63. acquario

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Federico alzò per un attimo gli occhi dal libro che teneva tra le mani, per poi fissarli sulla figura di Jessica che, faticosamente, cercava di rimanere in equilibrio sugli avambracci e le punte dei piedi in una posizione di plank. Aveva il sedere sollevato, troppo, e stringeva le mani tra di loro talmente tanto da rendere le proprie nocche bianche. In realtà, non c'era una cosa che stesse facendo bene: se avesse continuato così, tempo qualche ora e la schiena avrebbe cominciato a farle male a causa del troppo sforzo a cui l'aveva sottoposta in quella manciata di secondi, stesso discorso per il collo, e poi sarebbe toccato a lui farle un massaggio per cercare di sciogliere un po' i suoi muscoli contratti anche perché, altrimenti, avrebbe passato la serata a lamentarsi.
Posò il libro al contrario sul tavolo, facendo in modo di tenere il segno, e poi si alzò dalla sedia di legno, raggiungendola con qualche passo veloce.

«Posso?» le domandò, avvicinando le mani alla sua vita ma non toccandola finché lei non alzò lo sguardo e, confusa, annuì. Il biondo posò, leggero, le dita sul suo corpo, spingendo il suo torso leggermente in basso, sostenendola senza alcuna fatica nonostante lei, si vedeva, stesse soffrendo più di prima. Strinse ulteriormente le mani attorno a lei, mantenendola in equilibrio «Ti tengo su io, tu prova a rimanere più tempo che puoi» la rincuorò, sistemandosi con una gamba da una parte del suo corpo e l'altra dall'altra, la schiena piegata in avanti e le braccia tese. Qualche attimo dopo, la ragazza si lasciò cadere a terra, simulando uno svenimento per la troppa fatica e facendo ridere il biondo di gusto.
Loro due non si erano mai allenati insieme, ma spesso vedeva Jessica che si allenava con Alessia e la prendeva in giro perché non riusciva a starle dietro, prendendosi pause a volte molto più lunghe oppure proprio evitando determinati esercizi, affermando in modo convinto che, se solo avesse provato a farli, sarebbe stramazzata a terra in preda a un attacco cardiaco. Il plank era chiaramente uno di questi.
Federico la scavalcò con un passo, sedendosi accanto a lei e piegando le ginocchia, per poi posare i gomiti sulle proprie gambe e guardarla mentre si metteva dritta. Aveva il viso imperlato di sudore e alcuni ciuffi di capelli appiccicati al collo per la stessa ragione. Il reggiseno sportivo che indossava le copriva, in realtà, gran parte del torace e i pantaloncini larghi che portava lasciavano giusto intendere la linea dei suoi fianchi, senza delinearla esageratamente.

«Mi sento male a fare 'ste cose» borbottò la ragazza, passandosi il dorso della mano sulla fronte e poi guardandolo di sottecchi. Erano le ultime ore del pomeriggio, ormai il Sole stava cominciando a calare e a creare una luce rossiccia nell'ambiente. Guardò attentamente la sua maglietta bianca, resa quasi trasparente dall'intensità di quella luce, e cercò di non contare i muscoli che riusciva a vedere quasi perfettamente da lì, o semplicemente di non osservare troppo ossessivamente gli innumerevoli tatuaggi che striavano la sua pelle candida. L'accostamento di tutto quell'inchiostro con i suoi capelli biondissimi, che con la quarantena stavano crescendo e anche parecchio, e i suoi occhi verdi, sempre intensi anche se ultimamente erano molto più spenti, la ipnotizzava.

«Ti fa bene» rispose lui, piegando la testa e dandole una nuova prospettiva sul suo viso pulito e illuminato ad arte, tanto che sembrava che fosse lui stesso la luce.

«Ma non sono capace, dai... Alessia mi ha passato il suo programma di allenamento e io faccio fatica a finire anche i primi due esercizi» sbuffò, distogliendo lo sguardo e cercando di concentrarsi su altro, come ad esempio gli elastici che avrebbe dovuto adoperare per allenare braccia e gambe, i pesi leggeri che Alessia le diceva di usare per riuscire ad avere un sedere come il suo ma che a lei non sembrava che dessero poi tanti risultati, o almeno non quanti sperava.
Federico prese il foglio appoggiato accanto a lei, leggendo velocemente e svogliatamente gli esercizi. Sapeva perfettamente che quello non era il vero programma di allenamento di Alessia, ma una versione semplificata, con molti pesi e ripetizioni in meno, perché lui stesso era stato sfidato dalla castana ad allenarsi con lei. Dopo averla ampiamente stracciata sulla parte del cardio, deridendola pure, si era seriamente stupito quando lei l'aveva guardato dall'alto al basso, almeno per quanto riguardava i pesi. Per i giorni seguenti non era riuscito a camminare bene, e anche solo sedersi gli causava fitte incredibili al sedere, mentre lei, che se la viveva più che tranquillamente, ancheggiava più del solito per mostrargli quanto effettivamente fosse più forte di lui, almeno da quel punto di vista.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora