48. un po' più in là

1.3K 64 11
                                    

Federico fece scorrere lo sguardo dal viso addormentato di Alessia alla parete interamente di vetro coperta dalle tende che, per fortuna, si erano ricordati di tirare per evitare che la luce del Sole li infastidisse la mattina dopo. Eppure lui si era svegliato comunque, puntuale come un orologio svizzero, nonostante avesse dormito molto meno del solito. Si mise a pancia in su, osservando il cielo azzurro che si stava rabbuiando: presto avrebbe cominciato a piovere.
Era nudo, le lenzuola gli coprivano parzialmente il corpo fino allo stomaco, ma non sentiva freddo. La sua mano era ancora intrecciata a quella della ragazza. Non avevano dormito abbracciati, stranamente, ma, una volta sfiniti, si erano semplicemente abbandonati sul letto, uno accanto all'altro, senza sfiorarsi nemmeno ma a tenersi le mani a vicenda, in una silenziosa promessa di esserci la mattina successiva. E così era stato, perché alla fine erano entrambi lì e, almeno il ragazzo, non aveva rimorsi riguardo la notte appena passata insieme.

Il biondo si alzò, lasciando andare la mano di lei e osservando come la castana adattava inconsciamente la posizione del proprio corpo allo spazio che aveva a disposizione. Allargò leggermente le braccia, ne fece passare una sotto il cuscino e piegò l'unica gamba che era coperta dalle lenzuola. Federico sorrise dolcemente, perché con la bocca schiusa, gli occhi serrati e i tratti del suo viso duri come se stesse facendo un brutto sogno, sembrava una bimba a cui era stato tolto il peluche che adoperava sempre per addormentarsi.
Si infilò nell'accappatoio pesante di pannò, poi si stropicciò gli occhi mentre un sorriso idiota si stampava sul suo viso stanco. Solo a ripensare alla notte appena passata gli veniva da ridere, e allo stesso tempo gli tremava il labbro dall'emozione. Riaverla così, completamente, lo aveva riempito talmente tanto da fargli domandare se effettivamente fosse possibile. L'aveva sentita gemere, contorcersi, urlare e, ogni volta che si accasciava sul suo petto, pensava alla stessa cosa: alle lacrime che avevano versato insieme, agli abbracci umidi che si erano scambiati quando era già buio da un po', alle infinite carezze che si erano dati quando, i petti l'uno contro l'altro, si erano abbandonati all'infinita stanchezza che entrambi sentivano.
Non aveva mai sentito tanto freddo come quando, alla fine di ogni amplesso, il suo corpo caldo si allontanava dal proprio, magari lasciandogli un bacio leggero sulle labbra, con un sorriso sghembo e furbo a dipingerle il volto.
E mai aveva sentito talmente caldo come quando si riavvicinavano, quando entrambi si rendevano conto di averne bisogno ancora, di non essere mai sazi.

Federico sospirò, destandosi quasi istantaneamente e dirigendosi verso le grandi finestre che davano sul lago. Chissà quanto aveva speso per quella notte, solo per farlo stare bene, per fargli cambiare aria e coccolarlo un po'.
Tirò le tende. La luce bianca del Sole si rifletteva direttamente sul pelo dell'acqua e le nuvole scure creavano dei buchi neri sulla superficie piatta. Guardò a destra, il giardino perfettamente curato, la lavanda piantata a qualche metro dalla piscina che ondeggiava armoniosamente, seguendo il vento. Se chiudeva gli occhi, poteva facilmente sentire il profumo di quella pianta viola direttamente nelle proprie narici. Accanto alla lavanda, due sedie da giardino, su cui avrebbe tranquillamente potuto immaginare Alessia seduta, magari a leggere un libro, in una sera qualunque, mentre il Sole tramontava pigramente su quel panorama pazzesco e i riflessi della sua luce le illuminavano pienamente il viso.
I loro costumi giacevano ancora sul fondo della piscina, e lui li avrebbe tranquillamente lasciati lì senza nessun farsi alcun problema, a riprova di quello che avevano fatto la notte prima. Improvvisamente, avrebbe voluto urlare al mondo quanto stesse bene con quella ragazza, quanto gli avesse rubato il cuore e azzerato completamente il suo pensiero razionale, facendolo volare più in alto di qualsiasi nuvola e vicinissimo al Sole. La storia di Icaro la conosceva bene, ma era fiducioso che Alessia, con il suo ingegno e intelligenza gli avesse costruito delle ali che erano tutto tranne che di cera.

Federico si girò verso di lei, sorrise leggermente. La vista da lì era decisamente meglio del lago di Garda. Si avvicinò lentamente, si sporse verso il lato opposto del letto recuperando il cuscino più vicino, poi lo alzò sopra la propria testa e lo lanciò sulla ragazza.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora