quel martedì di ottobre
Alessia si era seduta sul divano, stretta tra i corpi dei suoi tre amici, e si era concentrata sul televisore fin dall'inizio del pre partita, e nessuno era riuscito a scollarla da lì nemmeno durante la pausa pubblicitaria prima della partita. Già al secondo minuto, però, sorrise. Federico aveva segnato, come le aveva promesso, e aveva immediatamente indicato la telecamera facendo un occhiolino che era chiaramente diretto a lei, con il sorriso furbo che spesso le rivolgeva subito dopo una battutina. A quel punto, Anna, Nicola e Marco si girarono verso di lei, con espressioni confuse sul proprio viso. La ragazza non disse nulla, ma fece capire che c'entrava qualcosa con quella storia con uno sguardo supponente e anche in parte orgoglioso. Quanti dei suoi amici si potevano vantare di una cosa del genere? Si alzò, sorrise a tutti e tre e annunciò che sarebbe andata a dormire, dirigendosi verso la propria stanza quasi come se stesse scodinzolando tanto era felice. Prese il suo telefono in mano e gli scrisse un messaggio.
You:
Grazie, è stato sicuramente uno tra i regali più originali che io abbia mai ricevuto per il mio compleannoNon gli aveva detto che quel giorno avrebbe compiuto venticinque anni, perché non pensava che fosse importante e,più semplicemente, perché lui non gliel'aveva mai chiesto. Un quarto di secolo. Finalmente lui non l'avrebbe più potuta chiamare bimba o qualcosa del genere.
Chiaramente Federico non prese in mano il telefono fino all'intervallo quando, dopo le parole di rimprovero accostate a quelle per spronarli a fare sempre meglio del mister, si era infilato in bagno perché sapeva che Alessia stava seguendo la partita e che aveva visto anche quel goal che era tutto per lei. Si era trovato nel posto giusto al momento giusto, e dopo aver calciato e visto gonfiarsi la rete aveva pensato solo a lei, e ai suoi occhi azzurri che brillavano di luce propria, con il riflesso delle luci di Ponte Vecchio nell'Arno. Nessun gesto eclatante, come il suo solito, un salto dettato dall'emozione e poi l'indice teso in direzione di una delle telecamere, sperando che fosse quella giusta, per farle capire che non aveva trovato nessun'altra. Non che ci avesse pensato o minimamente provato, visto che oramai c'era solo lei nelle sue giornate, nonostante non fosse presente fisicamente.
Nel leggere quel messaggio, sorrise, e poi ritornò serio. Regalo di compleanno? Allora aveva fatto tutto in modo di avere ciò che voleva in quel giorno. Sorrise di nuovo, perché era la solita, riusciva a guadagnarsi qualsiasi cosa senza nemmeno dire il vero motivo per cui la volesse.
Federico:
Prego, ma penso che quel posto mi spetti di dirittoFederico:
E non pensare che adesso che hai la mia età io smetterò di chiamarti piccola😉Alessia stava leggendo un libro quando il telefono trillò di nuovo, e lesse i due messaggi quasi istantaneamente. Sorrise e pensò un attimo cosa rispondergli, ma non ci si soffermò troppo perché sapeva che probabilmente lui non aveva tutto quel tempo da aspettare.
You:
Come vuoi, vecchietto😘***
fine novembre
«Ciao» farfugliai, appoggiandomi allo stipite della porta d'ingresso dell'appartamento di Anna. Da circa un paio di settimane non veniva più tanto spesso da me e Nicola e la cosa mi pareva parecchio strana, ma non ponevo domande perché lui era sempre più stressato per la laurea e anche solo chiedergli se avesse comprato il latte equivaleva a comprare un biglietto per l'inferno. Ero corsa lì appena avevo finito le lezioni ed ero stanca da morire. Quella giornata, per me, era iniziata alle sei, quando la sveglia mi aveva buttata giù dal letto; mi ero cambiata ed ero andata a fare una corsetta, per poi tornare a casa, farmi una doccia veloce, bere un caffè al volo e prepararmi per le lunghissime ore che mi trovavo davanti. Alle cinque in punto ero uscita dalla facoltà, avevo ricevuto il suo messaggio e mi ero precipitata lì.
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complici, federico bernardeschi
Fanfic"Viviamo, o mia Lesbia, e amiamoci, e le dicerie dei vecchi severi consideriamole tutte di valore pari a un soldo. I soli possono tramontare e risorgere; noi, quando una buona volta finirà questa breve luce, dobbiamo dormire un'unica notte eterna. D...