Capitolo 16

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La macchina non si fermava più, come le mani di Alexander sul corpo della piccola e innocente Celeste. Solo quando il telefono di Alexander suonò lui si fece freddo e distaccato rispondendo in russo e con voce alta, dette il tempo a Celeste per ricomporsi e riacquistare lucidità,

Non sapere la destinazione ed essere nella stessa macchina con quell'uomo la disorientava parecchio e la paura diventava sempre più grande, soprattutto quando la macchina rallentò e l'uomo concluse la telefonata. Erano entrati in un cancello di una casa privata, il recinto che la separava dall'esterno era molto alto e in pietra segno che si volesse nascondere molto bene quello che succedeva all'interno.

Celeste notò anche le molte telecamere presenti ed il tutto la fece sentire molto osservata, girò lo sguardo e noto che oltre le telecamere anche Alexander la stava guardando, con uno sguardo particolare che lei non sapeva ancora riconoscere.

Scesero dalla macchina e furono subito circondai da degli uomini, Celeste non sapeva da che parte erano schierati, ma sicuramente erano uomini di Alexander. Il quale senza preuccupazione  prese per il polso Celeste e si diresse sul retro della villa immensa che si stagliava davanti a loro. Celeste fu felice di essersi vestita leggera con la sua tuta a color pesca forse  un po' troppo trasparente, ma molto leggero per la calda giornata che si presentava.

Erano circa le 12, lei a quell'ora pranzava con il nonno e i genitori e mentre si faceva guidare dall'uomo ripensò a loro a tutto quello che era successo in così poco tempo. Troppe emozioni, soprattuto brutte, come la paura e l'ansia stavano diventando la sua quotidianità equiseto non le piaceva. I suoi parenti l'avevano preparata per una vita molto più tranquilla e serena. Non di certo per essere la compagna di un mostro mafioso. Ma Celeste non sapeva ancora quello che l'aspettava perché quello era solo l'inizio della sua nuova vita.

"Finalmente ti rivedo Alexander" 

"Richard è sempre un piacere venirti a trovare" un uomo, si sarebbe potuto dire anche un ragazzino sui vent'anni si era presentato a Celeste in completo nero con la camicia bianca leggermente sbottonata e porgendole la mano. Celeste accetto dopo che lo sguardo di Alexander diventò molto minaccioso, subito dopo i due uomini si abbracciarono in segno di amicizia. 

Richard proveniva da una famiglia russa amica di quella di Alexander, i due si conoscevano da molto, i genitori erano colleghi di affari e i due avevano mantenuto questa amicizia e collaborazione. Ultimamente gli affari di Richard non andavano molto bene e Alexander si era offerto di prendere sotto il suo controllo i suoi affari, lasciandolo però l'accordo segreto.  Nessuno lo avrebbe mai sospettato perché Richard non aveva perso la sua posizione e gestiva sempre lui gli affari solo confrontandosi con il suo donatore.

"E lei è?" fu una domanda spontanea per Richard che non aveva mai visto il suo amico accompagnato da una donna, ma solo nel suo letto. 

"Lei si chiama Celeste Faiter" e subito una lucina nella testa di Richard, conosceva quel cognome 

"Suo nonno possiede gli hotel ed è in affari con i cubani vero?" Celeste non disse una parola lei non avrebbe mai riconosciuto suo nonno in quel modo. La sua descrizione sarebbe stata tipo, nonno amorevole che le faceva un sacco di regali, gentile con tutti e soprattutto leale. Almeno fino all'altro giorno quando non sapeva del tutto la verità.

"Ma che ci fa qui, insomma non sembra sia una puttana"Alexander rise alle parole del suo compare e si avvicinò per prendere un bicchiere e andarsi a sedere su una sedia a bordo piscina, seguito dal suo compare. 

Le parole però non andarono giù a Celeste, non era mai stata chiamata puttana e non le era per niente piaciuto,e con quel poco di coraggio che aveva li rispose  "Non sono una puttana infatti e non permetterti di chiamarmi così, verme" 

Se prima le sue parole avevano ferito Celeste adesso quelle della ragazza avevano ferito il suo orgoglio, facendolo alzare e avvicinarsi pericolosamente a lei. Non indietreggio c'era la piscina, uomo le arrivò a pochi centimetri dal viso e li notò quanto fosse robusto e minaccioso, ma mai quanto Alexander che li stava guardando, per niente preoccupato.

"Prova a darmi del verme di nuovo e vedrai stupida troia" disse prendendo il mento della ragazza e stingendolo nella sua mano. Lei non sapeva se li avrebbe risposto ma non dovette farlo.

"Ehi datti una calmata Richard, stai parlando con la mia futura mogliettina, posso trattarla così solo io" intervenne Alexander comodamente seduto. 

"Cosa tua moglie? Adesso penso di aver sentito proprio tutto" Alexander fece un sorriso al suo collega per poi concentrarsi sulla ragazza rimasta in piedi davanti a loro, senza il minimo sforzo le prese il braccio e la tirò a se. L'equilibrio di Celeste vacillo e fini sulle gambe dell'uomo. 

Ogni minuto che passava Celeste fece di tutto per stare il più ferma possibile, sembrava che anche se fosse seduta sulle sue gambe lui non la notasse. Parlava con quello che lei pensava solo un amico, stupendosi che lui avesse un amico, si rifiutò di ascoltare la loro conversazione. Si perse ad osservare le donne che giravano per la casa mezze nude e poi gli uomini, tutti con molte cicatrici sul volto e con sguardo incattivito. Le sembrava di stare in un film sulle gang mafiose e robe simili, non avrebbe mai pensato che quei film avessero una base di realtà. 

Poi la conversazione fini e Alexander dovette alzare Celeste che si era incantata, risvegliandola dal suo stato la guardò male, non le avevano insegnato proprio niente penso. Si diressero verso la tavola che era stata apparecchiata nel giardino adiacente dove si arriva scendendo alcuni scalini. La tavola era stata preparata per sei persone, Alexander la fece sedere alla sua sinistra mentre alla sinistra della ragazza si sedette una delle guardie del corpo, Markus. Dalla parte opposta si sedettero due ragazze una alla destra e una alla sinistra di Richard che era proprio difronte a Celeste.

"Quindi vi sposerete in Russia, non penso che sia la donna giusta per te Alexander" almeno era sincero pensò Celeste lei non avrebbe mai sposato un uomo del genere se avesse potuto scegliere ma non aveva potuto. Non accennò a rispondere e per fortuna prese la parola Alexander.

"Io e la bambina ci sposeremo dicembre sotto la neve russa, prima si deve abituare" una risata amara segui quelle parole e subito Celeste si senti chiamata in causa.

"Abituare a te o ai tuoi modi di merda?" non sapeva cosa dire e le parole le erano uscite così senza pensare. 

Di nuovo quella risata seguita da quella di Richard e del sicario "Mi dispiace che tu perda questo caratterino, sai non so se sia un bene o un male"

IL pranzo non duro ancora molto ma dopo il suo intervento lo sguardo minaccioso e di rimprovero dello zar non si toglieva dalla ragazza.

Doveva darle una piccola lezione non poteva umiliarlo davanti ai suoi colleghi e soprattutto non davanti ai suoi sicari, che immagine poteva dare.

CelesteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora