41. non dirlo a me

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Quella mattina Federico stranamente si svegliò prima della ragazza e si perse qualche attimo per osservare il suo viso rilassato da vicino. Nella borsa piena di cose a caso che aveva riempito Nicola velocemente il giorno prima non c'era nemmeno un qualcosa che somigliasse a un pigiama, quindi lui le aveva prestato una felpa pesante che le stava larga. I suoi capelli erano disordinati sul cuscino e in parte sul suo volto, quindi lui spostò una mano dal suo fianco per spostare quelle ciocche ribelli dal suo viso pallido.
Le gambe di lei erano intrecciate alle sue e le sue mani erano infilate sotto la felpa di lui, posate sulla sua schiena, ferme dopo che la sera prima aveva passato gran parte del tempo prima di addormentarsi ad accarezzare la sua pelle con gli occhi chiusi, rivedendo tutti i suoi tatuaggi nella testa.
Gli occhi del ragazzo caddero sull'orologio posato sul comodino e si rese conto che era ora di alzarsi.

«Alessia» sussurrò una volta, sperando di riuscire a svegliarla solo così ma, quando lei non diede segno di voler aprire gli occhi, posò di nuovo entrambe le mani sui suoi fianchi e le lasciò un bacio sulla fronte. La sua idea era quella di stringerla in un abbraccio e poi alzarsi malvolentieri dal letto, ma gli risultò impossibile attuarla quando vide le ciglia della ragazza sfarfallare per un attimo, per poi aprirsi e mostrargli i suoi occhi azzurrissimi illuminati dalla luce del Sole che entrava dalla finestra.

«Mmh, che ore sono?» la voce roca di Alessia ruppe il silenzio e poi una sua mano si allontanò dalla schiena calda di Federico per permetterle di strofinarsi il viso con le dita e rimuovere almeno un po' di quel sonno che sentiva ancora proprio in mezzo alla fronte, dove lui solo qualche secondo prima aveva posato le labbra.

«Le sette, io mi devo alzare» rispose il ragazzo, sorridendo nel vederla confusa e ancora stanca. Probabilmente quella notte aveva dormito molto di più di quanto avesse fatto nelle ultime due settimane, ma sicuramente non aveva recuperato tutto il sonno che le era stato rubato dallo studio e dagli impegni familiari di Nicola e Anna che avevano indirettamente influito anche la nella sua, di routine.

«Posso restare ancora un po' a letto?» gli domandò allora lei, mettendosi seduta sul letto quando il ragazzo si alzò e allargò le braccia per stiracchiarsi, lasciando uscire dalle labbra piene un grugnito leggero quando sentì i muscoli delle proprie spalle e della propria schiena allungarsi e rilassarsi. Adorava dormire con lei, ma non l'aveva mai stretta tra le braccia così forte per tutta la notte per paura che scappasse e i risultati si vedevano quella mattina, quando tutti i suoi muscoli tiravano e le sue ossa erano stanche morte.

«Certo, quanto vuoi. Io oggi mi alleno tutto il giorno» rispose Federico, rivolgendole uno sguardo divertito mentre lei si stropicciava ancora una volta gli occhi. Si diresse verso la sua cabina armadio e, giusto a sinistra della porta, recuperò un paio di pantaloni della tuta e una felpa. Quella mattina non aveva per nulla voglia di vestirsi, anzi, sarebbe rimasto volentieri a letto tutto il giorno con Alessia, abbracciandola e lasciando che lei facesse lo stesso, posandole innumerevoli volte le labbra sul viso, sul collo, sulle spalle, sulla schiena. Voleva anche vederla nuda, prenderla, sentire la sua carne e la sua pelle sotto le dita mentre i loro corpi si muovevano armoniosamente insieme, ma sapeva di dover resistere. Era consapevole che, una volta tornato dentro di lei, ne sarebbe stato di nuovo dipendente e non sarebbe stato in grado di controllarsi, esattamente come aveva fatto la prima volta con lei. Certo, il suo piano non era quello di rimanere a secco tutta la vita, ma quello di vivere per un po' di tempo la loro storia senza l'ingombro di quel sesso favoloso che facevano, che lo faceva andare fuori di testa e gli rendeva impossibile pensare razionalmente.

«Quindi per che ora torni?» chiese Alessia, sbadigliando e guardandolo nonostante facesse veramente fatica a tenere gli occhi aperti.

«Le cinque e mezza, sei meno un quarto» il ragazzo si infilò velocemente i pantaloni e la felpa, mostrando solo per qualche attimo il proprio corpo seminudo alla castana, che però se lo impresse per bene nella testa. In quelle settimane aveva esaminato spasmodicamente il suo profilo instagram, quasi imparando tutte le sue foto a memoria, specialmente quelle in cui si vedeva più pelle. La sua preferita era sempre quella fin dall'estate appena trascorsa, l'aveva postata a fine giugno e da quando loro due si erano incontrati di nuovo a fine luglio non poteva smettere di guardarla.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora