11. rose gialle

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«Nico, alzati dai» gli punzecchiai ancora una volta la spalla, ma la sua risposta fu un semplice mugugno e il girarsi dall'altra parte. Erano le dieci di mattina e lui non voleva saperne di uscire dal letto, ma ormai era tardi e non avevo voglia di andare a fare la spesa da sola.

«Nicola, o ti alzi o non ti faccio più le crêpes di domenica sera» lo minacciai, conoscendo perfettamente il suo punto debole per quanto riguardava il cibo. Adoravamo passare la domenica sera insieme: ci facevamo entrambi la doccia, mettevamo il pigiama pulito, cambiavamo le lenzuola, accendevamo la televisione per guardare l'ultimo episodio di Criminal Minds uscito il venerdì prima e mangiavamo le crêpes alla nutella che facevo io.

«Quelle con la nutella?» mi chiese lui. Aveva la voce roca e lo sentivo a malapena considerato che era a testa in giù con la faccia premuta sul cuscino.

«Proprio quelle» risposi io, sorridendo a quell'immagine tenera. Era senza maglia, con i pantaloni della tuta e le lenzuola attorcigliate intorno alle sue gambe lunghe. I suoi capelli biondi ricadevano sul cuscino e la sua schiena nuda era rilassata.

«Non puoi togliermi quelle, Essia, sono meglio dell'erba» alzò di poco il viso dal cuscino e mi fece l'occhiolino. Poi, aprì e braccia e mi fece segno di stare un po' con lui lì nel letto. «Vieni qua, ho bisogno di coccole» mi disse, e io decisi di ubbidire senza colpo ferire, arrampicandomi sulle sue lenzuola, per poi gettarmi letteralmente tra le sue braccia. Gli cinsi la vita con le braccia e poi appoggiai la testa sulla sua spalla, guardandolo dal basso mentre lui si stiracchiava. Appena finì di allungare le braccia e le gambe, mi strinse a sé con un braccio e con l'altro spostò i capelli che mi erano ricaduti sul viso dietro il mio orecchio.

«Non ho voglia di alzarmi» si lamentò, per poi lasciar cadere la testa sulla mia spalla, ma prese male le misure perché invece che appoggiarsi alla mia spalla mi diede una testata bella forte.

«Aah, ma sei fuori?» mi lamentai subito io, ridacchiando della situazione mentre la testa mi faceva male. Lo vidi fare una smorfia e poi mettersi a ridere, cosa che coinvolse subito anche me.
Eravamo stretti l'uno all'altro e stavamo ridendo. Era tutto ciò che mi bastava per stare bene.

«Me le fai le crêpes allora?» mi chiese lui dopo un po', quando ci eravamo già calmati e il silenzio regnava nella stanza e nella casa da una manciata di secondi.

«Ci penserò» gli stampai un bacio sulla tempia e poi mi tirai su a sedere. Sentivo l'odore di caffè e il rumore della moka. Cominciai a correre verso la cucina e Nicola, appena capì cosa stava succedendo, mi seguì a ruota. A casa nostra funzionava così: chi arrivava prima si beveva il primo caffè della giornata, mentre l'altro se lo sarebbe dovuto preparare da solo.
Il bello era che, ogni sera, lasciavo vicino ai fornelli la mia tazza, così da avere un minimo vantaggio sul mio coinquilino, che effettivamente perdeva sempre. Come quella mattina.

«Sei fuori forma» lo presi in giro mentre si lasciava cadere su una sedia della cucina e mi guardava sorseggiare il caffè che avevo appena conquistato. Lui mosse in modo confuso la mano destra e poi fece ciondolare la testa.

«Tu sei andata a correre stamattina?» mi chiese, subito prima di decidere che per cominciare bene una giornata ci sarebbe voluto un bicchiere d'acqua.

«Sì, non comincio una giornata senza andare a correre, lo sai» gli risposi. Avevo appena finito di bere il mio caffè e lasciai la tazza nel lavandino, pronta per essere lavata da chi ne avrebbe avuto voglia.

«Sei una fissata» commentò a bassa voce il biondo prima di prendere la moka per svuotarla e tornare a riempirla. Io mi avvicinai a lui e appoggiai il fianco al mobile della cucina.

«Scusami?» chiesi, con una voce fintamente minacciosa. Lui alzò gli occhi al cielo e chiuse la moka, per poi metterla sul fornello. Io allacciai le braccia sotto io seno e aspettai che replicasse con lo stesso tono, ma lui non disse nulla, quindi decidi di buttarmi «Devi dirmi qualcosa Nico?» gli domandai. Avevo bisogno che mi dicesse se veramente stava succedendo qualcosa tra lui e Anna e volevo saperlo subito.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora