65. farti male

994 46 7
                                    

Alessia chiuse la portiera della macchina, sbuffando, guardando di sfuggita la porta del bar che le stava davanti. Quella sera, i suoi amici avevano proprio insistito che si presentasse a quella stupida bevuta di gruppo, anche se aveva un esame importante il giorno dopo, o forse proprio per quel motivo. La scusa del fatto che avesse bisogno di sciogliersi un attimo reggeva in quel momento più del solito, ma la sua voglia di passare il tempo con qualcuno era pericolosamente vicina a zero da un po', in realtà. Però era anche vero che da quando, a inizio giugno, era praticamente scappata come una ladra da Torino, era uscita da casa solo per andare a fare la spesa, e nemmeno regolarmente, anche perché c'era sua madre a salvarla quando era tempo che non si decideva a mangiare.
Proprio sua madre, quella stessa sera, le aveva messo le chiavi della macchina in mano e l'aveva praticamente spinta a forza fuori dalla porta di casa, minacciandola di accompagnarla lei stessa se non si fosse decisa da sola.
Così, si trovava davanti a quello stupido bar, con quei vecchi amici che sentiva solo quando tornava a Carrara, a sbuffare perché non aveva proprio voglia di passare una serata con loro a parlare delle vacanze incredibili che avrebbe fatto Martina, che, non si sapeva come, era riuscita a procurarsi due biglietti, per lei e per il suo fidanzato, per Zanzibar, nonostante la situazione terribile a livello sanitario. E sicuramente aveva ancora meno voglia di sentire gli infiniti monologhi di Andrea riguardo il campionato di calcio e come fosse tutto venduto o qualcosa del genere.
Si passò le mani velocemente sulla semplice maglietta bianca che le arrivava giusto sopra l'ombelico, come a volerla lisciare. Prima non le succedeva spesso, ma si sentiva parecchio fuori posto in qualsiasi luogo ultimamente, come se tutti sapessero chi fosse e quanto poco valesse. Deglutì, guardando a destra e a sinistra prima di attraversare la strada. Nel mentre, si sistemò nervosamente la mascherina, cercando di farsi coraggio da sola mentre metteva un piede davanti all'altro. Sotto la veranda, vedeva già Gioia con una sigaretta tra le dita, che sbuffava fumo dalle labbra mentre ridacchiava a una battuta che a quanto pare aveva fatto molto ridere tutti.

Per un attimo, prima di varcare definitivamente la soglia di quel tristissimo bar che faceva da sfondo alle loro uscite ormai da quasi dieci anni, e che l'aveva anche un po' stufata, si ringraziò da sola di non aver detto nulla a nessuno di loro riguardo la sua relazione con Federico. Così, si era molto facilmente evitata domande inutili e stupide, che l'avrebbero solo fatta stare peggio di quanto stava già. Almeno quella sera, aveva tentato di sembrare un po' la Alessia di prima, quella che era sicura di sé e che non si faceva alcun problema a uscire anche tutte le sere, anche in sessione, e che trovava il modo di divertirsi anche con quelle persone che riteneva banali e noiose.
Ne era uscita una copia sbiadita, come quando una bambina si infila i tacchi della madre e fa finta di essere a una sfilata di moda: fa tanta tenerezza e anche un po' ridere.
La gonna di stoffa leggera rosa che aveva addosso era bella, le stava anche abbastanza bene nonostante i chili che aveva perso, ma si capiva perfettamente quanto poco si sentisse a proprio agio in quella mise poi nemmeno così eccessiva, ma totalmente adatta a un'uscita estiva tra amici, o comunque vecchi conoscenti come erano loro. Eppure era così abituata a stare in tuta, seduta davanti a una scrivania a non parlare con nessuno se non rispondendo a monosillabi a sua madre per dirle cosa volesse per pranzo o per cena, o per dirle che proprio non aveva voglia di mangiare, che anche solo infilarsi una maglietta, una gonna e un paio di scarpe le risultava estremamente difficile.

Fece un passo avanti, per poi bloccarsi immediatamente, quasi congelata sul posto. Chiaramente doveva succedere proprio quella sera, che pure Federico si decidesse a uscire di casa con i suoi amici di sempre, e di tutti i bar sul lungomare dovevano scegliere proprio quello, che non era mai stato il loro.
"Ogni tanto ci sta cambiare, Ambra viene sempre qui e si trova benissimo!" aveva detto in maniera concitata Leonardo, convincendo in poco tempo il loro gruppo a lasciar stare la questione nelle sue mani perché alla fine il bar scelto non era una decisione estremamente importante da prendere. Non vedeva i suoi amici da Natale, forse prima, e c'erano tante cose che volevano dirsi, ma quella serata era finita presto, anche perché alla fine era cominciata presto, e perché lui sapeva di dover tornare a casa prima di mezzanotte se il giorno dopo avesse voluto veramente andare in spiaggia con Mami e Olivia e non sembrare un morto che camminava, visto che ormai non aveva più l'età né la voglia di farsi certe levatacce e casa sua era a quasi un'ora di macchina da lì.
Ambra, poi, nemmeno era venuta quella sera, accampando una scusa a caso e dando buca al suo fidanzato e lasciando tutti a brancolare nel buio di un locale che non conoscevano.
Nonostante ciò, ne erano usciti tutti felici, o quantomeno allegri. Tutti tranne lui, che aveva rifiutato categoricamente qualsiasi alcolico, mandando avanti il vizio buono che gli aveva passato Alessia, ossia quello di non bere se sapeva che avrebbe dovuto guidare. Un vizio poi neanche tanto negativo, ma forse eccessivo se si parlava di alcolici leggeri in una serata estiva e con l'abbondante cena di sua madre alle spalle.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora