Cap. XXVI

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Bellatrix mi restituì la bacchetta e Piton mi riaccompagnò a scuola.
Non sapevo che fare,Voldemort era stato chiaro sulle conseguenze di un eventuale fallimento, su quello che sarebbe potuto accadere se non avessi fatto ciò che mi aveva ordinato.
Ma non dovevo concentrarmi sul fallimento, a cosa sarebbe servito?
Cosi cercai invece di pensare  a cosa avrei chiesto se fossi riuscita a convincere Harry a prendere quella profezia.
Avrei chiesto di essere tenuta fuori dall'intera questione, e non solo io, anche Draco.
Entrambi, come se non fossimo mai esistiti. Mai più minacce, mai più essere usati come pupazzi. Una relativa libertà, insomma.
Era questo ciò che più bramavo, questo mio desiderio era ciò che mi spingeva ad andare avanti nonostante tutto, a piegarmi al suo volere se necessario.

Cominciai a convincermi che fosse la cosa più intelligente da fare, la cosa più sicura per tutti, l'unica scelta possibile.

Sorrisi al pensiero di me stessa l'anno prima, quando ero convinta che sarei potuta riuscire a combatterlo. In realtà non ero ancora minimamente pronta, non avevo imparato niente di quello che avrei dovuto, mi ero fatta trascinare da tutt'altro, ed ora, proprio quando mi sarebbe servito sapere, brancolavo nel buio. Mi sentii un'irresponsabile, una stupida, mi colpevolizzai. Ero costretta ad obbedire solo perchè non ero abbastanza forte da poter alzare la testa e combattere.

Il giorno dopo non volli vedere nessuno, non parlai con nessuno. Passai tutta la giornata vicino al lago, cercando un po' di serenità.
Non avevo più incrociato Draco nonostante i corridoi fossero sempre gli stessi e la scuola non fosse poi cosi affollata. Un caso?
Mi stava proprio evitando.
Possibile che gli stesse bene cosi? Ripensai a quando a quel tavolo , senza nemmeno guardarmi, aveva semplicemente annuito, come se non gli riguardasse poi molto la questione. Forse non avrebbe potuto fare nient'altro, pensai. Comunque non potei fare a meno di sentirmi come venduta.

Lunedì decisi che sarebbe stato il giorno in cui avrei cominciato a fare quello che mi era stato ordinato. Non avevo un piano definito in testa e non credevo molto in me stessa.

'proverò e basta' mi ripetei mentre scendevo le scale, diretta alla Sala Grande.

Harry era seduto al solito posto vicino agli altri,  con l'aria un po' stanca, come se non dormisse bene da qualche giorno.

Non rivolsi nemmeno uno sguardo al tavolo dei Serpeverde. Se avessi visto Draco sorridere, o anche solo comportarsi normalmente dopo quello che era successo, avrei perso quel briciolo di sanità mentale che mi era rimasta. Mi si sarebbe spezzato il cuore in pezzi cosi piccoli che sarebbe stato impossibile ripararlo e cercare di ricomporlo.

Mi avvicinai a loro, notai lo sguardo confuso di Hermione, seguito da quello degli altri suoi amici.

''Harry..'' dissi, senza dare peso agli altri ''possiamo parlare?''

Harry non capì, era evidentemente confuso, ma si alzò comunque. Non avevo idea come parargli e cosa dire nello specifico, cosi presi a camminare verso il lago in modo da guadagnare un po' di tempo per pensare.

Harry mi seguì in silenzio.

Arrivati davanti alle sponde del lago mi sedetti a terra. Lui rimase in piedi dietro di me.

''cosa c'è?'' mi chiese un po' sospettoso.

Io fissai il lago. ''perchè non parliamo più?'' gli domandai.

Lui non rispose subito. ''perchè hai scelto una strada che non riesco nemmeno a concepire.''

''quale strada?''

''quella dei Malfoy'' disse lui, con un po' di disprezzo nella voce.

''no..'' dissi sistemandomi la gonna ''non è proprio cosi, Harry.''

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