Capitolo 12

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"Cosa succede, perché ci hai chiamato" fu Lucy la prima a parlare, guardando prima Celeste e poi Alexander, era felice che lui non l'avesse ancora toccata .

"Voi mi avete mentito per una vita intera" i tre la guardarono con facce colpevoli sapendo gia di cosa Celeste stesse parlano, ma cercarono di reggere il gioco e negare.

"Ma di cosa stai parlando Celeste mia cara" fu suo nonno a cercare di rimediare ma ormai il danno era fatto.

"Lo sai benissimo sei un mafioso e così anche tu papà e non me lo avete mai detto" il viso di Celeste era paonazzo. Non sapeva se essere arrabbiata, triste o solo delusa, ma di una cosa era certa non gli avrebbe perdonati.

"é colpa mia" fu sua madre a parlare ad ammettere le sue colpe "loro volevano dirtelo ma io non ce la facevo" le due donne piangevano e Celeste si sentì in colpa ma l'orgoglio non le permise di capire sua madre.

"TU MI HAI MENTITO, per tutto questo tempo sono stata all'oscuro di tutto, pensando che la mia famiglia fosse normale, sana e che si procurasse i soldi in maniera onesta e non mandando delle ragazze a fare balletti o prostituirsi" Celeste si sfogo, dopo i sensi di colpa l'avrebbero attanagliata ma adesso doveva liberarsi.

"Celeste calmati, tua madre lo ha fatto per il tuo bene" disse suo nonno ma lei non lo ascoltò.

Lei cercò di avvicinarsi e abbracciarla ma Celeste si ritrasse urlandole addosso di andarsene. Non voleva più vederla, aveva pensato solo a se stessa non a lei. Non le aveva detto niente solo perché così non si sarebbe sentita colpevole ma invece lo era.

"Andatevene non voglio più vedervi" era un disco rotto e agitava le mani alla rinfusa impedendo a chiunque di toccarla, suo nonno però le si avvicino.

"Adesso ti lascio qui, ma da questo momento in poi non saremmo più così buoni con te, hai scoperto la verità e mi dispiace per te" riprese fiato "ma da adesso devi stare alle nuove regole di questa nuova vita, iniziando a ubbidire al tuo futuro marito"

Lei non lo ascolto ma li vide andarsene, sua madre ancora in lacrime mentre suo padre cercava di farla smettere. Quando uscirono i suoi singhiozzi si fecero più rumorosi e lo sguardo di Alexander che fino a quel momento era stato in silenzio la osservo dall'alto al basso.

Il suo sguardo in quel momento non la turbava più di quanto già lo fosse, dalla disperazione Celeste si lasciò cadere per terra e si appoggiò al muro dietro di lei con la schiena. Il suo mondo era crollato, un mondo fatto di illusioni.

Alexander dal canto suo non avrebbe sopportato ancora per molto il pianto della ragazza. Odiava vedere persone piangere per stupidaggini come quella, ma adorava vedere il pianto disperato di un uomo in fin di vita che pregava per rimanere al mondo. Di certo non avrebbe passato la notte con a consolare una ragazzina.

"Alzati e smettila di frignare"

Celeste continuò a piangere come se non avesse sentito le parole dell'uomo, ma lui non si sarebbe ripetuto. Non sopportava che non si facesse come voleva lui, e Celeste lo avrebbe capito molto presto.

Un bicchiere fu lanciato sulla parete di fianco alla ragazza, lei urlo alzandosi e rivolgendo lo sguardo all'uomo. Aveva la sua completa attenzione, gli occhi di lei erano spalancati e la paura la faceva tremare. Troppe emozioni l'avevano attraversata quella sera e l'unica cosa che voleva era scappare da tutto e da tutti. Soprattutto da quell'uomo diabolico che continuandola a guardare le si stava avvicinando.

"Finalmente" la spinse contro la parete e la sovrastò con il suo corpo. Era molto più alto di lei e molto più robusto, in confronto lei sembrava una bambina davanti a un orso. "Sai Celeste, fino adesso ho seguito gli accordi ma il tuo comportamento non mi piace" le accarezzò la guancia con la grande mano che le lacrime bagnarono. "Devi cambiarlo o se no dovrò iniziare a punirti"

Lei era terrorizzata soprattutto dopo che lui iniziò a giocare con la pelle del suo collo, mordicchiandola e leccandola. Celeste non era mai stata toccata così in vita sua e quel contatto provocò più di qualche sensazione in lei. Anche se lei cercava di trattenersi non ci riusciva, non voleva provare niente da quel contatto, ma non era così.
Alexander la guardò fissa negli occhi lui capita tutto quello che stava provando, era abituato a leggere le espressioni sui visi degli avversari per vedere quando mentivano, ma con lei tutto era più facile. Non la baciò ma continuò ad osservarla, Celeste abbassò lo sguardo ma subito dopo Alexander le appoggiò due dita sotto il mento alzandoglielo e costringendola a mantenere il contatto visivo.

"Riprendiamo da dove ci avevano interrotti" le sue parole la spaventarono e scossa da fremiti, CeleSte tentò di spostare quell'ammasso di muscoli che la bloccava. Se non fosse stato per lui che la lasciò fare non si sarebbe mai liberata, ma subito dopo non ebbe neanche il tempo di dirigersi verso il bagno la mano di Alexander le prese il polso strattonandola e spingendola sul letto.

"Lasciami andare ti prego, non farmi del male" le urlò in faccia ma lui non ascoltò, non gli importava di quello che li diceva.
Con una mano blocco quelle della ragazza sopra la sua testa e con l'altra cercò di abbassare la zip al vestito di Celeste, riuscendoci.

Celeste non voleva lasciarsi toccare ma era bloccata e tutti i movimenti le erano impediti, unica cosa era pregare il diavolo. Si perché anche se non conosceva ancora bene Alexander aveva capito che lui era una persona da evitare che avrebbe portato solo il male nella sua misera e ormai insignificante vita.

"Smettila ti prego Alexander, non voglio" era la prima volta che diceva il suo nome e a lui piacque molto sentirlo pronunciare da una voce così leggera e pura come quella di Celeste.

Qualcosa, forse il sentir pronunciare il suo nome lo fermò, come se lo avesse risvegliato da un sogno. Non gli era mai capitato e lo fece innervosire come se la ragazzina lo avesse comandato, e lui aveva obbedito al comando. Si allontano di colpo e osservo la ragazza che si era spostata velocemente verso lo schienale del letto facendosi piccola sotto il suo sguardo. Era in intimo di pizzo rosa e dei brividi la percorsero, Alexander come se fosse stato colpito da un fulmine si era allontanato e decise di uscire dalla stanza lasciandola da sola.

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