata andare e non poteva permetterselo. Doveva spostarsi ma Alexander non accennava a retrocedere ma anzi la stava spingendo all'indietro costringendola ad appoggiarsi sulla sua scrivania sempre sotto il suo sguardo. Celeste a quel punto con ancora le mani di lui sotto il maglione si giro di lato mettendosi le mani sulla faccia. Le sue gambe erano bloccate, Alexander si era messo in mezzo e in quel momento la vergogna di Celeste veniva soprattutto dall'erezione di lui.

Alexander si spostò da lei, il suo sguardo era furioso e i suoi occhi sembravano ancora più neri e crudeli. Le urlo di andarsene rimanendo girato verso il muro, non sopportava di non riuscire a resistere a quella puttana vergine.

CelesteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora