Cap. LI

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Essere responsabili, alcune volte, significava anche riconoscere ed accompagnare la propria natura. Conoscersi.

So chi sono, ma lo accetto?

Varcai la porta di quell'enorme palazzo che era la residenza dei Malfoy, con un senso di niente dentro. Stavo assecondando la mia natura, i predatori sono predatori, nonostante uccidere sia difficile e preferirebbero scorrazzare in una prateria, sono invece costretti ad inseguire, a ferire ed assaporare il sangue. È solo questo che gli si richiede, vivere secondo i loro istinti, è quello il loro ruolo nel mondo.

Lo accetto?

Piton mi guardò quasi stupito.

''Direi sia il caso di cambiarsi d'abito'' e agitando la bacchetta in un istante il vestito rosso di Molly sparì.

Guardavo dritta davanti a me. Ogni singolo dettaglio di quell'ingresso cupo attiró la mia attenzione.
Quante piastrelle ci sono a terra? Quante persone vi avranno camminato senza mai notare che la piastrella di ceramica nera, quella all'angolo a destra è spaccata precisamente a metà?

''il Signore Oscuro è impegnato ma sa del tuo ritorno, lo aspetterai insieme a tutti gli altri.'' concluse Piton. Lo ascoltavo, ma senza sentirlo davvero. Ero distante, continuavo a concentrarmi su infiniti dettagli pur di non pensare a quello che mi avrebbe aspettato una volta varcata quella porta cosi familiare.

Appena entrai calò il silenzio. Il lungo tavolo di legno scuro era proprio davanti a me. Percepii lo sguardo di ogni suo singolo seguace. Non guardai direttamente negli occhi nessuno, e non cercai nemmeno Draco, non volevo vedere la sua espressione. Sapevo che mi avrebbe odiato, si era impegnato cosi tanto per mostrarmi un'altra via e io avevo gettato tutto all'aria. Non mi avrebbe perdonato e sopratutto non mi avrebbe capito. Lo sapevo bene, ma non ero pronta a leggere tutto questo nei suoi occhi.

''come osi!'' sibilò una voce a me ben nota. ''come osi farti vedere ancora qui!'' continuò.

Alzai lo sguardo quella sola ed unica volta. La fissai per bene. ''se la mia vista ti da cosi fastidio non guardarmi allora''. Continuai a sostenere il suo sguardo fino a quando l'ingresso di Voldemort distrasse entrambe.

Lui non disse una parola, mi guardò e rise. Sembrava contento, anche se non capivo perché lo fosse cosi tanto, cosa credeva?

''sapevo che saresti tornata'' disse con la voce carica d'orgoglio, come se avesse vinto la scommessa più importante della sua vita.

Si sedette al solito posto.

''vedi, la tua 'vacanza', chiamiamola cosi, ha sollevato qualche dubbio ai maghi e alle streghe sedute a questo tavolo.'' fece una pausa per poi riprendere
'' ritengono che la tua fedeltà sia riposta altrove e che tu possa essere una spia, anche se personalmente non gradisco questo termine.''

''e tu cosa pensi?'' domandai.

Lui sbatté il pugno sul tavolo, facendo sussultare tutti. ''Non..interrompermi quando parlo!'' urlò.

Subito un forte impeto di rabbia si impossessò di me.

''c'è una gerarchia e, nonostante tu non l'abbia mai rispettata, ritengo che ora sia il momento di farlo. Un cane aggressivo che non riconosce il suo padrone, va abbattuto. Ma noi non vogliamo questo.'' sorrise ''e non vogliamo nemmeno che le altre persone sotto il mio comando credano di poter seguire il tuo esempio. La disciplina che ti si richiede è semplicemente un insegnamento al prossimo, mettiamola cosi.''

Cominciai a rendermi conto di dove stesse andando a parare con quel discorso.

''Aimhè sono in una posizione molto complessa, lo riconosco. Sarebbe difficile e alquanto inutile punirti fisicamente dato anche il tuo carattere. Non sarebbe di certo sufficiente. Nè sarebbe in qualche modo sensato minacciare i restanti membri della tua famiglia, dato il tuo disinteresse nei loro confronti. Per la cronaca poi, ho già dovuto uccidere tua madre, ma per altre questioni, non voleva di certo essere una punizione.'' disse come se fosse la cosa più banale possibile. Come se stesse raccontando un buffo avvenimento accadutogli mentre faceva colazione questa mattina con the e biscotti.

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