Capitolo 56

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La porta venne aperta da un uomo molto alto e grosso e Celeste pensò fosse un bodyguard, questo richiuse subito la porta alle loro spalle una volta entrati. Alexander si guardò in giro come fece anche Celeste. Cinque uomini erano seduti in torno ad un tavolo da poker e tutti si girarono per guardarli. Celeste si trovo subito a disagio, in quella stanza lei era l'unica donna e istintivamente si resse al braccio di Alexander. Lui invece era proprio a suo agio, sorrise agli uomini che lentamente si alzarono per salutarlo. Loro erano i suoi ladri più fidati, i suoi compagni di vita con cui aveva affrontato tutte le difficoltà, non sarebbe diventato zar senza di loro e tutti quanti amministravano uno dei suoi territori. Alexander li guardò uno ad uno, tutti avevano quasi la sua età e gli stessi volti rovinati dal tempo e dalle difficoltà, ma in quel momento tutti sorridevano e lui si sentiva a casa. Anche Markus era presente ma sedeva in disparte, le rimpatriate non li piacevano, i ricordi lo uccidevano.

"Alexander che piacere vederti di persona" disse il primo che si era alzato

"Un piacere anche per me Rosko" rispose Alexander, i due uomini si scambiarono una pacca sulla spalla come Alexander fece anche con gli altri quattro.

Rosko si occupava del controllo qualità della sua merce poi c'era Sparko che invece controllava e metteva in sicurezza tutte le sue reti, si occupava principalmente di elettronica mentre gli altri tre, Feder, Ern e Laknock gestivano le tre principali fonti di guadagno la droga, gli investimenti immobiliari e le armi.

"Non pensavo fosse permesso portare donne a questi incontri se no avrei portato la mia puttana" disse Ern, lui era il più giovane di tutti ma era un asso nel suo campo.

"Perché ne hai solo una?" tutti risero alla battuta di Laknock tranne Celeste che rimase in silenzio e arrossì vistosamente. Alexander le rivolse uno sguardo quasi pentito di averla trascinata li con lui ma poi uno degli uomini le si avvicinò.

"Piacere Feder" disse porgendoli la mano a Celeste. Lei la strinse osservano per un secondo gli occhi verdi di quell'uomo particolare di cui la prima cosa che si notava era la cicatrice evidente che percorreva il naso.

"Celeste piacere" le parole uscirono lentamente dalla sua bocca e con un tono piuttosto basso che subito Alexander prese la parola.

"So che non siete venuti al matrimonio per colpa del lavoro quindi lei è mia moglie, nipote di John Faiter" mise un braccio intorno alle spalle di Celeste mentre lei sempre più in imbarazzo si stava torturando le mani.

"Faiter ha una nipote?" domando Sparko più a se stesso che agli altri, ma quello fu l'unico commento. Ma le attenzioni per la ragazza finirono subito e Alexander andò a sedersi nell'unico posto lasciato libero al tavolo, Celeste lo guardò mentre si sedeva con lo sguardo interrogativo. Cosa avrebbe dovuto fare lei in quel momento, cercava una risposta nello sguardo di Alexander ma lui guardava da un'altra parte. Ormai Celeste stava riacquistando l'equilibrio ma quando Alexander la prese per la vita facendola sedere su di lui si sentì cadere e si resse al collo di lui. Lei lo aveva detto che avrebbe preferito rimanere in camera al posto di ritrovarsi li, a guardare gli altri giocare a poker. Lei non sapeva giocare ma avrebbe sempre potuto imparare.

La prima partita iniziò e finì poi iniziò la seconda e la terza. Celeste passo il tempo bevendo tutto quello che li capitava sotto tiro, guardando le carte e capendo il funzionamento del gioco e anche ad annusare il profumo di Alexander, appoggiando la testa nell'incavo del suo collo. Ma lui non si faceva distrarre da lei e anche se la stanza era piena di sedie preferiva tenerla li seduta sulle sue gambe. Difatti non aveva mai vinto così tanti soldi, ogni tanto con la mano libera percorreva il corpo di Celeste e dentro di se sorrideva per la conversazione che avevano avuto prima di entrare. Da quando lui era diventato prevedibile, soprattutto a letto, se lo chiese più volte. Decise che avrebbe rimediato a quell'inconveniente, magari andando a letto con qualcun'altra.

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