Capitolo 49

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Quello che vide Celeste in quel momento davanti a lei era l'immagine di un uomo distrutto, che soffriva molto ma lei non sapeva per cosa o per chi. Lei riusciva a vedere sole le sue ferite esterne non poteva neanche immaginare le ferite nell'anima e nel cuore di Alexander.

Con tranquillità Celeste si guardò in giro mentre Alexander si era seduto su una delle panche per l'allenamento, cercava la cassetta del primo soccorso e la trovò appesa sulla parete vicino all'entrata. La prese la aprì e sotto lo sguardo di Alexander si sedette vicino a lui, li prese la mano che sanguinava e lui se ne accorse solo in quel momento. Entrambe le sue mani avevano delle sbucciature ma lui ritrasse la mano, non li serviva che lei li facesse da crocerossina. Ma quando alzò il suo sguardo scocciato verso quello della ragazza la trovo sorridente e si stupì di quello che vide. Celeste fu felice di riprenderli la mano e poggiandosela sulla sua coscia per tamponarla col disinfettante, li disse che poteva bruciare ma cosa li importava a lui? Aveva appena dato un pugno al muro, e resto quasi incantato a fissarla mentre li medicava prima una poi l'altra mano. 

"Cosa vuoi fare da grande?" questa domanda non se l'aspettava da Alexander, pensava infatti che non avrebbero mai fatto discorsi del genere, come due persone normali 

"Sono già grande" la conversazione si interruppe subito anche perché Celeste aveva già finito e si alzò per rimettere apposto la cassetta, ma non tornò a sedersi, il suo sorriso era svanito e stava immobile davanti alla porta. Aspettava un ordine da lui, non voleva farlo innervosire ancora aveva appena rischiato di prendersi un pugno in faccia.

"Vai ti raggiungo fra un attimo" 

"Va bene" e si diresse di sopra quasi correndo.

Passo una settimana da quella giornata e tutto sembrava normale, per quanto consentito. Nulla infatti era normale nella vita di Celeste secondo il suo parere: non era normale aver sposato un uomo che neanche conosceva e che questo fosse un mafioso che non rispettava le leggi ma che le dettava lui stesso. No non erano cose che capitavano a tutti ma ormai se ne era fatta una ragione anche se rimpiangeva molto la sua vita precedente, sembrava passata un'eternità da quando aveva abbandonato la sua famiglia e si era trasferita in Russia. Sembrava passata una vita da quando aveva conosciuto Alexander per la prima volta ma questo non significava niente. Non sapevano praticamente niente una dell'altro e evitavano di parlarsi il più delle volte, vedevano il lato più superficiale uno dell'altro. Celeste vedeva l'uomo rude e maligno, mentre lui una timida ragazza che però si stava rilevando essere proprio brava a letto. E ne era felice perché come tutti li avevano sempre detto un matrimonio funziona solo con del buon sesso.

Così anche quella sera Celeste si fece trovare in lingerie di pizzo nere, nella camera da letto aspettando che Alexander la raggiungesse. Era un loro piccolo patto che portava benefici solo a Celeste ma che Alexander le aveva concesso lo stesso, infatti promise che non l'avrebbe toccata se non dopo cena ma lei non si doveva ribellare a qualunque cosa le chiedesse di fare. 

Quella sera lo aspettava in terrazza, seduta sulle comode poltroncine da giardino, guardando l'orizzonte illuminato solo dalla luce della luna. I suoi pensieri vagavano lentamente ed erano molto diversi tra loro, prima pensò al tempo era stato sempre bello in quei giorni poi alla spiaggia, non c'era mai stata e si chiese perché non andava a correre con Alexander, alla cena molto buona a base di pesce ed infine... 

Alexander era entrato dalla porta e si era accomodato sulla poltroncina al suo fianco, li divideva solo un piccolo tavolino dove Alexander lanciò il pacchetto di sigarette dopo averne presa una. Celeste scossa dai suoi pensieri si spostò sulla sedia, aspettando un qualche cenno da parte di lui , ma non arrivò. Anche Alexander sembrava perso nei suoi pensieri e non calcolò neanche Celeste. Aveva appena ricevuto una chiamata particolare che non si aspettava, anche se aveva mantenuto un basso profilo qualcuno era venuto a conoscenza della sua posizione per fortuna che aveva scelto un territorio sotto il suo controllo per passare quelle vacanze.

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