32. tatuaggi

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«Odio interrompere una lettura di questo spessore culturale, ma è pronto» una voce profonda fece fermare Federico, che subito alzò lo sguardo verso la porta, dove stava in piedi un uomo. Era pelato e aveva un pizzetto biondo e anche un po' bianco sul mento. Teneva le mani nelle tasche dei pantaloni beige, la camicia bianca dentro i pantaloni e un maglioncino scuro. Gli occhi azzurri che aveva visto nelle fotografie in corridoio erano proprio i suoi, freddi come quelli della ragazza, attenti a ogni dettaglio della stanza, e caddero subito sul biondino che si mise dritto sul letto e chiuse il libro, per poi schiarirsi la voce. La sua felpa nera era salita leggermente sulle sue braccia, rivelando solo qualche centimetro dello strato di inchiostro che le ricopriva, e lui sperò che l'uomo non l'avesse notato mentre se le tirava di nuovo giù «Tu vai di sotto Delilah, tua madre è già la terza volta che ti chiama» la bambina scappò dal petto di Federico e scese dal letto, sorpassando velocemente il padre e correndo verso le scale.

«Ciao papo» Alessia imitò la sorellina e raggiunse il padre, lasciandogli un bacio sulla guancia, dove la barba un po' prudeva visto che era corta e fastidiosa. Il ragazzo si fece forza e la raggiunse, allungando la mano destra e stringendo quella dell'uomo.

«Piacere» disse, cercando di suonare il più convinto possibile mentre lui lo osservava dalla testa ai piedi, cercando di inquadrarlo completamente. Nonostante fosse un paio di centimetri più alto di lui, si sentiva come in suggestione, sotto esame, e non era sicuro di averlo passato.

«Lui è Federico» lo presentò la ragazza, indicandolo, con un sorriso un po' tirato dipinto in volto. Gli angoli della bocca del padre si alzarono quasi impercettibilmente perché aveva capito di avergli fatto un po' paura e la trovava una cosa parecchio divertente visto che si trovava davanti un ragazzotto che sembrava tutto tranne insicuro. La figlia aveva accennato ai tatuaggi, senza dirgli quanti fossero o quanti grandi fossero, ma giusto per evitare che si scandalizzasse o qualcosa del genere, visto che lui teneva veramente tanto al fatto che il fidanzato di sua figlia avesse un'immagine pulita. Non aveva certo nascosto quello sul suo anulare visto che era l'unico visibile a meno che non lo si spogliasse o si mettesse una maglietta a maniche corte. Il biondino percepì quello sguardo e si nasconde la mano dietro la schiena con un sorriso circostanziale, senza sapere che lui sapeva.

«Claudio, è un piacere conoscerti» l'uomo e la ragazza si scambiarono uno sguardo complice nel silenzio che seguì quella frase, mentre le loro mani si allontanavano. Alessia sorrise in modo tirato di nuovo.

«Scendiamo?» chiese, indicando al padre il corridoio, dove lui si inoltrò quasi subito. Federico sospirò, appoggiando le mani sui fianchi di lei e guardandola poco convinto, senza sapere esattamente cosa fare. Lei gli diede un bacio sulle labbra e poi prese la sua mano, portandolo con sé al piano di sotto.

«Gio, perché hai due mani ma porti solo un bicchiere?» la voce di Nina arrivò fino ai due ragazzi che ridacchiarono osservando la scena mentre si stavano avvicinando al tavolo della cucina che stava essendo apparecchiato velocemente. Delilah stava sistemando i tovaglioli mentre Geordie posava i bicchieri davanti a ogni piatto, Claudio si era infilato dei guanti e si era appostato davanti al forno, controllando qualcosa che era al suo interno. Per quella sera, anche lei sarebbe stata un'ospite, quindi indicò al ragazzo il posto in cui sedersi e si sistemò accanto a lui, lasciando andare la sua mano ma lanciandogli uno sguardo complice che lui ricevette subito.

«Dopo cena viene Luca a prendermi, andiamo in centro o qualcosa del genere» il ricciolino si sedette davanti al biondo proprio mentre pronunciava quella frase e le altre due donne di casa prendevano posto, una davanti ad Alessia e una, la più piccola, a capotavola, vicino a Federico.

«Luca quello che è stato bocciato l'anno scorso?» chiese Nina, guardando il figlio con uno sguardo di rimprovero. La castana prese un pezzo di pane da davanti a sé e lo mangiucchiò, guardando il fratello che alzava gli occhi al cielo a quella frase e ridendo sotto i baffi, semplicemente godendosi la scena.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora