Capitolo 43

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Il sangue era sulla sua faccia, sul suo vestito, sul petto lasciato scoperto e sui suoi capelli. Non poteva andare a dormire in quelle condizioni, così decise di fare una doccia.

Entrata nella sua camera Celeste prese a togliersi quel maledetto vestito senza riuscirci ovviamente. Nella sua testa vedeva solo un immagine e le sue guance erano ancora bagnate. Quel giorno era stato il peggiore della sua vita e voleva solo dimenticarlo ma come faceva aveva ucciso un uomo. Ed era quella la frase che rimbombava nella sua testa, sei un assassina hai ucciso e lo rifarai. Si pensava quello una volta uccisa una persona non ti fermi più, la tua voglia di farlo aumenterà sempre di più. Ma lei non poteva farlo non poteva diventare quello che il suo diavolo la stava obbligando a diventare.

Eppure nella sua testa era tutto così vivo, rivedeva la scena, stava provando del piacere mentre uccideva, baciando Alexander lei stava provando piacere. Lo sparo rimbombo nelle sue orecchi e fece scoppiare anche la testa di Celeste che riprese ad urlare cercando di strapparsi di dosso quel abito.

Il sangue che vedeva la faceva impazzire e corse in bagno, si era tolta solo le scarpe e apri l'acqua congelata della doccia entrandoci completamente vestita. Aveva perso la lucidità e stare al freddo la faceva pensare di meno mentre seduta si teneva tra le mani la testa e le sue lacrime si mescolavano con l'acqua. Cerco anche di tirare via le macchie e ci riuscì, almeno aveva un motivo in meno per pensarci.

Quella sera sarebbe rimasta da sola, tutti quelli che conosceva sicuramente stavano pensando che lei si stessa godendo quella serata. La sua prima notte di nozze, forse non aveva perso la verginità ma aveva fatto comunque la sua prima volta, aveva ucciso. Un paragone particolare a cui aveva pensato.

Alexander non l'aveva neanche portata a casa anche perché lei non voleva neanche più vedere, era il diavolo non si aspettava così tanta crudeltà ma ovviamente era lei che viveva nel mondo dei sogni. Lo odiava e odiava il fatto che erano sposati e soci in affari. Odiava essere diventata la sua regina, odiava essere entrata in un organizzazione mafiosa. Ma più in generale si odiava.

Voleva ancora togliere quel vestito e ancora completamente bagnata usci dal bagno forse non aveva fatto bene i suoi calcoli perché si ritrovo Alexander li davanti a lei. Gocciolava, il vestito si era riempito di acqua e adesso stava bagnando il pavimento. Lei invece tremava guardandolo fisso negli occhi, non riusciva ad esprimere il suo odio solo con lo sguardo ma ci stava provando. Lui invece non si sarebbe mai arreso, anzi aveva vinto ottenendo la donna che desiderava, forte e piena di rabbia. Quella battaglia di sguardi nessuno dei due l'avrebbe vinta.

"Vattene non voglio più vederti" gli urlo era la verità come poteva ripresentarsi dopo quello che le aveva fatto . Era proprio un mostro e pieno di se si era presentato davanti a lei, sicuro che lei avrebbe ceduto di nuovo ma lei aveva giurato l'avrebbe odiato.

"Questa è anche camera mia" le rispose con quella sua voce calma e rilassata che aveva spesso, però si sentiva il tono di superiorità che stava usando.

"Bene me ne vado io" disse dirigendosi verso la porta lasciando una scia dietro di se

"Dove vai mi bagnerai tutto il pavimento" tra tutte le cose che poteva dire scelse le più sbagliate

"Ah è di questo che ti importa? ti ricordo che abbiamo appena ucciso un uomo tu" li puntò il dito contro il suo petto "hai costruito il tuo impero sui corpi morti di delle persone, non ti vergogni a camminare sul sangue Alexander?"

La risposta di Alexander fu una sola: il rumore della mano di lui sulla guancia di Celeste rimbombò in tutta la stanza.

"Non osare farmi la predica Celeste io so cosa ho fatto e il perché delle mie azioni, tu invece non sai niente di me e non permetterti mai più di parlarmi così"era incazzato, si vedeva che non aveva tollerato le parole della ragazza "Adesso inginocchiati"

CelesteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora