«Siediti, per favore» la pregai per quella che doveva essere la decima volta. Cosa c'era che non andava in lei? Perché faceva sempre così? Per tutto l'anno si lamentava di non potersi mai ubriacare e appena ce n'era l'occasione, beveva come una spugna. L'aveva fatto anche quella sera, nonostante fosse cosciente del fatto che la mattina dopo avremmo dovuto prendere un aereo alle sei.
«Non mi va, voglio fare festa!» trascinava le parole quasi drammaticamente e io ero così vicina all'urlarle contro che dovetti raccogliere tutta la mia forza di volontà per calmarmi un attimo e parlarle nell'orecchio per evitare che qualcun altro sentisse qualcosa.
«Anna, senti, se qualcuno qui scopre che sei ubriaca ci fanno scendere dall'aereo e non possiamo più tornare a casa» le spiegai lentamente, sussurrando e scandendo ogni parola per farle arrivare il messaggio forte e chiaro.
«No, io voglio tornare a casa!» si lasciò cadere sul sedile e poi scoppiò in una risata isterica e incontrollabile.
«Calmati, per favore» la supplicai ancora sottovoce, sperando che le tornasse un minimo di lucidità e potesse almeno fare finta di essere sobria per la durata del viaggio.
«Va bene» appoggiò la testa sulla mia spalla e si passò la mano sugli occhi, per poi stringere entrambe le mani nelle mie e sbadigliare apertamente.
«A Firenze ci viene a prendere Nicola?» chiese, trascinando ancora le parole e avendo qualche evidente dubbio riguardo le parole da dire e l'ordine in cui metterle.
«No, abbiamo lasciato la macchina in aeroporto, ti accompagno io a casa e poi torno da lui a casa nostra» le risposi senza nemmeno pensarci. Anna era di Firenze quindi viveva ancora con i suoi genitori dall'altra parte della città. Più di una volta si era lamentata del fatto che io e il mio migliore amico passassimo così tanto tempo insieme mentre lei si sentiva esclusa dalle azioni quotidiane che compivamo.
«Ma io voglio che venga Nicola» trascinò l'ultima vocale con una vocina da bambina e io alzai gli occhi al cielo. Per fortuna, però, stava ancora sussurrando e nessuno oltre me poteva sentirla.
«Ha anche lui i suoi impegni, non puoi pretendere che stia sempre dietro a noi» le dissi, con la voce il più pacata e dolce possibile. Conoscevo Anna: le poche volte in cui si ubriacava bisognava trattarla con le pinze, altrimenti sarebbe potuta scoppiare e provocare un grandissimo casino.
«Non sta sempre dietro a noi, sta sempre dietro a te. C'è una grande differenza se ci pensi» le accarezzai i capelli a quella affermazione. Forse aveva ragione mio fratello, che difendeva a spada tratta la sua teoria per cui quei due erano fatti per stare insieme. Ma se da parte di Anna vedevo un minimo interesse, all'altro capo della corda Nicola sembrava essere un adolescente in presa agli ormoni, pronto a gettarsi addosso alla prima ragazza carina che dimostrasse un minimo interesse nei suoi confronti.
«È solo che condividiamo tanto perché siamo cresciuti insieme, lo sai che tra me e lui non ci sarà mai nulla» la rassicurai anche per vedere come avrebbe reagito. Magari si sarebbe tradita da sola e mi avrebbe detto se lui le interessava o meno.
«È per questo che sono super mega iper gelosa di te» sbadigliò dopo aver messo in fila quei quattro aggettivi, come se fosse stata una fatica immensa per il suo cervello pensarne così tanti «E poi siete sempre insieme, a te racconta tutto e a me mai niente. Puoi smetterla di stargli appiccicata?» annuii alla sua richiesta, ma non ci pensai nemmeno un attimo. Se lui avesse avuto bisogno di me, io ci sarei stata perché sapevo che la stessa cosa funzionava per lui con me, e non sarebbe stata l'ennesima ragazza a cui piaceva lui a impedirmelo, nonostante fosse una mia cara amica.
«Adesso dormi però Anna» lei alzò la testa e poi la appoggiò vicino al finestrino, cadendo in un sonno profondo e facendomi rilasciare un sospiro di sollievo. Presi il mio telefono dalla tasca dei pantaloncini e mandai un messaggio a Nicola. Magari avrei potuto provare a fare il cupido tra loro due.
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complici, federico bernardeschi
Fanfic"Viviamo, o mia Lesbia, e amiamoci, e le dicerie dei vecchi severi consideriamole tutte di valore pari a un soldo. I soli possono tramontare e risorgere; noi, quando una buona volta finirà questa breve luce, dobbiamo dormire un'unica notte eterna. D...