Capitolo 50

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A Mosca quella sera d'inverno il freddo non era neanche percepito dai due giovani che correvano per una stretta via scura. In mano ad uno dei ragazzi una pistola, nella mano dell'altro una scatola di polistirolo ed un coltello insanguinato. Avevano appena ucciso un traditore dello Zar.

Accelerarono quando sentirono le sirene della polizia avvicinarsi sempre più, la loro adrenalina era a mille e si calmarono quando entrarono nell'atrio di un vecchio palazzo. Nascosero il coltello e la pistola e si guardarono con aria complice, sembrava avessero appena rubato delle caramelle ed invece nella scatola tenevano una mano. Scesero le scale ed entrarono in un lungo corridoio nella penombra, entrarono in una delle cantine e misero la scatola su un ripiano. Velocemente i due ragazzi si cambiarono i vestiti, gettando quelli insanguinati direttamente nella lavatrice. Quel posto era lugubre, enormi ragnatele riempivano il soffitto e una puzza di muffa veniva emanata dalle pareti scrostate. I due ripercorsero la loro strada ma questa volta non uscirono dal palazzo ma salirono ancora due rampe di scale per trovarsi davanti ad una porta.

"Cazzo ho dimenticato le chiavi in cantina" disse sottovoce il più piccolo

"E valle a prendere non possiamo svegliarla adesso" l'altro stava già per riscendere le scale quando la porta si aprì. Una splendida ragazza dai capelli biondi e chiarissimi comparve davanti a loro, rivolgendoli uno sguardo di rimprovero.

"Dove eravate? Lo sapete che è l'una di notte?" disse imponendosi davanti alla porta

"Dai lasciaci entrare siamo stanchi"

"No, se non mi dite dove siete stati tutto questo tempo"

"Spostati" rispose il più grande "questa è casa mia dopo tutto" la scanso passando e dirigendosi all'interno del piccolo appartamentino

"Tu invece cosa hai da dire in tua discolpa" chiese al più piccolo, lui non rispose ma iniziò a farle il solletico, spingendola all'indietro e chiudendosi la porta alle sue spalle.

Quando smise di ridere la ragazza, si diresse nella piccola cucina e porse a entrambi un piatto di riso che si era diventato quasi un mattoni ma che i ragazzi gradirono lo stesso.

"Perché non mi dite mai dove andate?"provò a ridomandare lei "la prossima volta non vi faccio neanche entrare" cercò di dirlo con un tono severo ma i due stavano ridendo

"Tanto abbiamo le chiavi" risposero, ma poi lei estrasse dalla tasca un mazzo di chiavi

"Queste? Le avete lasciate qua prima di uscire" i ragazzi si guardarono e il più grande tiro una sberla sulla testa all'altro.

"Insomma Alexander era un tuo compito" lui lo guardò male ma non rispose.

"Va bene tenetevi pure i vostri segreti" iniziò la frase "ma scordatevi la mia cucina"

Quella per i due ragazzi era una vera minaccia, nessuno dei due sapeva cucinare e quando ci avevano provato a farlo avevano quasi incendiato la cucina.

"No aspetta Veronika" urlarono entrambi richiamando nella stanza la ragazza che stava andando in camera

"Ti diciamo tutto" si sedettero tutti e tre sul piccolo divano e Veronika aspettò che i due li rivelassero i loro segreti.

"Ecco noi usciamo così tardi perché" iniziò il più grande

"Perché..." continuò Alexander "perché tu russi e veramente non ti sopportiamo quando russi sembri una locomotiva"

Tutti e tre si misero a ridere e Veronika smise di chiedere ai suoi fratelli quelle informazioni, le bastava averli li affianco a lei circondata da quell'amore che solo loro potevano darli, perché suoi unici parenti. Ed era meglio così non gli avrebbe guardati con gli stessi occhi se avesse saputo quello che avevano fatto la sera prima 

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