44. Luna

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Federico si mosse in imbarazzo, dondolandosi da un piede all'altro e controllando il tabellone con gli arrivi, nascondendo con la mano uno sbadiglio che gli fece vibrare il petto e stringere gli occhi. Quella mattina si era svegliato poco volentieri e aveva spento la sveglia velocemente  per evitare che anche Alessia si svegliasse. Aveva le sue braccia esili strette attorno all'addome e il suo viso poggiato sul petto, con i capelli che in parte erano riversati sulla sua schiena e in parte sul materasso. Allora, aveva accarezzato i suoi fianchi ancora nudi, poi, in qualche modo, era riuscito a scivolare via dal suo corpo, meritandosi un grugnito infastidito mentre lei era ancora incosciente e sistemava le braccia sotto il cuscino.
Era ancora in parte sconvolto da quello che era successo la notte appena trascorsa. Dalla storia di Daniele, le sue lacrime e tutto quello che si erano trasmessi solo grazie a un abbraccio sotto l'acqua della doccia. Avrebbe voluto dirle quanto significasse per lui tutto ciò, quanto ormai si sentisse legato a lei, ed era riuscito a farlo solo grazie a uno sguardo, a un bacio leggero sul suo sterno. Quella tra di loro non poteva essere una semplice relazione, era pura magia, elettricità, era quel brivido che sentiva ogni volta che i suoi occhi azzurri lo osservavano.
Riempito da quel sentimento, si era vestito, aveva recuperato il proprio cellulare e le chiavi e si era infilato in macchina, correndo a Porta Nuova per recuperare Gaia, Gabriele, Mami e Olivia che sarebbero arrivati a breve.
Sbuffò quando sentì per l'ennesima volta quella voce metallica che ripeteva qualcosa sui borseggiatori. Una pendolare gli passò di fianco, urtandolo leggermente per la foga con cui stava correndo per evitare di perdere il treno. Qualche metro oltre, quella stessa ragazza incrociò lo sguardo di una donna bionda, infastidita e stanca dopo il lungo viaggio, che si guardava in giro per trovare suo fratello. Quando finalmente i due si videro, un sorriso nacque sul viso di entrambi.

«Che belle le mie signorine!» il biondo si mosse velocemente verso la famigliola della sorella, abbassandosi sulle ginocchia e abbracciando prima le nipotine, che ricambiarono con una foga inaspettata e bambinesca. Sentì il profumo del loro shampoo all'albicocca direttamente nel naso mentre le loro braccine piccole si stringevano attorno al suo collo.

«Zioo» esclamarono in coro, lasciandogli dei baci leggeri sulle guance e poi allontanandosi, lasciando spazio ai propri genitori. Federico adorava le sue nipotine e pregava quasi in ginocchio Gaia di fargliele vedere spesso perché passare il tempo con loro gli faceva tornare molto dell'entusiasmo che si perdeva spesso tra le trame della sua routine. Spesso, durante i weekend quando le bimbe venivano su a Torino, aiutava Mami con i compiti di qualsiasi materia, oppure si perdeva a giocare con Olivia e Spike, il suo cagnolino preferito tra i due, mentre Wendy li guardava oziando nella sua cuccia. Per quello con Delilah si era trovato bene subito, perché adorava i bambini e giocare con loro.

«Ciao eh, fratellino» lo richiamò la bionda mentre lui accarezzava i capelli delle due nipotine. Lui ridacchiò, poi si avvicinò a lei e la abbracciò, stringendola tra le sue braccia e lasciandole un bacio leggero tra i capelli. Aveva avuto la fortuna e anche la capacità di coltivare un rapporto saldo e fedele con sua sorella, sempre sincero e tenero ma anche severo a volte. Sapeva di avere tra le proprie braccia la sua fan numero uno, ma anche la prima persona che gli avrebbe fatto pesare tutto se avesse avuto qualche sbandata.

«Ciao, scusa ma tu sei meno bella» la salutò, prendendola in giro e meritandosi una linguaccia infastidita da parte sua, che poi lo lasciò andare e gli diede una pacca sulla spalla mentre lui si dirigeva verso il cognato.

«Ciao Gabri» gli disse, stringendo la mano in modo amichevole all'uomo, che gli rivolse un sorriso stanco, segno che il viaggio in treno era stato particolarmente pesante. Con tre femmine, Gabriele non vedeva l'ora di arrivare a Torino per poter avere almeno un po' di compagnia maschile e non sentir parlare di smalti, barbie e vestiti delle principesse.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora