12. potrei abituarmici, occhioni e sarebbe un peccato

1.8K 57 5
                                    

«Buongiorno» chiusi la porta della mia camera con un leggero colpo di tacco e mi avvicinai al lato del letto a una piazza e mezzo dove Federico stava ancora sonnecchiando. Lasciai entrambe le tazze di caffè sul comodino e mi diressi verso la porta finestra che dava sul terrazzo. Spalancai gli scuri e la lasciai aperta per cambiare un po' d'aria. La mia stanza puzzava ancora di sesso.

Poi tornai al mio letto, mi sedetti sul bordo e presi una tazza di caffè, sorseggiando il liquido scuro mentre guardavo i primi raggi del sole colpire il viso pulito del biondino e i suoi occhi socchiudersi.
Quella mattina quando mi ero svegliata per poco non ci credevo, mi era sembrato tutto un sogno e trovarmelo accanto, nudo, mentre ancora mi stringeva a sé mi aveva fatto un certo effetto. Ero stata un attimo lì a godermi quella vista, poi gli avevo accarezzato una guancia giusto per togliermi lo sfizio che tanto mi tormentava e mi ero liberata da quel groviglio di membra, mettendomi addosso qualcosa e correndo di sotto a mettere su un caffè. Non potevo iniziare la giornata senza.

«Dormito bene?» lo presi in giro mentre allungava le braccia e le gambe, stiracchiandosi quanto poteva nel poco spazio che aveva a disposizione. Gli sorrisi sinceramente e aspettai che si svegliasse del tutto per dargli la sua tazza.

«Bene, sì. Tu invece?» mi rispose lui semplicemente, con la voce roca di chi si era appena svegliato. Io mi sciolsi un attimino e non smisi di sorridere almeno fino a quando non si mise seduto e tutta la parte superiore del suo corpo venne esposta alla luce del sole. Tutti i suoi tatuaggi si vedevano benissimo e i suoi muscoli anche. Persi inconsciamente un battito a quella vista.

«Bene anche io. Colazione a letto solo per stamattina» gli porsi la sua tazza e lo vidi sorridere, per poi stropicciarsi gli occhi come un bambino e prendere la tazza. I miei occhi vennero catturati ancora una volta da quegli intarsi particolari che aveva sul braccio destro. Tutti i visi si distinguevano perfettamente e sembravano presi direttamente da un affresco rinascimentale.

«Attenta che potrei abituarmici» nonostante fosse prima mattina sembrava essere totalmente sveglio e in grado di tenermi testa per quanto riguardava almeno le solite prese in giro. Scossi la testa e mi alzai dal letto, cominciando a tirare su almeno i miei vestiti che erano rimasti per terra dalla sera prima.

Sentii dei passi sulle scale e un buongiorno urlato da una voce femminile, a cui risposi svogliatamente. Federico si schiarii la voce e attirò la mia attenzione.

«Non mi avevi detto che c'era tua madre a casa» disse, nervoso probabilmente a causa di quella scoperta che non si aspettava di fare. Io gli sorrisi come se avessi la situazione sotto controllo, ostentando una sicurezza che sicuramente in quel momento non mi apparteneva.

«Avrebbe fatto qualche differenza?» gli chiesi, tornando a sedermi accanto a lui e aspettando una risposta mentre lui sembrava vedere i fantasmi. Allungò una mano verso il mio viso e spostò una ciocca di capelli dietro il mio orecchio.

«Avrei fatto più piano» sussurrò allora, come se non farsi sentire mentre diceva quelle parole avrebbe cancellato tutti i rumori e i rumorini che avevamo fatto la notte prima.

«A me è piaciuto così, tu che dici?» gli feci l'occhiolino e mi alzai dal letto. Lasciai la mia tazza, ormai vuota, sul comodino e feci per allontanarmi quando sentii la sua mano circondare il mio polso e trascinarmi indietro, facendomi finire direttamente distesa sul letto, accanto a lui.

«Pensi di tirare un sasso e poi nascondere la mano?» mi chiese a pochi centimetri dal mio viso. Gli sorrisi furbamente e gli lasciai un bacio leggero sulla guancia, fin troppo vicino alle sue labbra.

«Sì» risposi poi, essendo totalmente sincera per una volta. Non volevo nascondermi dietro a un dito e almeno per una volta volevo dargliela vinta. Lui scosse la testa e cominciò ad accarezzarmi la guancia sinistra e poi posò il pollice sulle mie labbra. Fissai il mio sguardo nel suo. Ancora una volta, la luce stava dalla sua parte, illuminando i suoi occhi e rendendoli verdissimi.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora