18. cuoricini, chiacchierate e regole

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«Dai Alessia» la voce di Federico era solo un sussurro lieve, ma riuscì a far schiudere gli occhi alla ragazza. Lei era distesa a pancia in giù vicino a lui e aveva entrambe le braccia sotto al cuscino. Il tatuaggio sulla sua spalla era deformato a causa di quella posizione, ma gli occhi del biondino ci caddero sopra comunque, perché era sempre stato affascinato da quello che non capiva «Alzati» continuò lui, per poi far scivolare il lenzuolo e scoprire la schiena della ragazza, accarezzandola e perdendosi tra le sue linee, fino a che i suoi occhi non caddero sul retro del suo collo, stranamente scoperto visto che i suoi capelli erano sparsi sul cuscino.

«E questo?» portò l'indice sopra quella piccola macchia d'inchiostro, accarezzando la linea continua che formava quel cuoricino nero «L'hai fatto in questo mese che non ci siamo visti?» aggiunse poi, cercando di spronarla a rispondere.

«No, è stato il mio primo tatuaggio. L'ho fatto con una mia amica il giorno dopo aver compiuto diciotto anni, una stupidaggine» rispose lei, per poi mugugnare e, finalmente, mettersi seduta. I suoi capelli cadevano disordinatamente sul suo corpo nudo, creando una cascata scura che era quasi ipnotica per Federico. La ragazza si stropicciò gli occhi e poi si portò una mano davanti alla bocca per sbadigliare «A proposito, oggi pensavo di andarla a trovare visto che studia qui a Torino ed è un sacco che non ci vediamo» gli comunicò, alzando lo sguardo verso quello del biondino. Lui era seduto sul letto, già vestito e con le chiavi della macchina in mano. Nonostante quella notte i due si fossero dati alla pazza gioia fino a tardi, quella mattina la sveglia non gli aveva fatto sconti, suonando alle sette come sempre, trovandolo però più stanco del solito ma, nonostante ciò, non pensava che si sarebbe mai pentito di quello che era successo, perché ogni momento con lei era un sogno.

«È una buona idea, ma dubito tu possa riuscirci senza una macchina visto che questa zona è abbastanza isolata, e io non posso lasciarti la mia visto che sto andando ad allenamento» Alessia chiuse gli occhi e cercò di far lavorare la sua testa nonostante si fosse appena svegliata e, alla fine, una soluzione che poteva funzionare fece capolino.

«Se io ti accompagnassi ad allenamento e poi tu mi lasciassi la macchina?» gli chiese, facendogli un sorriso per cercare di convincerlo. Federico ci pensò velocemente su e non trovò alcuna falla nella sua proposta. Infondo non gli serviva la macchina mentre si stava allenando e durante quella giornata avrebbero avuto una doppia sessione, quindi avrebbe finito la sera.

«Va bene, ma mi devi venire a prendere alle sei» ribatté lui, ricevendo un convinto "sì" in risposta «Hai cinque minuti per doccia, trucco e parrucco, io ti faccio un caffè che sembri appena uscita da un libro di Stephen King» il ragazzo si alzò dal letto e lei lo seguì a ruota, per poi stampargli un bacio sulle labbra che lui non si aspettava di ricevere e correre in bagno, chiudendo la porta dietro di sé. Il biondino scosse la testa. L'aveva appena vista correre per casa completamente nuda, felice e serena, e l'unica cosa che riusciva a pensare era quanto fosse bella e quanto sembrasse una bambina, nonostante il suo corpo raccontasse una storia completamente diversa, con le sue forme accentuate e il suo modo sensuale di muoversi anche mentre stava semplicemente camminando.

«Muoviti!» esclamò Federico da davanti alla porta del bagno, visto che ancora non poteva sentire l'acqua della doccia scendere. La porta si aprì velocemente, facendo sbucare il viso della ragazza. Non aveva ancora gli occhi completamente aperti, erano semplicemente schiusi e sembravano quasi a mandorla, ma l'azzurro chiarissimo delle sue iridi risplendeva comunque «Perché non sei sotto la doccia? Ti ci devo mettere come i bambini?» le chiese lui, scherzando ancora sulla minima differenza di età di solo qualche mese.

«No, ora vado, mi prendi tu i vestiti? Così facciamo prima» Alessia gli sorrise ancora, faceva sempre così quando aveva bisogno di un favore da parte di qualcuno e non voleva che quella persona le dicesse di no. Non si sentiva in imbarazzo a mostrarsi nuda davanti a lui, ma comunque nascondeva il proprio corpo dietro il marrone chiaro della porta.

complici, federico bernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora