Capitolo 25

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Celeste si guardava intorno, il divano beige coperto da molti cuscini e su cui era seduta, il tappeto sempre della stessa tonalità del divano, la televisione enorme che era affissa sulla parete, la credenza bianca. Tutto molto bianco e freddo, ma elegante e sempre in ordine come il padrone di quella casa. Il suo sguardo vagava solo per non concentrarsi su di lui, girato di spalle che si stava preparando un drink, ma risultava difficile. La sua figura era molto definita con quel completo che era perfetto per lui, le sue spalle larghe erano perfettamente ricoperte da quel tessuto così costoso. Si perse la ragazza a osservare quell'uomo che non aveva mai guardato con quello sguardo. Aveva sempre pensato a lui come un mostro da tenere lontano. Ma le sensazioni non si possono nascondere, e stare con lui, anche solo nello stesso posto, le provocava qualcosa che non aveva mai desiderato o provato. Qualcosa che si vergognava di sentire.

Alexander si girò appoggiando il bicchiere sul tavolo, lei continuò a guardarlo pensando di essere insgammabile, ma ovviamente lui se ne accorse senza dire niente le si avvicinò, le offri uno dei bicchieri che aveva in mano e lei accettò. Alla fine non era la prima volta che beveva, da quando lo conosceva aveva iniziato la sua esperienza con l'alcol e le piaceva, la faceva sentire diversa, meno insicura e timida.

Lui si sedette alla sua destra, iniziando a sorseggiare il suo liquore, guardando quella ragazza. Anche lei beve e sentì il bruciore lungo la gola che subito le sali, provocandole un capogiro, ma era seduta e continuò a bere. Non era il primo bicchiere della serata, fece mente locale per ricordarsi quanti bicchieri di champagne avesse bevuto. Non se lo ricordava.

Lui si accorse che Celeste si stava perdendo nei suoi pensieri, non avrebbe mai immaginato che si trattasse di alcol, allungò la mano per farla tornare da lui. Ottenne la reazione che voleva, lei si girò di scatto verso di lui fissandolo negli occhi. La osservo bene, aveva gli occhi lucidi ed era ubriaca, forse per la prima volta nella sua vita, ipotizzo.

"Dammi il bicchiere" le disse molto rilassato cercando di prenderle il bicchiere dalla mano senza riuscirci, lo teneva stretto e questo lo fece sorridere. Una settimana fa non lo avrebbe neanche preso in mano quel bicchiere.

"Muoviti" lei scosse la testa in segno di negazione e si alzò dal divano, rimanendo davanti a lui. Lo guardava negli occhi e non se ne vergognava, ecco l'effetto che adorava dell'alcol, la faceva sentire potente. Tutto quel comportamento, il rossore sulle sue guance e quello sguardo tentatore ma innocente, lo fece eccitare come un adolescente. Cosi si tirò in avanti e appoggio le sue mani sule gambe della ragazza per percorrere tutta la lunghezza e arrivare al fondoschiena. La palpo, osservando la sua reazione, si vedeva che era ubriaca cazzo, non reagiva non lo allontanava. Si comportava proprio come una delle sue puttane, anzi era più brava. Gli prese il bicchiere si alzò anche lui e le lasciò un bacio sulla fronte uscendo dalla stanza.

Lui non voleva una puttana ma una donna, che avrebbe badato alla casa o addirittura ai figli. A quel pensiero Alexander si spaventò lo aveva pensato veramente. Voleva dei bambini e da quando? Da mai ecco la risposta, non li vorrà mai perché prendere moglie non significa anche diventare padre.

Doveva riprendersi, avvisò la domestica di controllare Celeste e si diresse in camere. Aprì la porta e trovo una fantastica Natasha distesa nuda ad aspettarlo.


Usci presto quella mattina, aveva delle cose da fare, non si assicurò neanche come stesse la ragazza e partì in macchina. Era incazzato aveva ricevuto un messaggio, avevano scoperto che qualcuno lo tradiva e anche chi. Lo avrebbe sorpreso con la sua visita. Lo portava il suo autista dovevano solo attraversare la città ci avrebbero messo venti minuti massimo.

La previsione era giusta quando scesero, lui e ovviamente Markus che lo seguiva sempre in queste sue uscite, vennero accolti dal cameriere che li fece entrare nella villetta. Non erano soli ovviamente Alexander aveva fatto appostare molti cecchini intorno alla casa e metà dei dipendenti che erano li a lavorare facevano parte della sua squadra. Tutto programmato come sempre ma sarebbe toccata a lui l'ultima parola e lui adorava fare tutto lentamente.

"Zar non l'aspettavo qua se no mi avrebbe trovato più preparato" l'uomo di mezza età che era davanti ad Alexander in ginocchio, sarebbe stato ancora per poco un suo segretario della droga, lui li chiamava così, si occupavano della divisione della droga nei vari sobborghi. Era calvo e alto, ma lo Zar riusciva comunque a sovrastarlo, era molto secco e la camicia che indossava faceva risaltare questo aspetto. Per Alexander quell'uomo era un topo di fogna, viscido e meschino. Meritava di morire.

"Meglio così, voglio vedere com'è la tua vita da traditore" lo sguardo dell'uomo diventò bianco e iniziò a tremare sapeva cosa sarebbe successo in quel momento, e non succedeva subito sarebbe accaduto di li a poco.

Non riusciva a parlare ma non serviva fu Alexander a parlare "Legatelo ad una sedia, inizia lo show"

Se c'era una cosa per cui era famoso Alexander era il suo modo di uccidere, sempre diverso e sempre originale, dipendeva molto dal reato commesso. Il suo pensare fu interrotto da un urlo, una donna era entrata nel salone dove avevano legato l'uomo. La donna era nuda con solo una vestaglia aperta addosso provocando un sorriso sugli uomini presenti nella stanza.

"No lei lasciatela" l'uomo riuscì a superare la paura e parlare quella donna doveva essere importante per lui e si vedeva, commise l'errore di farlo capire al suo omicida che aveva scoperto il suo punto debole.

Fece un cenno a Markus, lui si avvicinò alla donna e le prese il braccio, questa continuava ad urlare e piangere ma non le importò neanche un po' di coprirsi. Arrivò davanti ad Alexander e si inginocchio spinta a terra dal sicario. Li baciò la mano e poté rialzarsi.

"Come ti chiami?" lei rispose subito "Catrine" era impaurita ma la voce era forte perché la rabbia era più forte "Sei vergine?" a questa domanda però non rispose mosse solo la testa in segno di negazione.

Poi un altro cenno a Markus, adesso iniziava il suo lavoro, fottere quella bambina, la sbattendola contro il muro davanti all'uomo che aveva inizio ad urlare davanti a quella scena. L'inizio della tortura.

Uscirono dalla casa lasciandosi dietro solo morte, nulla rimaneva solo le urla strazianti della ragazza ancora in vita.

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